Carlo Goldoni
L'avvocato veneziano

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

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ATTO PRIMO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Camera dell’avvocato in casa di Lelio, con tavolino, scritture,

calamaio ed una tabacchiera sul tavolino medesimo.

 

Alberto in veste da camera e parrucca, che sta al tavolino scrivendo,

e guardando libri e scritture; poi Lelio

 

ALB. Me par impossibile che el mio avversario voggia incontrar sto ponto1. La rason xe evidente, la disputa è chiara, e l’articolo xe dalla legge deciso.

LEL. Signor Alberto, che fate voi con tanto studiare? Prendete un poco di respiro; divertitevi un poco. Non vedete che il sol tramonta? Sono quattr’ore che siete al tavolino.

ALB. Caro amigo, se me volè ben, lasseme studiar; sta causa la me preme infinitamente.

LEL. Sono otto giorni che non si fa altro che parlare di questa causa. Un uomo del vostro sapere e del vostro spirito dovrebbe a quest’ora esserne pienamente in possesso.

ALB. (S’alza) Ve dirò, sior Lelio, le cause de conseguenza no le se studia mai abbastanza. Quando se tratta de un ponto de rason2, bisogna sempre, per chiaro che el sia, dubitar dell’esito; bisogna preveder i obietti dell’avversario, armarse a difesa e a offesa; e un avvocato che ha per massima el ponto d’onor, no se contenta mai de se stesso; e veglia, e suda per assicurar l’interesse del so cliente, per metter l’animo in quiete, e per autenticar el zelo del proprio decoro.

LEL. Sono massime da par vostro, e non ho che dire in contrario. Solo bramerei che, dopo l’applicazione, mi donaste il contento di godere la vostra amenissima conversazione. So che siete ancor voi di buon gusto, e alle occasioni ho sperimentato in Venezia e sulla Brenta3 la prontezza del vostro spirito, lepido, ameno e saviamente giocoso.

ALB. Sì, caro amigo; son anca mi omo de mondo; me piase l’allegria; co ghe son, ghe stago, e ai so tempi no me retiro. Ma adesso son a Rovigo per trattar una causa, e no per star in villeggiatura. Vu stà quello che per un atto de bona amicizia m’avè procurà sta causa; vu avè indotto e persuaso sior Florindo a valersene della mia debole attività in una causa de tanto rimarco, e lu, fidandose della vostra amicizia, non ostante che in sta città de Rovigo ghe sia soggetti degni e capaci, el m’ha fatto vegnir mi da Venezia a posta, e la so confidanza xe tutta riposta in mi. Xe necessario non solo che applica alla causa con assiduità, ma che me contegna in tel paese con serietà, per accreditar la mia persona nell’animo del giudice, che xe un capo essenzialissimo che onora l’avvocato e che favorisse el cliente.

LEL. Se io vi ho proposto al signor Florindo, ho preteso di usare un atto di buona amicizia con tutti due. Con voi, procurandovi quell’onesto profitto che meriteranno le vostre fatiche; con lui, ponendolo nelle mani di un avvocato dotto, onesto e sincero, come voi siete.

ALB. Dotto vorria esser; onesto e sincero me vanto d’esser.

LEL. Ma questa sera almeno non verrete per un poco alla conversazione?

ALB. Doman se tratta la causa; no credo de poder vegnir.

LEL. Sono in impegno di condurvi, e spero che non mi farete scomparire.

ALB. Ma dove? Da chi?

LEL. In casa della signora Beatrice, di quella vedova di cui vi ho parlato più volte. Ella tiene conversazione una volta la settimana; stassera ci aspetta, e vi supplico di venir meco.

ALB. Ma fin a che ora?

LEL. Vi starete fin che v’aggrada.

ALB. Fin do ore m’impegno, ma gnente de più.

LEL. Mi contento. Vi troverete una conversazione che forse non vi dispiacerà.

ALB. Trattada che abbia sta causa4, se goderemo quattro zorni senza riserve.

LEL. Strepito grande fa questa causa in questo paese; non si parla d’altro.

ALB. Questo xe un maggior stimolo alla mia attenzion.

LEL. Ditemi, avete mai veduto la cliente avversaria?

ALB. L’ho vista diverse volte. Squasi ogni zorno la vedo al balcon. L’ho incontrada per strada. Un la s’ha fermà a discorrer col medico che giera in mia compagnia; l’ho considerada con qualche attenzion, e ho formà de ella un ottimo concetto.

LEL. Non è una bella ragazza?

ALB. Bella, da omo d’onor, bella d’una bellezza non ordinaria.

LEL. Vi piace dunque?

ALB. Le cose belle le piase a tutti.

LEL. Giuoco io, che più volentieri del signor Florindo, difendereste la signora Rosaura.

ALB. Ve dirò: rispetto al piaser de trattar el cliente, siguro che tratteria più volentiera siora Rosaura del sior Florindo; ma rispetto al merito della causa, defendo più volentiera chi ha più rason.

LEL. Povera giovane! Se perde questa causa, resta miserabile affatto.

ALB. Confesso el vero, che la me fa peccà5. La gh’ha un’idea cussì dolce, un viso cussì ben fatto, una maniera cussì gentil, un certo patetico missià con un poco de furbetto, che xe giusto quel carattere che me pol.

LEL. Volete vedere il suo ritratto?

ALB. Lo vederia volentiera.

LEL. Eccolo. Il pittore mio amico ne ha fatto uno per il conte Ottavio, che deve essere suo sposo; io ho desiderato d’averne una copia, ed egli mi ha compiaciuto. (gli fa vedere il ritratto in un picciolo rame)

ALB. L’è bello; el someggia assae; l’è ben desegnà; i colori no i pol esser più vivi. Vardè quei occhi; vardè quella bocca; el xe un ritratto che parla. Amigo, ve ne priveressi?

LEL. Se lo volete, siete padrone.

ALB. Me fe una finezza, che l’aggradisso infinitamente.

LEL. Ma parliamoci schietto. Non vorrei che foste innamorato della vostra avversaria.

ALB. La me piase, ma non son innamorà.

LEL. E avrete cuore di sostenere una causa contro una bella ragazza che vi piace?

ALB. Perché? Parleria anca contra de mi medesimo, quando lo richiedesse el ponto d’onor.

LEL. Badate bene.

ALB. Via, via, no me fe sto torto. No me credè capace de sacrificar el decoro alle frascherie.

LEL. E se la signora Rosaura sarà presente alla trattazion della causa, come anderà?

ALB. La varderò con tutta l’indifferenza. El calor della disputa non ammette distrazion. Co l’avvocato xe in renga6, xe impiegà tutto l’omo. I occhi xe attenti a osservar i movimenti del giudice, per arguir dai segni esterni dove pende l’animo suo. Le recchie le sta in attenzion, per sentir se l’avversario brontola co se parla, per rilevar dove el fonda l’obietto e fortificar la disputa, dove la se pol preveder tolta de mira con mazor vigor. La mente tutta deve esser raccolta nella tessitura d’un bon discorso, che sia chiaro, breve e convincente, distribuido in tre essenzialissime parti: narrativa, che informa; rason, che prova; epilogo, che persuada. Le man e la vita, tutto deve esser in moto e in azion7; perché vestendose l’avvocato non solo della rason, ma della passion del cliente, tutto el se abbandona ai movimenti della natura, e la veemenza colla qual el parla, serve per maggiormente imprimer nell’animo de chi l’ascolta, e per mostrar coll’intrepidezza, col spirito e col vigor la sicurezza dell’animo preparà alla vittoria.

LEL. Non so come il Dottor Balanzoni, vostro avversario, intenderà questa maniera di disputare. Egli è bolognese, e voi veneziano; a Bologna si scrive, e non si parla.

ALB. Benissimo, lu el scriverà, e mi parlerò. Lu xe primo, e mi son segondo. Che el vegna colla so scrittura d’allegazion, studiada, revista e corretta quanto che el vol, mi ghe responderò all’improvviso. Maniera particolar de nualtri avvocati veneti, che imita el stil e el costume dei antichi oratori romani.

LEL. Veramente è una cosa maravigliosa e sorprendente sentir gli uomini parlare all’improvviso in una manieraforte e sì elegante, che meglio fare non si potrebbe scrivendo. E quelle lepidezze frammischiate con tanta grazia nelle cose più serie, senza punto pregiudicare alla gravità della disputa, non incantano, non innamorano?

ALB. Quando le xe nicchiade con artifizio, dite con naturalezza, senza offender la modestia o la carità, le xe tollerabili.

LEL. Certo è una cosa di cui tutti i forestieri ne parlano con ammirazione e con maraviglia.

ALB. Ma, caro amigo, troppo tempo m’avè fatto perder inutilmente. Ve prego, lasseme studiar.

LEL. Via, studiate, e poi anderemo dalla signora Beatrice. Poco manca alla sera.

ALB. Sta siora Beatrice la ve sta molto sul cuore.

LEL. È una donna tutta spirito.

ALB. No la staria ben con vu.

LEL. Perché?

ALB. Perché so che vu un omo tutto carne.

LEL. Bene, il di lei spirito correggeria la mia carne.

ALB. Se el spirito moderasse la carne, felice el mondo: el mal xe che la carne fa far a so modo el spirito.

LEL. Voi siete diventato molto morale. Da quando in qua vi siete dato allo spirito?

ALB. Dopo che la carne m’ha fatto mal.

LEL. Quando è così, vi compatisco. Vi lascio nella vostra libertà. Anderò a vedere come sta Flaminia mia sorella.

ALB. Reverila da parte mia. Diseghe che ghe auguro bona salute.

LEL. Lo farò senz’altro. A rivederci stassera. (parte)

 

 

 





p. -
1 Ponto è lo stesso che articolo.



2 Articolo legale.



3 Lungo il fiume Brenta sono le più belle villeggiature de' Veneziani.



4 Trattar la causa è lo stesso che disputare secondo lo stile veneto.



5 Mi move a compassione.



6 In renga, in arringa.



7 Costume di quasi tutti gli avvocati veneti nel calor della disputa.



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