Carlo Goldoni
L'adulatore

ATTO PRIMO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Il conte Ercole e detta.

 

CON. Faccio umilissima riverenza alla signora Governatrice.

LUIG. Serva, signor Conte.

CON. Avete riposato bene, signora, la scorsa notte?

LUIG. Un poco inquieta.

CON. Che vuol dire? Avete qualche cosa che vi disturba?

LUIG. Da tre mesi in qua non trovo più la mia solita pace.

CON. Tre mesi son per l’appunto, ch’io sono ospite in vostra casa. Non vorrei che la vostra inquietezza provenisse per mia cagione.

LUIG. Conte, accomodatevi.

CON. Obbedisco.

LUIG. (Vorrei ch’ei m’intendesse, senza parlare). (da sé)

CON. Signora donna Luigia, che risposta mi date intorno alla signora donna Isabella?

LUIG. Avete voi parlato con don Sigismondo?

CON. Da ieri in qua non l’ho veduto.

LUIG. Mi rincresce.

CON. Aveva egli a dirmi qualche cosa per parte vostra?

LUIG. Per l’appunto.

CON. Che bisogno c’è di parlar per interprete? Signora, se avete a dirmi cosa di qualche rimarco, ditemela da voi stessa.

LUIG. Vi dirà il segretario quello ch’io dir non oso.

CON. Evvi qualche difficoltà?

LUIG. Se quei sentimenti che ho da voi raccolti, sono sinceri, tutto anderà a seconda de’ vostri desiri.

CON. Tant’è vero che io parlo sinceramente, che ho già preparato l’anello.

LUIG. Per darlo a chi?

CON. Alla signora donna Isabella.

LUIG. Alla signora donna Isabella?

CON. Per l’appunto alla mia sposa.

LUIG. Alla vostra sposa?

CON. Signora, voi mi parlate con una frase, che non intendo.

LUIG. Sarà magnifico quest’anello.

CON. Eccolo. L’ho portato da Roma. Vi sono dei diamanti più grandi, ma forse non ve ne saranno dei più perfetti.

LUIG. Favorite.

CON. Osservate. (le l’anello)

LUIG. Veramente è assai bello. (se lo pone in dito) S’accomoda al mio dito perfettamente.

CON. Spero starà egualmente bene in dito alla signora donna Isabella.

LUIG. Isabella è ancora troppo ragazza.

CON. È vero, è ragazza; ma è in una età giustissima per farsi sposa.

LUIG. Credetemi, è ancor troppo presto. Che potete sperare da una, che non sa distinguere il ben dal male?

CON. Spero ch’ella intenda il bene, senza conoscere il male.

LUIG. Conte, amate voi veramente Isabella?

CON. L’amo con tutto il cuore.

LUIG. Parlatemi sinceramente; perché l’amate?

CON. Perché è vezzosa, perché è bella, perché è savia, perché è vostra figlia.

LUIG. L’amate perché è mia figlia?

CON. Così è; voi l’avete adornata di tutti quei pregi, di tutte quelle virtù che la rendono amabile.

LUIG. (Non m’ingannai; egli si è prima innamorato della madre, e poi della figlia). (da sé)

CON. Ella ha sortito da voi la nobiltà di quel sangue...

LUIG. Il sangue poche volte innamora. Ditemi, Isabella vi pare che mi somigli?

CON. Moltissimo. Ella è il vostro ritratto.

LUIG. Chi apprezza il ritratto, farà conto dell’originale.

CON. Parmi, signora, avervi dati in ogni tempo dei contrassegni del mio rispetto.

 

 

 


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