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Campagna deliziosa con collina amena in prospetto, adornata di vari alberetti; e da un lato veduta della Città, con porta che introduce nella medema.
Arcifanfano sotto un trono capriccioso. Due Pazzi, suoi ministri, al tavolino scrivendo; ed altri Pazzi serventi.
Tutti gli altri sei Pazzi, uomini e donne, stanno sedendo, sparsi per la collina sotto gli alberetti; e due Pazzi stanno a' piedi della collina, ascoltando quello che loro dicono.
Li sei Pazzi cantano come segue:
a due |
Vogliamo l'Arcifanfano Noi pur di sua Maestà. |
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GLOR. |
} a due |
E poi tornate qua. |
FUR. |
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TUTTI |
Vogliamo l'Arcifanfano |
I due Pazzi partono dalla collina, e vengono al trono dell'Arcifanfano; s'inchinano,
ARC. |
Dunque sono sei pazzi Che voglion diventar sudditi nostri? Vengano pur, ma acciò scoprir io possa Come l'intenda la lor mente stolta, Fateli a me venire uno alla volta. (i due Servi s'avviano verso la collina) Che i nomi registrate Dei sudditi del mio famoso impero, Provvedetevi pur di carta assai, |
Li sei Pazzi nel ricevere la risposta dei Servi cantano:
E a due |
Saremo tutti sudditi Noi pur di sua Maestà. |
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GLOR. |
} a due |
Che già ci accoglierà. |
FUR. |
||
TUTTI |
Furibondo s'alza, e viene abbasso con i Servi, e si accosta al trono.
ARC. |
Olà: chi siete voi? |
FUR. |
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ARC. |
Qual è il vostro mestier? |
FUR. |
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ARC. |
Anch'io, quando mi vien la mosca al naso, E non son di quei matti Ch'hanno molte parole e pochi fatti. V'accetto nel mio regno, e poiché siete Vi fo del regno mio guardaportone. |
FUR. |
Accetto il grande impegno, e se qualcuno Mi vorrà dar una guardata storta, Fracasserò, se occorre, anco la porta. |
ARC. |
Perché siete venuto in questo regno? |
FUR. |
Qui m'ha fatto venir l'ira e lo sdegno. Non potevo soffrire Gente perfida e vil, senza rossore. I torti e le ingiustizie M'han fatto delirare, e son venuto A pregar l'Arcifanfano signore Sotto la formidabile mia spada.
Con un colpo di terza e di quarta Ho una spada che tronca, che squarta, Comandate, e vedrete chi sono: |
(parte, ed entra nella porta della Città, accompagnato dai Servi che poi ritornano)
ARC. |
Quest'è un pazzo infelice e sfortunato, Perché è da tutti odiato. Ma son dell'opinione |
Frattanto scende Madama Gloriosa, servita da due Servi, e va al trono.
GLOR. |
Siete voi l'Arcifanfano? |
ARC. |
Son io. Inchinatevi tosto al trono mio. |
GLOR. |
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ARC. |
Siete qualche regina? |
GLOR. |
Sì, signore. |
ARC. |
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GLOR. |
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ARC. |
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GLOR. |
In me perfezionate Son tutte ad una ad una: |
ARC. |
In quanto a questo poi, Son più bello di lei: |
GLOR. |
In ogni mia struttura |
ARC. |
Renderassi de' pazzi il vasto impero. Ma per che causa mai, Siete voi qui venuta? |
GLOR. |
Perché il mondo Non è degno di me, perché nessuno Perché non sono io Quanto basta servita e rispettata. |
ARC. |
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GLOR. |
Ma io che di beltà m'appello il nume, Voglio esser adorata oltre il costume. Però a voi, Arcifanfano, Vengo e mi raccomando |
ARC. |
A farli pazzi bastereste voi. |
GLOR. |
Che non conosce e non apprezza il bello.
Può dire, può far : (parte per la porta della Città, servita ecc.)
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ARC. |
Se tutte qua venissero Quelle donne che sono Pazze per vanità, come costei, Empirebbero presto i stati miei. |
Sordidone scende dalla collina con un scrigno sotto il braccio, servito al solito.
SORD. |
Non voglio che sentite, Non voglio che vedete, Perché alla ciera due bricconi siete. (alli due Servi che si ritirano) |
ARC. |
Chi siete, galantuomo? |
SORD. |
Che ho sempre faticato, Sempre poco ho mangiato, |
ARC. |
Poverino! perché? |
SORD. |
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Per avanzarmi Un poco di denaro. |
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ARC. |
Ehi! ne avete voi molto? |
SORD. |
Io non vorrei Che alcuno mi sentisse. Eccolo qui, Eccolo il mio tesoro: |
ARC. |
Ditemi in confidenza: quel denaro L'avete guadagnato, O l'avete rubato? |
SORD. |
Vi dirò. Ho prestato denar col pegno in mano. Con la mia borsa ad aiutarlo intenta, Ho principiato a numerar dal trenta; E m'hanno sopratutto profittato |
ARC. |
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SORD. |
Perché in tasca il denaro m'ho tenuto, E un momento di ben non ho goduto. Ma il mio ben, il mio core, È questo, è questo solo, (accenna il cassettino) |
ARC. |
Ma che volete far di quell'intrico? Io non ne sono amico. |
SORD. |
Per questo son venuto A ricorrer da voi. Nel mio paese Non mi posso salvar. Perché si sa Che ho un poco di denaro, Né mi lasciano star notte né giorno. Ognun mi va facendo il bello, il caro, Per rubarmi di tasca il mio denaro. Qui, dove di denar non si fa caso, Sono almen persuaso Che senza insidiatori |
ARC. |
Io lo custodirò; E quando lo vorrete, |
SORD. |
Ma signor... |
ARC. |
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SORD. |
Ma sarà poi sicuro? |
ARC. |
Giuro da re de' pazzi arcipazzissimo. |
SORD. |
Quand'è così, tenete. (gli dà il cassettino) Oimè, oimè! |
ARC. |
Che avete? |
SORD. |
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ARC. |
Della città felice. Io vi destino, Per secondar il vostro bell'umore, Economo de' pazzi e spenditore. |
SORD. |
Anderò... Ma non so... Vi raccomando |
ARC. |
Il vostro core, |
SORD. |
Dentro quel cassettino io l'ho nascosto.
Che sta lì nel cassettino, Senza il core non può star. |
ARC. |
Quello di tutti i pazzi è il maggior pazzo Che fa di sé strapazzo. Che a nessuno fa bene, e a sé fa male. Che pazzo non rassembro, ma è dovere Che il re de' pazzi nella mente stolta Dei lucidi intervalli abbia talvolta. |
Scende dalla collina Malgoverno, Pazzo prodigo.
MALG. |
Arcifanfano, io sono Perché il mio patrimonio ho consumato. Io stavo allegramente Senza pensare a niente; |
ARC. |
Almeno avrete fatti degli amici Che si ricorderan dei dì felici. |
MALG. |
Se finito è il denaro. Anco le donne, Che facevan di me le innamorate, |
ARC. |
Di venir nel mio regno. |
MALG. |
A qual motivo? |
ARC. |
Perché, se voi credeste Delle femmine al cor bugiardo e scaltro, Siete pazzo, pazzissimo senz'altro. |
MALG. |
Ora che ho terminato d'impazzire, Tutti gli altri son savi, e non ritrovo Chi si ricordi più, per cortesia, Che ha fomentato un dì la mia pazzia. Eccomi al vostro trono. |
ARC. |
Se a pietate di voi non mi movessi. |
MALG. |
Grazie a vostra Maestà. Tenete, amici, (dà denari ai Servi) Finché ve n'è, godete. Quando poi non ne avremo,
Il denaro ognor sarà. (parte dando denari ai Servi, e va in Città con lo scrigno)
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ARC. |
Scende dalla collina Madama Semplicina coi Servi.
ARC. |
Che vaga pazzarella! Con questa, in fede mia, |
ARC. |
Cos'avete, Pazzarella gentil, che irata siete? |
Perché non voglio che nessun mi tocchi; |
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ARC. |
Chi siete voi? |
ARC. |
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Io maritata? Io? Come? Se mai |
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ARC. |
Perché così ritrosa? |
Perché sono un tantino vergognosa. |
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ARC. |
Voi siete fatta come il genio mio, Perché son molto vergognoso anch'io. |
Eh, gli uomini son tutti |
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ARC. |
Come il sapete voi? |
Già li ho provati. |
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ARC. |
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ARC. |
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Quando sia modestina. |
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ARC. |
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Quando la cosa sia senza malizia. |
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ARC. |
Senza malizia alcuna, |
Signor, io son venuta A ricorrer da voi. Gli uomini arditi Non lascian d'insultarmi, |
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ARC. |
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Signor sì. |
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ARC. |
Perché non vi maritano? |
Dirò: |
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ARC. |
Siete voi innamorata? |
Sì, signore. |
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ARC. |
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Non lo so, |
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ARC. |
Di star fra queste pazze fortunate, Poiché senza veder v'innamorate! |
Mi raccomando a vostra Maestà; Arrossisco, signor, se sto più qua. |
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ARC. |
Che toccata dai pazzi non sarete. Ma prima, Semplicina, Datemi un'occhiatina. |
Oh cosa dite! |
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ARC. |
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Nol farò mai, se non allora quando M'obbligasse di farlo un suo comando. |
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ARC. |
Olà, donna, ascoltatemi : Alzate le pupille, e poi miratemi.
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Che mi ferisce qui; Non ho mirato mai non li vuò mirar. (parte coi Servi in Città)
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ARC. |
Questa è quella pazzia La quale a poco a poco |
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Madama Garbata con i Servi, dalla collina.
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GARB. |
Che si stia allegramente. Arcifanfano mio, signor dei pazzi, |
ARC. |
Vada in malora la malinconia. |
GARB. |
Mi conoscete voi? |
ARC. |
Signora no. |
GARB. |
Chi son, ve lo dirò. |
ARC. |
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GARB. |
Sia pioggia o sol, sia tempo triste o buono, Sempre la stessa io sono. Sempre sarò la stessa. Amanti o non amanti, non m'importa: Drizzatemi la scuffia, che l'ho storta. |
ARC. |
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GARB. |
Io son fuggita dalla mia città, Vogliono far i savi, E con i grilli suoi Sono pazzi tre volte più di noi. Fan talora un festino, e sul più bello E si cambia in dispetti l'allegria. Saranno a qualche cena Accanto alla sua bella, E invece di mangiare Giocano col penin sotto la tavola, E s'ella non risponde, |
ARC. |
Oh che pazzi, oh che pazzi! Io di costoro Esser re non vorrei. |
GARB. |
Io voglio star allegra Senza sentir sospiri e battitori. Però son qui venuta Da vostra Maestà, |
ARC. |
Andate, andate dentro, e ci vedremo; Faremo i nostri patti! |
GARB. |
Vuò star allegramente; V'è chi mi dice sì, V'è chi risponde no. O l'uno o l'altro è pazzo, O siamo pazzi in tre. Vuò fare tutto quello |
ARC. |
Or sì posso chiamarmi Perché la monarchia de' pazzi è carca. Con diversa opinione o fantasia, Con diverso costume o sia pazzia.
Vuol tutti ammazzar. Vuol farsi adorar. Pensieri non ha. |