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VITTORIA: Dite, Brigida. Dov'è stata oggi dopo pranzo la vostra padrona?
BRIGIDA: Che vuol ch'io sappia? Non so niente io.
VITTORIA: Come sta la castalda?
BRIGIDA: La castalda? Io credo stia bene.
VITTORIA: Non ha avuto la febbre la notte passata?
BRIGIDA: Oh! la febbre. Se ha aiutato anch'ella in cucina per il pranzo d'oggi.
VITTORIA: (Se lo dico! Tutti m'ingannano, tutti mi deridono, ma mi fa specie quello sciocco di mio fratello).
BRIGIDA: Non va ella cogli altri al caffè?
VITTORIA: Sono ritornati insieme il signor Guglielmo e la signora Giacinta?
BRIGIDA: Oh! io non so niente. A me non si domandano di queste cose. La mia padrona è una signora onesta e civile, e se vi sono dei giovani poco di buono, non si può dar la colpa alle persone savie e da bene. Se vuol andar, vada, se non vuole, io ho fatto il mio debito. (Parte.)
VITTORIA: Tanto più mi mette in sospetto. Basta, da qui a sera c'è poco. Sentirò che cosa m'ha da dire Leonardo. Taccio, taccio; ma se mi fanno parlare, s'hanno da sentire di quelle cose che non si sono mai più sentite. (Parte.)