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FED. Venite, signora, che il signor Don Roberto desidera di abbracciarvi.
ELE. S'ei lo desidera... (Ma qui ancora costei!)
ROB. Consorte carissima, è inutile l'esaminare se voi od io lo desideriamo. In ogni caso facciamo tutti due il nostro dovere. Una sola condizione io pongo al piacer della nostra unione, ed è che tolleriate in pace questa buona, questa savia, quest'onorata fanciulla.
ELE. (Il sottomettermi è cosa dura, ma la necessità mi consiglia.)
FED. Che dite, signora mia? avete obietti in contrario?
ELE. No, sono ragionevole... sono umana... Mi fido del buon carattere di mio consorte... la credo onesta... la credo innocente... Resti pure, ch'io ne sono contenta. (dissimulando)
ZEL. Lodato il cielo. Vi ringrazio di cuore, e vi prometto tutta l'attenzione e il rispetto... Sento gente. Sarebbe mai il mio Lindoro?... (da sé) (Ah no, è quell'importuno di Don Flaminio.)