Carlo Goldoni
L’apatista

ATTO QUINTO

SCENA PRIMA

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ATTO QUINTO

SCENA PRIMA

 

La Contessa e don Paolino

 

PAOLINO:

Dunque se non portavami la smania mia gelosa,

Data avreste la mano al Cavalier di sposa?

LAVINIA:

Chi sa?

PAOLINO:

Chi sa, mi dite? ah barbara, inumana!

So che del vostro amore la mia lusinga è insana.

LAVINIA:

Quai termini son questi? qual stile inusitato?

PAOLINO:

Sono gli ultimi sforzi di un cuor ch'è disperato.

Finor colla speranza tenni l'ardire a freno;

Ora calmar non posso i miei trasporti in seno.

Ditelo voi, crudele, se fui discreto amante,

Se in dubbio di mercede v'amai fido e costante;

Ditelo, se il mio labbro prosontuoso, ardito,

In mezzo a' miei sospiri fu delirar sentito.

Penai barbaramente, penai, ve lo confesso,

Nel periglio di perdervi ad un rivale appresso;

Ma sperai superarmi colla ragion per guida,

E vi credei, spietata, all'amor mio più fida.

Or che vi scopro appieno ingrata all'amor mio,

Or che il dover scordate, perdo il rossore anch'io.

Datevi ad uno in braccio, che amor non vi promette:

Il vostro pentimento farà le mie vendette;

E piangerete un giorno quel core abbandonato

Che vi amò dolcemente, che non avete amato.

Ah sì, che voi mi amaste, sì, che mi amaste un giorno:

Vidi d'amore i segni in quel bel viso adorno;

Ma oimè, che quelle luci meco non fur le stesse,

Dacché sacrificaste l'amore all'interesse.

Qual bene aver sperate dalle ricchezze al mondo,

Se un dolce amor non penetra del vostro cuore il fondo?

Ah Contessa, Contessa, vi torneranno in mente

I rimproveri un giorno di un amator dolente;

E tardi, e fuor di tempo, piena di un tetro orrore,

Direte fra voi stessa: Fosti pur dolce, amore!

Deh soffrite con pace gli ultimi accenti miei,

Finché libera siete, sono i sospir men rei.

Sposa di un mio rivale non mi vedrete in viso;

Eternamente il fato vuolmi da voi diviso.

Ma nell'estremo istante non mi negate almeno,

Che sollevare io possa con questo pianto il seno.

LAVINIA:

Oimè, qual duro peso premer mi sento al cuore!

Mi si abbaglian le luci. (Si getta sopra una sedia.)

PAOLINO:

(Deh non tradirmi, amore).

Se una scintilla ancora, bella, del primo foco

Arde nel vostro seno, fede, costanza invoco.

Cresca l'ardor sepolto, cresca la fiamma a segno,

Che pietà mi conceda, se son d'amore indegno.

LAVINIA:

(Ah, resister non posso). (Si copre col fazzoletto.)

PAOLINO:

Eccomi al vostro piede. (S'inginocchia a lei vicino.)

Non partirò, mia vita, se il vostro cuor non cede. (Stando in ginocchio si appoggia col capo alla sedia senza parlare, e la Contessa rima immobile col fazzoletto agli occhi.)

 

 

 


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