LAVINIA:
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Su via, su che fondate la ragion dello sdegno?
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GIACINTO:
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D'un genitor la fondo sul stabilito impegno.
La fondo di una figlia sul zel d'obbedïenza,
Sul dover, sul rispetto e sulla convenienza.
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LAVINIA:
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Rispondo in due parole: il padre non dispone
Del cuor della figliuola, se il di lei cuor si oppone.
Ed una figlia umile ad obbedire è presta,
Quando di chi comanda sia la ragione onesta.
Il dover lo conosco, non manco al mio rispetto,
So della convenienza non trascurar l'oggetto;
Ma appunto questi titoli, che voi mi rinfacciate,
Hanno le mie ragioni contro di voi formate.
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GIACINTO:
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Il dover non v'insegna?...
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LAVINIA:
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M'insegna il mio dovere
L'affetto, l'attenzione gradir di un cavaliere;
Ma il mio dover istesso, con vostra buona pace,
M'insegna a licenziarlo, se agli occhi miei non piace.
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GIACINTO:
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Possibil che vi spiacciano queste guance vermiglie,
Che sospirare han fatto vedove, spose e figlie?
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LAVINIA:
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Veggo le belle guance tinte di bianco e rosso,
Quelle bellezze ammiro, ma sospirar non posso.
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GIACINTO:
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E gl'illustri natali?...
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LAVINIA:
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Li venero e rispetto,
Ma obbligar non mi possono a risentirne affetto.
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GIACINTO:
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Sì, che ponno obbligarvi; o sposa mia sarete,
O cospetto di bacco, voi me la pagherete.
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LAVINIA:
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Che pretension ridicola! adagio, padron mio,
Che se voi cospettate, so cospettare anch'io.
Non giunge a spaventarmi un così folle orgoglio;
In faccia apertamente vi dico: io non vi voglio.
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GIACINTO:
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Ah, perché un uom non siete? Vorrei questa parola,
Vorrei quest'insolenza farvi tornare in gola.
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LAVINIA:
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S'uomo foss'io, cospetto! vi pentireste, amico:
Vorrei farvi vedere, ch'io non vi stimo un fico.
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GIACINTO:
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A me codesto insulto? A me che furibondo,
Quand'ho la spada in mano, faccio tremare il mondo?
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LAVINIA:
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A voi, signor Gradasso, degli uomini flagello,
A voi, che mi parete un capitan Coviello.
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GIACINTO:
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Ah, il diavol mi tenta… (Mette mano nella guardia della
spada.)
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LAVINIA:
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Rispettate una dama,
O con questo coltello... (Prende un coltello di tavola.)
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GIACINTO:
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Eh, ho scherzato, madama. (Mostrando
paura.)
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LAVINIA:
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Partite immantinente.
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GIACINTO:
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No, ch'io non vuò partire. (Con
forza.)
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LAVINIA:
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Andate, o giuro al cielo...
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GIACINTO:
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Parto per obbedire. (Con
umiltà e timore.)
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LAVINIA:
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A un incivil par vostro restar non si permette.
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GIACINTO:
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(Vuò meditare un colpo per far le mie vendette). (Da sé.)
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LAVINIA:
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Deggio farvi partire, come voi meritate?
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GIACINTO:
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Siete bella e vezzosa, ancor se vi sdegnate.
Alla mia tracotanza chiedovi umil perdono.
(Se non so vendicarmi, quello non son ch'io sono). (Da
sé, e parte.)
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