Carlo Goldoni
Arcifanfano re dei matti

ATTO SECONDO

SCENA SESTA

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SCENA SESTA

 

Sordidone, poi Madama Garbata

 

SORD.

Dove sta? dove sei? Ah m'è fuggito!

Anche il re m'ha ingannato.

Ah ch'io sono da tutti assassinato!

Ho perso le mie doppie,

Ho perso il mio tesoro.

Che smania! che dolore!

Io manco, io moro.

Ma che ho da far al mondo,

Senza il tesoro mio?

Morto è il mio cor, voglio morire anch'io. (si leva una corda con cui è cinto)

Sì, sì, con questa corda,

Per uscire d'impaccio,

Voglio formare un laccio.

Giacché niente più v'è che mi consola,

Io mi voglio appiccare per la gola. (attacca il laccio per appiccarsi)

GARB.

Olà. olà, che fate?

SORD.

Via, non mi disturbate.

GARB.

Si può saper cosa volete fare?

SORD.

Io mi voglio appiccare.

GARB.

E appiccar vi volete senza il boia?

SORD.

Se questo vi noia,

Signora dottoressa,

Venite dunque a far voi da boiessa.

GARB.

Son qui, datemi il laccio.

SORD.

Eccolo.

GARB.

Eh via, (getta via il laccio)

Questa de' pazzi è l'ultima pazzia.

Dite, per qual cagione

Vi volete ammazzar?

SORD.

Perché il mio scrigno,

Ahi, m'è stato rubato.

GARB.

Zitto, che il vostro scrigno io l'ho trovato.

SORD.

Datemel, per pietà.

GARB.

Ve lo darò;

Con un patto però,

Che vuò che stiate meco allegramente;

Vuò che facciamo il chiasso,

E che lasciate andar la morte a spasso.

SORD.

Se mi restituite il mio denaro,

Il viver mi sarà prezioso e caro.

GARB.

Aspettate un momento. (va a prender lo scrigno)

SORD.

Il mio scrigno, il mio scrigno. Oh che contento!

GARB.

Eccolo: che ne dite?

Siete ora consolato?

SORD.

Il mio core, il mio core. Oh me beato!

GARB.

Ora m'avete a mantenere il patto.

SORD.

Son pronto, comandate.

GARB.

Ora torno: aspettate.

SORD.

Povero scrigno! È aperto.

Mi par che scemo ei sia.

GARB.

 

 

 

Presto, presto, allegria; presto, allegria.

 

SORD.

E che ho da far?

GARB.

Tenete

Il chitarrin. Io suono, e voi sonate.

Io vi voglio cantare, e voi cantate. (toccano il chitarrino, e l'orchestra coi violini pizzicati l'accompagna)

 

GARB.

La bella pastorella

Sen va col suo pastor,

In questa parte e in quella

Spiegando il proprio amor.

SORD.

In questa parte e in quella,

Andrò col mio tesor.

Io son la pastorella,

E questo è il mio pastor. (verso lo scrigno, senza chitarrino)

GARB.

Lasciate il denaro,

Volgetevi a me.

SORD.

Oggetto più caro

Di questo non c'è.

GARB.

Guardate, son quella

Che a voi porta amor.

SORD.

Voi siete assai bella,

Ma questo è il mio cor.

 

GARB.

Se non volete amarmi, non importa:

A me mi basta star in allegria.

Il giubilo del core mi trasporta

A dir cantando: Evviva la pazzia!

SORD.

Sì, cara, l'allegrezza mi conforta;

Ma il sol denaro è l'allegrezza mia.

a due

Pigliamoci ciascun nostri sollazzi:

Evviva l'allegrezza, evviva i pazzi! (partono)

 

 

 


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