Carlo Goldoni
Aristide

SCENA SESTA

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SCENA SESTA

 

Arsinoe, Bellide, Aristide

 

ARS.

Partì l'indegno, ed il meschino al suolo

Cadde per mia cagion. Chi mai l'indusse

All'opra generosa? Ecco opportuna

Bellide a me sen vien. Fida compagna

Delle sventure mie, soccorri questo

Ch'or si muore per me.

BELL.

Cieli, che miro!

Zitto, padrona mia, gettò un sospiro.

ARS.

Vanne; da quella fonte

Le fresche acque raccogli,

Aspergi il volto suo. Chi sa? potrebbe

Risvegliarsi così.

BELL.

Dove si tratta

Di far la carità,

Donna di me più pronta non si .

ARS.

Volesse il ciel che ritornasse in vita

Colui che l'onor mio

Generoso difese.

BELL.

Eccovi un nappo

Pieno d'acqua gelata.

ARS.

Via, l'opera compisci.

BELL.

Oimè mi sento

Nel mirarlobrutto un gran spavento.

ARS.

Via, non temer, non ti starò lontana.

BELL.

Par il diavolo proprio in forma umana.

ARS.

Eh Bellide, coraggio.

BELL.

Che mai sarà? Le donne per natura

Del diavolo non sanno aver paura.

Ecco, gli bagno il volto:

Poverin, poverino,

Par che respiri un poco.

Oh che acqua prodigiosa!

Voglio, quando è così, crescer la dosa.

Ma che veggo? Signora, oh che portento!

Si rischiara il color dal lato manco:

Il volto è mezzo nero e mezzo bianco.

ARS.

Qualche inganno tem'io. Finti colori

Saranno quelli al certo.

ARIS.

Oimè!

BELL.

Sentite,

Ch'egli respira forte.

ARIS.

Chi mi toglie alla morte? (s'alza)

ARS.

Alla voce, all'aspetto, ancorché informe,

Aristide mi sembra.

BELL.

Al certo è desso.

ARS.

Oh felice avventura!

BELL.

Oh bel successo!

ARIS.

Che mirate, occhi miei? Quest'è la sposa.

ARS.

Sì, bell'idolo mio,

La tua sposa son io; sì, quella sono,

Che costante al tuo amor ricusa un trono.

ARIS.

Cara, ti stringo al seno.

BELL.

Al giorno d'oggi

Credetemi, signor, è una gran sorte

Ritrovar fedeltà nella consorte.

ARIS.

Ma chi a te mi scoprì?

ARS.

L'acque del fonte,

Onde asperso tu fosti,

Ti scoloriro in parte.

BELL.

Eh, non v'è male.

Sembrate un mascheron di carnovale.

ARIS.

Oimè, che fia? Se discoperto io sono,

Xerse mi ucciderà. Lascia ch'io vada

Il volto a colorir.

ARS.

Potrai lasciarmi

Nel periglio così?

ARIS.

Fra brevi istanti

Ritornerò. Non dubitar; destino

In questo giorno istesso

O liberarti, ovver morirti appresso.

ARS.

Ma la ferita tua...

ARIS.

Più non la sento;

Non temer, sarà lieve.

Arsinoe, addio; ci rivedremo in breve. (parte)

 

 

 


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