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Il Conte Policastro, la Contessa Lavinia e detti.
Eccoli per l'appunto. |
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Riverente m'inchino: che grazie, che favori |
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L'amore ed il rispetto... anzi le brame nostre... Fate voi, Contessina, le mie parti e le vostre. |
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Alla città tornando, siamo di qui passati; Riposano i cavalli dal corso affaticati, |
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(Quanto cortese è il padre, tanto la figlia è altera). (Da sé.) |
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Sia qualunque il motivo che trattener vi sproni, |
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Signore, venuti a ritrovarvi |
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Non già d'incomodarvi. (Al Cavaliere.) Ma trapassando, a caso, ci siam fermati qui. |
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Bene; sarà così. |
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Perdon (se troppo ardisco) alla Contessa io chiedo; Che opera sia del caso il suo venir non credo. |
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Senza ragione, amico, voi giudicate al certo. So ben che una finezza, so che un favor non merto. Senza fatica alcuna da me son persuaso, Che abbia qui trattenuta questa damina il caso. |
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Di veder questo Feudo s'avea curiosità. Il zio del Cavaliere, ch'era mio zio non meno, So che piacer vi prese, so che l'ha reso ameno. Parlar delle fontane, parlar de' bei giardini, Ho più volte sentito ancor ne' miei confini. |
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Sarà come voi dite. |
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Ma delle tante cose degne d'ammirazione |
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Qual brama aver potrebbe la nobile fanciulla Di veder un che al mondo conta sì poco, o nulla? Parlar di tai delizie avrà sentito assai; Non avrà di me inteso a favellar giammai. Poco son io sociabile, vivo al rumor lontano, Scarsissimo di mente, filosofo un po' strano; Non ho quel brio giocondo, non ho quell'intelletto, |
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Non è la prima volta, che noi ci siam veduti: Sono i meriti vostri palesi e conosciuti. Mia figlia che, per dirla, ne sa più di un dottore, Fa di voi molta stima. |
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Io che padre le sono, e padre compiacente, |
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Sarà così. |
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Il mio core conosce il suo dovere, Sa che a figlia non lice venir da un cavaliere. Sol per vedere il Feudo si prese un tal sentiero; Non è vero, signore? (Al Conte, arditamente.) |
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Da un simile discorso chiaro si può capire, Cavalier, ch'ella teme di farvi insuperbire. Maschera la cagione, che a lei servì di scorta, Ma non è per nascondersi bastantemente accorta. |
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Amico, questa volta, lo so anch'io, v'ingannate. (A don Paolino.) Questa dama di spirito sa quel che mi conviene; Per me il tempo prezioso a perdere non viene; |
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Crederebbe il tributo men del suo merto ancora. |
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Non per ciò, mia signora, Ma io, per mio costume, sono egualmente avvezzo |
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Signor, l'avete inteso? Può dir più francamente, |
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Si vede apertamente. (Alla Contessa.) |
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Eppure il mio rispetto in ogni tempo e caso Son pronto a dimostrarle. (Al Conte.) |
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Di ciò son persuaso. |
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Questo linguaggio oscuro capite, Conte mio, |
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Pare che non vi voglia a intenderlo gran cosa: Il Cavalier paventa ch'io voglia esser sua sposa; Teme che il testamento ad osservar lo astringa, Ch'io voglia porre in pratica la forza o la lusinga. Spiacegli rinunziare dei beni una metà; Meco goderli unito inclinazion non ha. Il coraggio gli manca per dire, io non ti voglio; Cerca le vie più facili per ischivar lo scoglio. |
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La Contessa s'inganna, s'ella mi crede avaro; Poco i comodi apprezzo, pochissimo il danaro. Tanto è lontan ch'io peni seco a spartire il frutto, Che se il desia, son pronto a rilasciarle il tutto. Molto più sbaglia ancora, se crede ai desir miei Possa riescir penoso il vincolarmi a lei. Del zio dopo la morte non si è parlato ancora, Il mio pensiere in questo non ispiegai finora; |
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Conte, non vi affliggete, temendo i loro sdegni; Questi arguti rimproveri sono d'amore i segni. |
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Dagli occhi e dalle labbra il di lei cuor comprendo. (Alla Contessa, in modo di rimproverarla con arte.) |
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Sentite? Rispondete. (Al Cavaliere.) |
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Per divertirci, a caso. (Con aria sprezzante.) |
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Via, non vi affaticate, che ne son persuaso. (Alla Contessa.) |
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Sì signor, siam venuti a caso, come vuole; Ma posto che ci siamo, diciam quattro parole. Parliam del testamento... |
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Signor, con sua licenza, (s'alza.) Parlar di tal affare non deesi in mia presenza. Se immaginar poteva tal cosa intavolata, Signor, ve lo protesto, non mi sarei fermata. Impedire non deggio che il genitor ragioni; Servisi pur, ma intanto, s'io vado via, perdoni. D'uopo di mia presenza in quest'affar non c'è, |
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Ma io senza di voi mi troverò imbrogliato. |
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Anderò nel giardino a passeggiare un poco. |
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Ma che poss'io risolvere, quando voi non ci siete? Io non ho gran memoria; mi scordo facilmente. |
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Per compagnia del padre bramo che voi restiate. Non so se il Cavaliere in mio favore inclini, Non so a qual condizione il padre mi destini; |