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Altra camera in casa di donna Livia.
Donna Livia e donna Aurora, poi Targa.
AUR. No, il signor Guglielmo da me non si è più veduto, e mi maraviglio di lui che sia partito di casa mia, senza da me congedarsi.
LIV. Se vostro marito lo ha scacciato villanamente, non conveniva ch’egli più oltre si trattenesse.
AUR. Io non ho parte nella sgarbatezza di mio marito; anzi mi sono con lui risentita, e non gliela perdono mai più.
LIV. Siete irata dunque con don Filiberto?
AUR. Sì: ho già fatto prepararmi il letto in un’altra camera.
LIV. E vorrete per questo...
AUR. Orsù, ditemi: avete ricevuto le venti doppie?
LIV. Sì, le ho avute. Ma se io le ho donate al signor Guglielmo, perché voi rimandarle?
AUR. Perché il signor Guglielmo non le ha volute.
LIV. Eh donna Aurora, ci sono degl’imbroglietti.
TAR. Con permissione. (a donna Aurora) (Il signor Guglielmo parte in questo momento). (piano a donna Livia, e parte)
LIV. Aspettatemi, che ora vengo. (a donna Aurora, e parte subito)