Carlo Goldoni
La bancarotta, o sia il mercante fallito

ATTO PRIMO

SCENA TERZA

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA TERZA

 

Truffaldino, poi un Servitore

 

TRUFF. Pol esser che Brighella diga la verità. Ma se el cognosse che mi son furbo, bisogna che lu el sia più furbo de mi. Portemo sta lettera e po ghe penseremo su meggio per l'avegnir. O de casa! (batte alla locanda)

SERV. Chi domandate?

TRUFF. Stala qua quella signora forestiera?

SERV. La signora Clarice?

TRUFF. Giusto la signora Clarice.

SERV. Sta qui, ma ora non le si può parlare.

TRUFF. Perché? Dormela?

SERV. Non dorme, ma ha delle visite, e non le si può parlare.

TRUFF. Se poderave darghe una lettera?

SERV. Datela a me, che la porterò alla sua camera.

TRUFF. Bravo! ve dilettè anca vu de portar le lettere.

SERV. Ditemi, siete voi servitore?

TRUFF. Cussì e cussì; mezzo e mezzo. Garzon de bottega, una cossa simile.

SERV. Che serve dunque far discorsi sul portar le lettere? Voi fate l'uffizio vostro, ch'io farò il mio. Datemi voi la lettera del padrone, che io la porterò alla padrona.

TRUFF. Ecco la lettera. Cussì averemo fatto la fazzenda metà per omo.

SERV. Quanto vi dona il padrone per una lettera che portate?

TRUFF. Niente affatto.

SERV. Io all'incontro, ogni lettera che porto alla padrona, mi dona un paolo, e vado subito a guadagnarlo. (entra nella locanda)

 

 

 


Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License