Carlo Goldoni
Le avventure della villeggiatura

ATTO TERZO

Scena Decima. Tita e Beltrame, garzoni del caffè

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Scena Decima. Tita e Beltrame, garzoni del caffè

 

Campagna con bottega di caffè e qualche casa. Due o tre panche per comodo di quelli che vanno al caffè, situate bene.

 

BELTRAME: Tita, come stai d'appetito?

TITA: Oh! bene. Non veggio l'ora d'andar a cena.

BELTRAME: Questa mattina dal signor Filippo ci credevamo di fare un gran pasto, e non c'era da cavarsi la fame.

TITA: Venivano via i piatti di tavola netti netti, che non c'erano appena l'ossa.

BELTRAME: E di quel poco che è avanzato, che cosa ha toccato a noi?

TITA: Niente. S'hanno portato via tutto. Il castaldo, la castalda, la giardiniera, la lavandaia, i famigli, tutti hanno voluto la parte loro.

BELTRAME: S'intende che ci abbiano fatto un regalo grande a farci la minestra a posta.

TITA: Ma che minestra! Pareva fatta nelle lavature de' piatti.

BELTRAME: Vino pessimo.

TITA: Di quello che si può dar da bere ai feriti.

BELTRAME: Ci fosse stato almeno del pane.

TITA: Bisognava, chi voleva del pane, domandarlo per elemosina.

BELTRAME: Io mi sono attaccato ad un buon pezzo di manzo, che per verità era tenero come il latte.

TITA: Ed io ho adocchiato un cossame di cappone, a cui vi era per accidente un'ala intiera attaccata, e me l'ho pappolata in due colpi.

BELTRAME: Non era cattivo quel pasticcio di maccheroni.

TITA: Mi sono anche piaciute quelle polpette.

BELTRAME: L'arrosto, se fosse stato caldo, era di buona ragione.

TITA: Sì, era vitella di latte. Ne ho portato via un buon pezzo in una carta, per mangiarmelo questa sera.

BELTRAME: Ed io mi ho portato via quattro pasticciotti ed un pezzo di parmigiano.

TITA: Oh! se fosse stato un pranzo, come dich'io, si poteva portar via un buon tovagliolo di roba.

BELTRAME: E che non ci fossero stati tanti occhi d'intorno.

TITA: Basta dire, che se avanzava roba sui tondi, erano pronti i servitori di casa, per paura che ci ponessimo noi la roba in saccoccia.

BELTRAME: Oh! io non sono di quelli che portano le saccoccie di pelle.

TITA: Io pure di queste viltà non ne faccio. Se ce n'è, mangio, se non ce n'è, buon .

BELTRAME: Poco più, poco meno, pur che si viva.

TITA: Oh! ecco la compagnia; diamo luogo.

BELTRAME: E la vecchia innanzi di tutti.

TITA: E come mangia quella vecchietta!

BELTRAME: E il signor Ferdinando?

TITA: E il vostro caro signor Tognino?

BELTRAME: Ma ehi! avete veduto come si portava bene con quella ragazza?

TITA: E come!

BELTRAME: Se succede, vuol essere il gran bel matrimonio.

TITA: L'appetito e la fame. (Parte.)

BELTRAME: Il bisogno e la necessità. (Parte.)

 


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