Carlo Goldoni
L'avvocato veneziano

ATTO SECONDO

SCENA TREDICESIMA

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA TREDICESIMA

 

Alberto e Lelio

 

LEL. Amico, ora che siamo soli, mi voglio sgravare di un peso che ho sullo stomaco. Per Rovigo si è sparsa la voce che voi siate innamorato della signora Rosaura, e ciò mi dispiace infinitamente, mentre, se ciò fosse, io ne sarei la cagione, per avervi condotto in conversazione con lei.

ALB. Veramente savè che mi v’ho pregà de lassarme a casa, e vu a forza m’avè volesto obbligar de vegnir con vu. Ve aveva confidà avanti, che me piaseva siora Rosaura, ma siccome non aveva parlà longamente con ella, e non aveva scoverto el so cuor, giera in un stato da poderla trattar con indifferenza. Ve confesso la verità; la conversazion de giersera, el colloquio de stamattina, m’ha fenio intieramente d’innamorar.

LEL. Dunque, come anderà la causa?

ALB. Benissimo, se piase al cielo.

LEL. La tratterete con tutto l’impegno a favor del vostro cliente?

ALB. La saria bella! Son qua per quello.

LEL. E parlerete contro la vostra bella?

ALB. Senza una immaginabile difficoltà.

LEL. Ma si può far questa cosa? Si può agire contro una persona che si ama?

ALB. Se pol benissimo.

LEL. Come? Caro amico, spiegatemi il modo con cui ciò si può fare, perché io non ne son persuaso.

ALB. Ve lo spiegherò in do maniere: moralmente e fisicamente. Moralmente, rispetto a mi, considerando el mio dover, no me lasso regolar dall’affetto, ma dalla prudenza; e trovandome in un impegno dal qual nome posso sottrar senza smacco e senza pericolo della mia reputazion, fazzo che la virtù trionfa del senso inferior. Fisicamente ve digo che xe diverse le passion de l’omo, che operando una, l’altra cede, che piena la fantasia d’una forte impression verso un oggetto, no ghe resta logo per rifletter sora d’un altro. Altro xe operar per accidente, altro xe operar per mistier. Se mi no fusse avvocato, no saveria e no poderia parlar contra una persona che amo; ma facendolo per profession, parlo per uso e per costume, e monto in renga per far el mio debito, senza rifletter alle mie passion.

LEL. Bellissimo è il vostro sistema; non so però se venga comunemente abbracciato.

ALB. Tutti i omeni d’onor se regola in sta maniera. Quando vedè un avvocato in renga, disè pur francamente: quell’orator xe tanto trasformà nella persona del so cliente, che l’è incapace d’una minima distrazion.

LEL. Ammirerò con sentimento di giubilo questa vostra magnanima azione.

ALB. No ghaverò gnente de merito a far el mio dover.

LEL. Mi dispiace per altro infinitamente aver dato motivo al vostro cuore di qualche pena. Credetemi, l’ho fatto innocentemente, e ve ne chiedo scusa di cuore.

ALB. Se in tutte le operazion se vedesse le conseguenze, l’omo no falleria cussì spesso.

LEL. Non mi mortificate d’avvantaggio. Ne provo una pena non ordinaria.

ALB. Mah! l’è cussì. Chi non conversa è salvadego. Chi conversa, precipita. Felice el mondo, se se usasse per tutto delle oneste e savie conversazion, composte de zente dotta, prudente e de sesso egual. Queste xe quelle che rende profitto ai omeni, decoro alle città, bon esempio alla zoventù. Da queste vien fora quei grand’omeni, pieni de bone massime e de dottrina, nati a posta per el pubblico e privato ben. El studio no profitta tanto, quanto l’uso delle oneste e dotte conversazion. Studiando se impara con fadiga e con pena, conversando se impara con facilità e con piaser, perché unendose quel utile dulci, tanto commendà da Orazio, l’omo se istruisce nell’atto medesimo che el se diverte. Ma le massime de bona educazion le m’ha trasportà a segno, che più no me recordava della mia causa. Cussì quando tratterò la mia causa, sarò trasportà intieramente in quella; e dopo, sollevà dalla grand’azion, che requirit totum hominem, pol esser che me lassa allettar dall’amor, che xe la più forte, la più violenta passion della nostra miserabile umanità. (parte)

LEL. Il signor Alberto ha fatto più profitto sovra il mio spirito con queste quattro parole, che non avrebbero fatto dieci maestri uniti assieme. Più volentieri si ode un amico, di un precettore; e più facilmente s’insinuano le correzioni amorose, di quello facciano le strepitose. Questo è quello che si guadagna a praticar degli uomini dotti; sempre s’impara qualche cosa di buono. (parte)

 

 

 


Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License