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   Pensando al caso nostro, com'io diceva innante, 
  Noi siamo gli assediati, Giacinto è l'assediante. 
  Siccome la Contessa lo sdegna e lo disprezza, 
  Ei pensa per assalto entrar nella fortezza. 
  Egli vien provveduto di gente e munizione, 
  Lusingasi il presidio pigliare a discrezione; 
  Ed aperta la breccia, ei si lusinga e spera, 
  Presa la cittadella, piantar la sua bandiera. 
  Noi con vigor le mura difendere possiamo, 
  Ma di un vil capitano vogl'io che ci burliamo; 
  E delle sue minacce fingendo aver timore, 
  Vuò che proviamo in rete tirar l'assalitore. 
  Spieghiam bandiera bianca. Eccolo qui, in un foglio 
  Col guerrier valoroso capitolare io voglio; 
  E far che il gran disegno di lui, che ora ci assedia, 
  In questo luogo istesso si termini in commedia. 
  Udite questa lettera, che a lui mandare io voglio; 
  Poi vi dirò il mistero, per cui formato ho il foglio. 
  «Signor, che pel valore che in voi cotanto vale, 
  Posso paragonarvi di guerra a un generale, 
  A voi con questa carta vengo a raccomandarmi, 
  E chiedovi per grazia la sospension dell'armi. 
  Resistere non voglio colla difesa audace; 
  Con umile rispetto triegua domando, e pace. 
  Arrendermi son pronto con il presidio istesso: 
  Vi darò della porta le chiavi ed il possesso; 
  E la dama vezzosa, ch'è il nostro comandante, 
  Resterà prigioniera del capitano amante. 
  Entrar liberamente potete in queste mura, 
  Un cavalier d'onore v'invita e vi assicura; 
  E perché la parola sia meglio assicurata, 
  Entrate vittorioso, e colla gente armata. 
  Vi supplica, v'invita, con riverenza e amore, 
  Il cavaliere Ansaldo, amico e servitore». 
  Che vi par della lettera? 
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