Carlo Goldoni
L'avaro

ATTO SOLO

Scena Ottava. Il Conte, poi Don Ambrogio

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Scena Ottava. Il Conte, poi Don Ambrogio

 

CON. Queste picciole grazie, che son dall'uso concesse ai rispettosi serventi, non servono a chi si lusinga di divenire lo sposo. Impari ella per tempo il modo mio di pensare, e uniformandosi al mio sistema... Ecco qui Don Ambrogio. Il Cavaliere non dovrebbe averlo veduto, e se la sorte mi fa essere il primo, posso maggiormente sperare.

AMB. Oh signor Conte, aspettate me forse?

CON. Per l'appunto, signore.

AMB. Che cosa avete da comandarmi?

CON. L'affare che a voi mi guida è di tale importanza, che mi sollecita estremamente.

AMB. Se mai a sorte (nol dico per offendervi), se mai voleste domandarmi danaro in prestito, vi prevengo che non ne ho.

CON. Grazie al cielo, non sono in grado d'incomodare gli amici per così bassa cagione.

AMB. Vi torno a dir: compatitemi. Al giorno d'oggi le spese che si fanno, riducono i più facoltosi in istato d'aver bisogno, e non è più vergogna il domandare. Io non ne ho, ma se si trattasse di far piacere ad un galantuomo ho qualche amico da cui con un'onesta ricognizione potrei compromettermi di qualche centinajo di scudi.

CON. Ma io non ne ho di bisogno.

AMB. Mi consolo, che non ne abbiate bisogno; se mai o per voi, o per altri, venisse il caso, sapete dove avete a ricorrere. Io non ho un soldo, ma si ritroverà all'occorrenza.

CON. Signore, voi avete una nuora.

AMB. Così non l'avessi.

CON. Perché dite questo?

AMB. Vi par poca spesa per un pover'uomo una donna in casa?

CON. Quanto più vi riesce di aggravio, tanto meglio penserete a rimaritarla.

AMB. Venisse oggi l'occasione di farlo.

CON. L'occasione non può essere più sollecita. Io la bramo in isposa, e vi supplico dell'assenso vostro.

AMB. S'ella si contenta, siate pur certo che io ne sarò contentissimo.

CON. Spero di lei non compromettermi in vano.

AMB. Dunque l'affare è fatto. Parlerò a donna Eugenia e se questa sera volete darle la mano, io non ho niente in contrario.

CON. Quando ella il consenta, noi stenderemo il contratto.

AMB. Che bisogno c'è di contratto? Perché volete spendere del danaro ? Quello che volete dare al notaio, non è meglio che ce lo mangiamo qui fra di noi?

CON. Ma della scritta non se ne può fare a meno. Se non altro per ragion della dote.

AMB. Della dote? Oltre la sposa, pretendete ancora la dote?

CON. Donna Eugenia, nel maritarsi con vostro figlio, non ha portato in casa la dote?

AMB. Quel poco che ha portato, si è consumato, ed io non ho niente più né del suo, né del mio.

CON. Sedicimila scudi si sono consumati in due anni?

AMB. Si è consumato altro che sedicimila scudi! Principiate a vedere le liste delle spese che si son fatte. (tira fuori le carte)

CON. Non voglio esaminare quello che abbiate speso per lei; ma so bene che ad una vedova senza figliuoli si conviene la restituzion della dote.

AMB. Voi siete venuto per assassinarmi.

CON. Son venuto per l'amore di donna Eugenia.

AMB. Se amaste la donna, non ricerchereste la roba.

CON. Non la cerco per me, ma per lei, né posso, colla speranza di essere suo marito, tradir le ragioni che a lei competono.

AMB. Senza che venghiate a fare il procuratore per donna Eugenia, so anch'io da me medesimo quello che può pretendere e quello che a me si spetta. La dote c'è e non c'è, la voglio dare, e non la voglio dare; ma se ci sarà, e se dovrò darla, la darò in modo che sia sicura, e che non abbia un giorno la povera donna a restar miserabile.

CON. La casa mia non ha fondi bastanti per assicurarla?

AMB. Vi parlo chiaro, come l'intendo. Se cercaste di maritarvi per l'amore della persona, non cerchereste con tanta ansietà la sua dote.

CON. Io ne ho parlato per accidente.

AMB. Ed io vi rispondo sostanzialmente: donna Eugenia è stata moglie di mio figliuolo; le sono in luogo di padre; e quando abbia volontà di rimaritarsi, ci penso io.

CON. E s'ella presentemente avesse un tal desiderio?

AMB. Me lo faccia sapere.

CON. Fate conto ch'io ve lo dica per essa.

AMB. Fate voi il conto di essere donna Eugenia, e sentite la mia risposta: il conte dell'Isola non è per voi.

CON. E perché, signore?

AMB. Perché è un avaro.

CON. Lasciamo gli scherzi, che io ne sono nemico. Don Ambrogio, spiegatevi seriamente.

AMB. Sì, parliamo sul sodo. Conte, mia nuora non fa per voi.

CON. La cagione vorrei sapere.

AMB. Ho qualche impegno, compatitemi, non siete il primo che me la domandi.

CON. Mi ha prevenuto forse il Cavaliere degli Alberi?

AMB. Potrebbe darsi. (da sé) (Non l'ho nemmeno veduto.)

CON. Quando vi ha egli parlato?

AMB. Quando io l'ho sentito.

CON. Non è codesto il modo di rispondere a un cavaliere.

AMB. Servitore umilissimo.

CON. Voi trattate villanamente.

AMB. Padrone mio riverito.

CON. Conosco le mire indegne del vostro animo. Voi negate di dar la nuora a chi vi chiede la dote, ma ciò non vi verrà fatto. Donna Eugenia sarà illuminata, e dovrete a forza restituire ciò che tentate di barbaramente usurpare. (parte)

 

 


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