Carlo Goldoni
L'avvocato veneziano

ATTO SECONDO

SCENA OTTAVA

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SCENA OTTAVA

 

Alberto e Rosaura

 

ALB. (Fortuna de marineri, che vol dir tempesta de mar). (da sé)

ROS. Signor Alberto, se vi rincresce di restar meco, partirò subito per compiacervi; ma sappiate che io sono incapace di porre a rischio la vostra e la mia virtù.

ALB. Cussì credo, cussì argomento dalla so modestia, cussì me persuade quell’aria nobile, che spira dolcemente dal so bel viso.

ROS. Giacché la sorte ci ha fatto restar soli...

ALB. Sia sorte, o sia artifizio, non implica gnente affatto.

ROS. Artifizio di chi?

ALB. De un’amiga de cuor, interessada per i so vantaggi.

ROS. Se maliziosa credete la mia condotta, partirò per disingannarvi. (s’alza)

ALB. No, la resta pur. M’ho lassà scampar sta parola, per una spezie de vanità de far cognosser che sul libro del mondo ho letto qualche carta anca mi.

ROS. Io non so che vi dite. Parlerò, se vi contentate; partirò, se me l’imponete.

ALB. La parla: un’incognita forza me obbliga d’ascoltarla.

ROS. Giacché la sorte, dicevo, ci ha fatto restar soli, vorrei pregarvi a non mi negare una grazia.

ALB. No la perda el tempo a domandarme de tralassar la difesa de sior Florindo, perché tutto xe buttà via.

ROS. No, non è questo ch’io voglio chiedervi. Ma una semplice verità che a voi costa poco, e per me può valere moltissimo.

ALB. Co no se tratta de offender la delicatezza dell’onor mio, la parla con libertà, e la se comprometta de tutta la mia sincerità.

ROS. Vorrei che aveste la bontà di dirmi, se le frequenti volte che voi passaste sotto le mie finestre, sia stato mero accidente, oppure desiderio di rivedermi; se gl’inchini che di volta in volta voi mi facevate, erano puri atti di civilià, oppure effetti di qualche piccola inclinazione; se le finezze e le dichiarazioni fattemi ieri sera, sono stati unicamente effetti di mera galanteria, oppure espressioni ed effetti di un cuor parziale, di un cuore che abbia per me concepita qualche cortese stima; qualche generosa passione. Insomma, se io sono presso di voi una indifferente persona, o se posso lusingarmi di aver meritato, se non il vostro amore, almeno la vostra pietà.

ALB. Siora Rosaura, me son impegnà de responder sinceramente, onde non posso nasconderghe la mia inclinazion. Pur troppo dal primo che l’ho vista, me son sentio a ferir el cuor. E quando passava sotto le so finestre, e quando cercava l’occasion de vederla, giera un infermo che andava cercando qualche ristoro al so mal. Ma oh dio! la scarsezza del balsamo, in confronto della profondità della piaga, no fava che mazormente irritarla e me accresceva el tormento, nell’atto de procacciarme el remedio. Giersera, oh dio! giersera in che smanie, in che angustie me son trovà! Quei so rimproveri i giera tanti acuti stili, che me trapassava el cuor. Quelle occhiade, miste de sdegno e de tenerezza, le me strenzeva el petto a segno de no poder respirar. Vederme in grado de dover comparir nemigo in pubblico de una che adoro in privato, l’è una specie de novo tormento, mai più provà dai omeni, mai più inventà dai demòni, mai più figurà dalla crudeltà dei tiranni.

ROS. Dunque mi amate?

ALB. Colla maggior tenerezza del cuor.

ROS. Questo mi basta. Faccia ora di me la sorte il peggio che far ne può; soffrirò tutto senza lagnarmi, se certa sono del vostro amore.

ALB. Sì, cara siora Rosaura, ma la sicurezza del mio amor no pol gnente contribuir al desiderio dei so vantaggi. La vede, son nella dura costituzion de dover far quanto posso per renderla miserabile; e me pianze el cuor e se me giazza el sangue, co penso ch’el debito della mia onestà vol che butta da banda tutte le belle speranze della mia passion.

ROS. Vi compatisco più di quello che figurar vi possiate; e benché abbia mostrato d’avere a sdegno la vostra eroica costanza, l’ho internamente approvata; e tanto più vi trovo degno dell’amor mio, quanto più vi vedo impegnato a preferir l’onore all’amore. Se foste condisceso ad abbandonare il cliente per compiacermi, avrei goduto di mia fortuna, ma non avrei avuta stima pel vostro merito; e amando l’effetto del tradimento, avrei temuto il traditore medesimo.

ALB. Bei sentimenti, degni de un animo bello come xe el soo! Quanto più m’innamora sta bella virtù de quel bel viso e de quei bei occhi! Siora Rosaura, per amor del cielo, no la tormenta più el mio povero cuor.

ROS. M’intimate voi la partenza?

ALB. Ghe raccomando la mia reputazion. Sto nostro colloquio pien d’eroismo, pien de virtù, sa el cielo come el vegnirà interpretà da chi no sente la frase estraordinaria delle nostre parole.

ROS. Una sola cosa vi dico, e parto immediatamente.

ALB. L’ascolto con impazienza.

ROS. Vi amo e vi amerò fin ch’io viva.

ALB. E la me vorrà amar, dopo che per causa mia la sarà infelice?

ROS. Vi amerò appunto per questo, perché resa mi avrà infelice la vostra virtù.

ALB. Un amor de sta sorte merita una maggior ricompensa.

ROS. Son nata misera, e morirò sventurata.

ALB. Vorria consolarla, ma no so come far.

ROS. (Destino perverso, sorte crudele!) (piange)

ALB. (La tenerezza me opprime el cuor). (da sé)

 

 

 


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