Carlo Goldoni
L'arcadia in Brenta

ATTO SECONDO

SCENA PRIMA   Deliziosa.   Tutti a sedere, cioè il Conte in mezzo, Madama Lindora alla dritta, Giacinto presso Rosanna, Foresto vicino a Lauretta, e Fabrizio da un lato, arrabbiato per non essere vicino ad alcuna donna

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ATTO SECONDO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Deliziosa.

 

Tutti a sedere, cioè il Conte in mezzo, Madama Lindora alla dritta, Giacinto presso Rosanna, Foresto vicino a Lauretta, e Fabrizio da un lato, arrabbiato per non essere vicino ad alcuna donna.

 

CON.

Da' lacci neghittosi del silenzio

Scatenando la lingua,

Qual monarca di Dive e Semidei,

Do glorioso principio a' cenni miei.

 

FABR.

Signor principe caro,

Il povero Fabrizio

Gli manda un memorial, con cui lo prega

Comandar a' pastor, che per servizio

Lascino qualche ninfa anco a Fabrizio.

 

CON.

Giuste le preci son, ma non è giusto

Delle ninfe arbitrar. Quella sia vostra,

Che inclinata e proclive a voi si mostra.

 

FABR.

Tutte vorranno me.

 

ROS.

Sarei contenta

Se del signor Fabrizio

Foss'io la ninfa eletta;

Ma non vuò disgustar la mia Lauretta.

 

LAU.

Eh no, no; giacché vedo

Che a voi piace quel viso, io ve lo cedo.

 

FABR.

E fra due litiganti il terzo goda.

Io sarò di Madama,

Se mi vuol, se mi brama.

 

LIND.

Vi domando perdono,

Non mi vuò scomodar di dove sono.

 

FABR.

Dunque dovrò star senza?

 

GIAC.

Voi dovete soffrire.

 

FOR.

E aver pazienza.

 

FABR.

(Maledetti! Mi mangiano le coste,

E penar mi conviene.

Or sì che i miei denar li spendo bene!)

 

CON.

Dall'arcadico trono,

A cui per vostro dono io son alzato,

Due comandi vi do tutti in un fiato.

Primo: ciascuna ninfa

Scelga il pastor, di tutti alla presenza,

Ma non vuò che Fabrizio resti senza.

Secondo: quel pastor che sarà eletto,

Con qualche regaletto

Riconosca la ninfa,

E lei, com'è il dovere,

Del regalo disponga a suo piacere.

 

FABR.

Bravo! bravo! vi lodo.

 

ROS.

D'un tal comando io godo;

Potrò senza riguardi

Il mio genio svelar.

 

GIAC.

(Già mia voi siete). (piano a Rosanna)

 

ROS.

Deh lasciate che io finga, e non temete. (piano a Giacinto)

 

FABR.

Lasciatela parlar. (a Giacinto)

 

ROS.

Se mi concede

Il sospirato onore,

Sarà il signor Fabrizio il mio pastore.

 

FABR.

Evviva, evviva. Ah! che ne dite? Oh cara!

Che gioia! che diletto!

Per la mia pastorella io già vi accetto.

 

LAU.

Piano, piano di grazia, padron mio,

Che ci pretendo anch'io.

Or che non v'è riparo,

La maschera mi levo, e parlo .

V'ho scelto nel mio core

Di già per mio pastore,

E se non mi volete,

Impazzir e crepar voi mi vedrete.

 

FOR.

(So che finge). Ma come! Se Rosanna...

 

ROS.

Io Fabrizio pretendo.

 

LAU.

Di cedere Fabrizio io non intendo.

 

FABR.

Signor principe, questo è un brutto imbroglio.

 

CON.

Dall'arcadico soglio

Così decido e voglio:

Per consolar delle due ninfe il core,

Abbian due pastorelle un sol pastore.

 

FABR.

Evviva! evviva! bravo per mia !

Son capace, lo giuro, anco per tre.

 

LIND.

Dunque, signor Fabrizio,

S'ella dice da vero e non ischerza,

Io fra le ninfe sue sarò la terza.

 

FABR.

Venga la quarta ancor, mi fa servizio;

Non mi perdo in la folla; io son Fabrizio.

Levatevi di qua; (a Foresto e Giacinto)

Loco per voi non c'è.

Una volta per uno: tocca a me.

 

CON.

Olà, suddito nostro,

Fermatevi per ora.

Non è finito ancora:

Se voi pastor delle tre ninfe siete,

Regalar le tre ninfe ora dovete.

 

FABR.

(Oimè! son imbrogliato.

Questo favor mi vuol costar salato).

 

GIAC.

Su via, fatevi onore.

 

FOR.

Via, portatevi ben, signor pastore.

 

FABR.

A voi, Rosanna bella,

Mia cara pastorella,

Perché mi brilla in sen il cor contento,

Questo picciol brillante io vi presento.

 

ROS.

È molto spiritoso, è molto bello;

Brilla come che a voi brilla il cervello.

 

FABR.

Grazie a lei; a Lauretta,

Graziosa vezzosetta,

Per cui ognora tormentato sono,

Quest'orologio d'or presento in dono.

 

LAU.

Il vostro dono accetto,

contemplar prometto

In lui la vostra amabile figura,

Perché voi siete tondo di natura.

 

FABR.

Obbligato. A Madama,

Perché si guardi dalla stranutiglia,

Le una tabacchiera di Siviglia.

 

LIND.

Ed io che v'amo tanto, bramerei

Che in questa tabacchiera,

Per poterne goder a tutte l'ore,

Fosse polverizzato il vostro core.

 

FABR.

Che bontà! che finezze!

 

CON.

Or di quei doni

Ne disponga ciascuna a suo talento,

faccia al donator un complimento.

 

ROS.

Io pongo quest'anello

Nelle man di Giacinto,

E dico al donatore

Ch'io lo delusi, e questo è il mio pastore.

 

FABR.

Come?

 

LAU.

Quest'orologio

A Foresto consegno,

E al donator io dico

Che già di lui non me n'importa un fico.

 

FABR.

Che! che!

 

LIND.

La tabacchiera

Al principe presento e mio pastore,

Perché quel tabaccaccio mi fa male,

E chi me l'ha donato è un animale.

 

CON.

} a tre

Viva il signor Fabrizio.

Ci rallegriam con lei. (tutti s'alzano)

GIA.

FOR.

FABR.

Che siate maledetti tutti sei.

 

Corpo del diavolo! - parmi un po' troppo.

Che! sono un cavolo?

Son gentiluomo del mio paese,

Io fo le spese, - io son padrone.

Che impertinenza? che prepotenza?

Come? che dite?

Eh padron mio, basta così.

La vuò finire,

Me ne voglio ire.

Signore ninfe,

Gnori pastori,

Buon viaggio a loro.

Che? non gli piace?

Se n'anderanno,

Signori sì. (parte)

 

 

 

 


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