Carlo Goldoni
L'arcadia in Brenta

ATTO SECONDO

SCENA SETTIMA   Fabrizio, poi Lindora

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA SETTIMA

 

Fabrizio, poi Lindora

 

FABR.

Tutto va ben. Lo so che mi rovino;

Ma non importa. Almen anch'io godessi

Da codeste mie ninfe traditore

Un qualche segno di pietoso amore.

LIND.

Signor Fabrizio. (di lontano)

FABR.

(Questa, a dir il vero,

Mi par troppo flemmatica).

LIND.

Non sente?

Signor Fabrizio. (come sopra)

FABR.

(E pur, se mi volesse,

Io non ricuserei

Di far un poco il cicisbeo con lei).

LIND.

Si-gnor Fa-bri-zio. (con caricatura)

FABR.

Oh cielo! Mi perdoni.

Non l'aveva sentita

LIND.

Ho gridatoforte, che la gola

Mi si è tutta enfiata;

Quasi in petto una vena m'è crepata.

FABR.

Cancaro! Se ne guardi;

Favorisca.

LIND.

M'aiuti.

FABR.

Eccomi lesto.

LIND.

Non mi tocchi.

FABR.

Perché?

LIND.

Son tenerina.

FABR.

Impastata mi par di ricottina.

LIND.

Ahi! son stanca.

FABR.

S'accomodi, Madama.

LIND.

Sederei volentier, ma questa sedia

È dura indiavolata.

Sul morbido seder son avvezzata.

FABR.

Ehi... dico pian, non tema. Ehi, reca tosto

Una sedia miglior. (viene il Servo)

LIND.

Molt'obbligata.

(Il Servo va, e torna con una sedia di damasco)

FABR.

Sieda qui, starà meglio.

LIND.

Oibò, è sì dura

Cotesta imbottitura,

Ch'io non posso sperar di starvi bene.

FABR.

Rimediarvi conviene.

Porta la mia poltrona.

LIND.

Compatisca, signor.

FABR.

Ella è padrona. (Torna il Servo con la poltrona)

Eccola, se ne servi.

LIND.

Oh peggio, peggio;

No, no, non me ne curo.

Il guancial di vacchetta è troppo duro.

FABR.

Eh corpo d'un giudìo!

Ora la servo io. (parte)

LIND.

Portate via

La sedia ed il guanciale;

Quell'odor di vacchetta, ahi, mi fa male.

(Torna Fabrizio con un matarazzo)

FABR.

Eccole un matarazzo;

Di più non posso far.

LIND.

Quest'è un strapazzo.

Lo conosco, lo so; no, non credevo

Dover soffrir cotanto.

Ahi, che mi vien per il dolore il pianto.

 

Voglio andar... non vuo' più stare,

Più beffata esser non vuò.

Signor sì, me n'anderò.

Sono tanto tenerina,

Ch'ogni cosa mi scompone;

E voi siete la cagione

Che m'ha fatto lagrimar.

Se sdegnarmi almen sapessi,

Vendicarmi or io vorrei.

Ma senz'altro morirei,

Se m'avessi ad arrabbiar. (parte)

 

 

 


Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License