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FILIPPO: Servo di lor signori. (Tutti salutano senza moversi.) E io non ho da far niente? Tutti giocano, e per me non c'è da giocare?
GIACINTA: Vuol giocare, signor padre?
GIACINTA: Ehi! portate un altro tavolino. Vada a giocare a bazzica col signor Tognino.
GIACINTA: Non c'è altra partita. Il signor Tognino non sa giocare che a bazzica.
FILIPPO: E non posso giocare con qualcun altro? Non posso giocare a picchetto col signor Ferdinando?
SABINA: Il signor Ferdinando è impegnato.
FILIPPO: Oh! questa è bella da galantuomo.
ROSINA: Caro signor Filippo, non si degna di giocare col signor Tognino?
FILIPPO: Non occorr'altro. Andiamo a giocare a bazzica. (A Tognino.)
TOGNINO: Avverta ch'io non gioco di più d'un soldo la partita.
FILIPPO: Sì, andiamo; giocheremo d'un soldo. (S'incammina al tavolino.) Ehi! senti, va subito in cucina, e di' al cuoco che si solleciti quanto può, e che, crudo o cotto, dia in tavola. (Ad un Servitore, che parte.) (Figurarsi s'io voglio star qui un'ora a giocare a bazzica con questo ceppo!). (Siede al tavolino con Tognino e giocano.)
VITTORIA: Mi pare che un addio stamane si poteva venire a darmelo. (A Guglielmo.)
GUGLIELMO: Ma non vi ho detto, signora, che non sono uscito di casa?
VITTORIA: Sì, è vero; state in casa assai volentieri. Io dubito che a questa casa siate un poco troppo attaccato.
GUGLIELMO: Non so con qual fondamento lo possiate dire.
COSTANZA: Ma, signori miei, si gioca o non si gioca?
GUGLIELMO: Ha ragione la signora Costanza.
VITTORIA: (Or ora getto le carte in tavola).
GIACINTA: (Vittoria, per quel ch'io sento, vuol far nascere delle scene).
LEONARDO: Perché non bada al suo gioco, signora Giacinta?
ROSINA: Via, risponda. Ho giocato picche.
ROSINA: Taglia? Se ha rifiutato a trionfo.
LEONARDO: Non vuol che rifiuti? Non ha il cuore al gioco.
GIACINTA: Fo il mio dovere. Sento che qualcheduno si lamenta, e non so di che.
LEONARDO: (Non veggio l'ora che finisca questa maladetta villeggiatura).
SABINA: Ah! ah! gli ho dato un cappotto; un cappotto, gli ho dato un cappotto.
FERDINANDO: Brava, brava; mi ha dato un cappotto.
VITTORIA: Ha sempre gli occhi qui la signora Giacinta. (A Guglielmo.)
GUGLIELMO: La padrona di casa ha da tenere gli occhi per tutto.
VITTORIA: Sì, sì, difendetela. Trionfo. (Giocando con dispetto.)
COSTANZA: Questo non è trionfo, signora.
VITTORIA: Che so io che diavolo giochi?
COSTANZA: In verità, così non si può giocare. (Forte.)
GIACINTA: Che ha, signora Costanza?
VITTORIA: Eh! badi al suo gioco, signora Giacinta. (Ridendo.)
GIACINTA: Perdoni... sento che si lamentano...
TOGNINO: Bazzicotto, bazzicotto.
FILIPPO: Sì, sì, bazzicotto, bazzicotto. (Con rabbia.)
GIACINTA: Mi pare che la signora Vittoria non abbia per me grande amicizia. (Piano a Leonardo.)
LEONARDO: Non so che dire; ma in ogni caso si mariterà. (Piano a Giacinta.)
GIACINTA: Quando?
LEONARDO: Può essere che non passi molto.
GIACINTA: Sperate voi che il signor Guglielmo la sposi?
LEONARDO: Se il signor Guglielmo non prenderà mia sorella, né anche in casa vostra non ci verrà più.
ROSINA: Ma via, risponda. (A Giacinta.)
VITTORIA: (Parlano di me, mi pare).