Carlo Goldoni
L'avvocato veneziano

ATTO SECONDO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Florindo con spada alla mano, in difesa d’Alberto, e detti.

 

FLOR. Alto, alto. (si frappone)

ALB. Gnente, sior Florindo. Lasseme terminar.

CON. (Ah! mi dispiace che sia pubblicato il mio tentativo). (da sé)

FLOR. Signor Alberto, questa giornata è destinata per voi a combattere colla voce e non colla spada.

ALB. Son bon per l’uno e per l’altro.

FLOR. Si può sapere, signori miei, la cagione delle vostre collere?

CON. (Se questo colpo m’andò fallito, ne tenterò qualcun altro). (da sé)

ALB. (Ho zurà de no parlar con chi che sia dell’indegna proposizion che m’ha fatta el Conte. No bisogna romper el zuramento). (da sé)

FLOR. È qualche grande arcano la vostra alterazione? Non si può sapere? Non si può rappresentare a un comune amico? Ciò mi mette, signor Alberto, in un gran sospetto.

CON. (Ora mi scopre senz’altro). (da sé)

ALB. (Eccolo qua coi so sospetti; bisogna disingannarlo). (da sé) Sior Florindo, ve dirò mi. Qua el sior Conte m’ha provocà, m’ha tirà a cimento, e no m’ho podesto tegnir.

FLOR. Ma con quali termini, con quali ingiurie vi ha provocato?

CON. Orsù, non ho soggezione di pubblicare io stesso la verità, giacché la debolezza del signor Alberto non sa tacerla. Io ho detto a lui...

ALB. Zitto, patron, la me lassa parlar a mi. Tocca a mi a giustificarme, e no tocca a ella. Sappiè, sior Florindo, che sto patron ha avudo l’ardir, la temerità, de parlar con poco respetto dei Veneziani. Mi che per la mia patria sparzerave el mio sangue, me farave cavar el cuor, no posso tollerar una parola, un accento, che tenda a minorar la so gloria.

CON. Mi maraviglio di voi: io non ho detto...

ALB. Basta cussì; la sa cossa che l’ha dito. La sa che ho zurà de no pubblicar quello che la m’ha dito. La tasa e la se consola che l’ha da far con un galantomo che sa mantegnir la parola, e trattar ben anca coi so propri nemici.

CON. (Il ripiego non è cattivo). (da sé)

ALB. Sior Florindo, vado a casa a serrarme in mezzà, a raccoglierme seriamente e prepararme per la disputa che doverò far. Se m’avè visto coraggioso colla spada alla man, me vederè intrepido nel tribunal. I omeni d’onor e de valor i ha da esser preparadi e disposti all’uno e all’altro esercizio, per se stessi, per i so amici, per la so patria, che va preferida a ogni impegno, a ogni interesse e alla vita istessa. (parte)

 

 

 


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