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ATTO TERZO
Scena Prima. Zelinda, Lindoro, tutti due melanconici, senza parlare, si guardano e sospirano
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Strada con veduta del fiume Ticino, alberi, e case, e varie barche sul fiume. Da una parte, vicino al fiume, un Corpo di Guardia con soldati e una sentinella.
ZEL. Ah Lindoro, cosa sarà di noi?
LIN. Il cielo ci provvederà.
ZEL. Eccoci qui, senza ricovero, e senz'appoggio.
LIN. E senza il modo di sostenerci.
ZEL. Se potessi ricuperar la mia roba! Nel mio baule vi è del danaro.
LIN. Quanto danaro avrete, Zelinda?
ZEL. Poco meno di cento scudi.
LIN. Oh cieli! quanto ci profitterebbero presentemente!
ZEL. Se andassi io stessa, credete voi che il signor Don Roberto mi negherebbe la roba mia?
LIN. Ah Zelinda, se voi ci andate, io non vi rivedo mai più.
ZEL. Ma perché? Non son io padrona della mia libertà?
LIN. No, non sarete padrona di voi medesima. Il signor Don Roberto che vi ama, e crede che io possa fare la vostra rovina, può ricorrere alla giustizia, dir che siete una figliuola civile, che volete precipitarvi, e farvi chiudere in un ritiro, e far in modo che io non vi possa mai più rivedere.
ZEL. Oh Dio! io rinchiusa? Sarebbe mai possibile che Don Roberto pensasse sì crudelmente? No, non lo credo, non ne son persuasa.
LIN. E se vi tenesse in casa con lui, come potrei io vivere, pensando che siete unita co' miei rivali, co' miei nemici? Ah morrei disperato!
ZEL. No, caro il mio Lindoro, non vi vo' dar questa pena. Ma ho da perdere la mia roba?
LIN. Si troverà qualche mezzo per ricuperarla.
ZEL. Ma intanto?
LIN. Intanto... Oh cieli! non so che dire. Sono mortificato per conto vostro.
ZEL. Bisognerebbe procurare un alloggio.
ZEL. Ma vivere insieme non è decente.
ZEL. E non abbiamo il modo di mantenerci.
LIN. Questo è quello che maggiormente mi affligge.
LIN. Povera la mia Zelinda! (restano tutti due pensosi)