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Guglielmo, poi Targa, cameriere di donna Livia, di casa della medesima.
GUGL. È andata meglio ch’io non credeva. Questo vuol dire aver pratica del Criminale. In tutte le cose vi vuole spirito, disinvoltura. Ho più piacere d’averla passata netta senza dar nulla al bargello, che se avessi guadagnato per me questa borsa. Ma io non la deggio tenere. Donna Aurora la rimanda onoratamente a donna Livia, ed io non voglio differire un momento a dar questa giustificazione ad una donna d’onore. Picchierò all’uscio di casa, e se mi si presenterà alcuno, di cui mi possa fidare, gliela farò tenere. (picchia all’uscio)
GUGL. Recate queste venti doppie alla vostra padrona. Ditele che donna Aurora le manda, e che Guglielmo le porta. Ditele che le manda una donna d’onore, e che le porta un giovine sfortunato.
TAR. La non ci pensi. Dirò bene. (Poverino! l’intendo, ma se si può far servizio, perché non s’ha da fare?) (da sé, entra in casa)