Carlo Goldoni
L'avvocato veneziano

ATTO PRIMO

SCENA QUINTA

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SCENA QUINTA

 

Beatrice e detti.

 

BEAT. E quando la finirete? Tanto vi vuole ad accomodare quattro sedie?

ARL. Colombina no la fenisse mai.

COL. Se non fossi io! Costui non è buono a nulla. Questa sedia qui. (regolando una sedia posta da Arlecchino)

ARL. Siora no, la va qua. (la scompone)

COL. Non va bene. La voglio qui. (la rimette dove era)

ARL. Ti è un’ignorante.

COL. Sei un asino.

ARL. Son el diavolo che te porta. (getta con rabbia la sedia in terra)

COL. A me quest’affronto? (ne getta una verso Arlecchino)

BEAT. Siete pazzi?

ARL. Maledettissima. (getta in terra un’altra sedia)

BEAT. A chi dico? Temerari, così mi ubbidite? Vi caccerò entrambi di casa.

COL. Con colui non si può vivere. (rimette una sedia)

ARL. Culia l’è insatanassada. (rimette un’altra sedia)

COL. Se non fossi io! (vuol rimettere la terza sedia)

ARL. Lassa star, che tocca a mi.

COL. Tocca a me.

ARL. Tocca a mi. (si sente picchiare)

BEAT. Picchiano.

COL. Vado io.

ARL. Tocca a mi.

COL. Tocca a me. (partono tutti due e lasciano la sedia in terra)

BEAT. Tocca a mi, tocca a me, e la sedia non si è levata. Gran pazienza vi vuole con costoro. L’ora s’avanza, e la conversazione questa sera ritarda. Se non giuoco, sto in pene; gran bel divertimento è il giuocare.

 

 

 


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