Carlo Goldoni
L’apatista

ATTO QUARTO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Fabrizio ed altri Servitori che portano il caffè, e detti.

 

 

CAVALIERE:

Ecco il caffè, beviamolo. So io quel che vuò dire.

FABRIZIO:

Si ha da svegliar, signore? (Al Cavaliere, accennando il Conte.)

CAVALIERE:

Lasciatelo dormire. (A Fabrizio.)

Prendete questa lettera: così dissigillata

Sia del signor Giacinto in man recapitata,

E s'egli a queste mura s'accosta, immantinente

S'aprano a lui le porte, e a tutta la sua gente. (A Fabrizio.)

FABRIZIO:

Ho capito.

CAVALIERE:

E sia pronto quello che vi ho ordinato.

FABRIZIO:

Non dubiti, signore, che tutto è preparato. (Parte.)

(Il Cavaliere, la Contessa e don Paolino vanno bevendo il caffè.)

LAVINIA:

Cavalier, dal mio spirito questo timor levate.

Ditemi quel disegno che di eseguir pensate. (Bevendo il caffè.)

CAVALIERE:

Voglio celarvi il modo, che adoperar mi appresto;

Ma del comico intreccio il fin dev'esser questo.

Crederà che voi siate per isposarlo, e poi

Vi vedrà da me stesso sposar su gli occhi suoi.

PAOLINO:

Voi sposar la volete? (Al Cavaliere, alzandosi.)

CAVALIERE:

Io, quand'ella il consenta.

PAOLINO:

Che risponde la dama?

LAVINIA:

Non ne sarei scontenta.

PAOLINO:

Cavalier, vi saluto. (In atto di partire.)

CAVALIERE:

Dove così repente?

PAOLINO:

A una simile scena non voglio esser presente.

Voi di scherzar prendeste con un rival l'impegno,

Io di un rivale a fronte non tratterrei lo sdegno.

Esservi di periglio potria l'aspetto mio;

Sento accendermi il cuore: meglio è ch'io parta; addio. (Parte.)

 

 

 


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