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EUG. E fino a quando dovrò menar questa vita? Chi può soffrire le indiscretezze di Don Ambrogio? Le passioni d'animo hanno per sua cagione condotto a morte il povero mio marito, ed ora codesto vecchio vorrebbe farmi diventar tisica per la rabbia, per la disperazione. Sì, voglio rimaritarmi. Ma non basta che io lo voglia, conviene attendere l'occasione, e se non son certa di migliorare il mio stato, non vo' arrischiarmi di ricadere dalla padella alle brace.
CEC. Signora, il signor Conte dell'Isola brama di riverirla.
EUG. È padrone. (Cecchino parte) Questi non sarebbe per me un cattivo partito. È un cavaliere di merito, ma la di lui serietà mi riesce qualche volta stucchevole; al contrario del Cavaliere, che ha dello spirito un poco troppo vivace. E pure ad uno di questi due vorrei ristringere la mia scelta. So che mi amano entrambi, e so che una impegnata rivalità... Ma ecco il Conte.