Carlo Goldoni
L'arcadia in Brenta

ATTO PRIMO

SCENA NONA   Arriva un burchiello da cui sbarca il conte Bellezza

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SCENA NONA

 

Arriva un burchiello da cui sbarca il

conte Bellezza

 

FABR.

Poh che gran signorone!

Costui porre mi vuole in soggezione.

CON.

Permetta, anzi conceda

Che prostrato si veda

Al prototipo ver de' generosi

L'infimo de' suoi servi rispettosi.

FABR.

Servitor obbligato.

CON.

La fama ha pubblicato

I pregi vostri con eroica tromba;

L'eco intorno rimbomba

Il nome alto sovrano

Di Fabrizio Fabroni da Fabriano.

FABR.

Servitore di lei.

CON.

Ed io pur bramerei,

Anzi sospirerei,

Benché il merito mio sia circonscritto,

Nel ruolo de' suoi servi esser descritto.

FABR.

Anzi de' miei padroni.

CON.

Ah, mio signor, perdoni

Se tracotante, ardito,

Prevenendo l'invito,

Per far la mente mia sazia e contenta

Son venuto a goder l'Arcadia in Brenta.

FABR.

S'accomodi.

CON.

La fama

Poco disse finor di voi parlando,

Voi cantando, esaltando;

Veggo più, veggo molto

In quell'amabil volto,

Che con raggi di placido splendore

Spiega l'idea del liberal suo cuore.

FABR.

Signor, lei mi confonde.

Vorrei dir, ma non so;

Per andar alla breve, io tacerò.

CON.

Quel silenzio loquace

Quanto, quanto mi piace! Ella tacendo

Col muto favellar va rispondendo;

Ed io che tutto intendo,

Il genio suo comprendo.

Ella vuol favorirmi, ed io mi arrendo;

Ed accetto le grazie, e grazie rendo.

FABR.

Le renda, o non le renda,

È tutta una faccenda.

Se qui vuole restar, mi farà onore;

Cerimonie non fo, son di buon core.

CON.

Viva il buon cor! Anch'io l'affettazione

Odio nelle persone;

Parlar mi piace naturale affatto.

Perciò, dal sen estratto

Il più divoto e caldo sentimento,

Trabocca dalle labbra il mio contento.

FABR.

Se questo è naturale,

Parla ben, non vi è male.

CON.

La provida natura

Prese di me tal cura,

Che mi rese il più vago e il più giocondo

Grazioso cavalier che viva al mondo.

FABR.

Me ne rallegro assai. S'ella bramasse

Riposarsi, è padron.

CON.

Sì, mio signore;

Accetterò l'onore

Che l'arcisoprafina sua bontà

Gentilissimamente ora mi fa.

FABR.

Vada pure. Pancrazio, (al Servo)

Servi questo signor.

CON.

L'esuberanza,

Anzi l'esorbitanza

Delle grazie, onde lei m'ha incatenato...

FABR.

Vada, basta così.

CON.

Lasci che almeno...

FABR.

Vada per carità.

CON.

Non fia mai vero

Ch'io manchi al dover mio...

FABR.

Vada lei, mio signore, o vado io.

 

CON.

Non s'adiri, di grazia, ch'io taccio.

Non vuò dargli più noiaimpaccio.

Bramo solo... sto zitto, e non parlo;

Più non ciarlo, credetelo a me.

Ma tal pena chi puol mai soffrire?

Io star cheto? Mi sento morire.

Signor caro... ho finito in mia . (parte)

 

 

 


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