Carlo Goldoni
L'adulatore

ATTO PRIMO

SCENA SEDICESIMA

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SCENA SEDICESIMA

 

Donna Elvira, e Don Sigismondo

 

ELV. Che buona dama è questa signora Governatrice!

SIG. Non è dissimile il bel cuore di suo consorte, e l’uno e l’altra hanno della stima per la vostra nobilissima casa, e dell’amore particolare per il vostro degno consorte!

ELV. Mio marito non merita nulla, e nulla ha fatto per il signor Governatore, che vaglia a lusingarmi della sua generosa parzialità.

SIG. Eppure, senza ch’egli lo sappia, ha fatto a don Filiberto un beneficio, una grazia tale che agli altri darà motivo d’invidia.

ELV. Che mai ha fatto egli per mio consorte?

SIG. Sapete voi che ora si tratta di supplicar S.M. per la permissione delle due Fiere?

ELV. Lo so benissimo.

SIG. Il memoriale è disteso, il dispaccio è formato. Vi vuole alla Corte una persona che agisca, e il padrone ha eletto don Filiberto per un impiegodegno e sì decoroso.

ELV. Signor segretario, avete voi operato nulla in questo affare in favore di mio marito, acciò egli se ne vada alla Corte?

SIG. Siccome lo amo e lo venero infinitamente, non ho mancato di far per esso de’ buoni uffici presso del mio padrone.

ELV. Già me ne avvedo. Ma spero che mio marito ringrazierà il signor don Sancio, e ne sarà dispensato.

 

 

 


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