Carlo Goldoni
La bancarotta, o sia il mercante fallito

ATTO PRIMO

SCENA QUARTA

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SCENA QUARTA

 

Truffaldino, poi Smeraldina dalla sua casa.

 

TRUFF. Ecco qua. In tutti i mistieri ghe vol fortuna.

SMER. Caro signor Truffaldino, che vuol dire che sono tanti giorni che non ci vediamo?

TRUFF. Bondì, Smeraldina. L'è un pezzo che no se vedemo, perché in casa del patron gh'è dei guai, delle disgrazie, e no i me lassa un'ora de libertà.

SMER. Eh, bricconcello, lo so perché ti vai scordando di me. Avrai qualche novella pratica, che ti svierà dalla tua Smeraldina.

TRUFF. No, da putto onorato.

SMER. Zitto, non bestemmiare. Dimmi un poco, che interessi hai a quella locanda?

TRUFF. Te dirò la verità. Ho portà una lettera del patron vecchio a una forestiera.

SMER. Sì, sì, la conosco. So che quel pazzo di Pantalone spende a rotta di collo con quella cara signora Clarice, e gareggia con tanti altri, che sono pazzi al pari di lui, a coltivare una donna di quel carattere. Ma è possibile che ad onta delle sue disgrazie, che oramai sono pubbliche per tutta Venezia, voglia il tuo padrone continuare a spendere e a rovinarsi del tutto?

TRUFF. No ghpericolo che el se rovina de più, perché l'è rovinà fin all'osso. Anzi, per dirtela in confidenza, perché so che ti è una donna de garbo, che no parla con nissun...

SMER. Oh, non vi è pericolo.

TRUFF. Sior Pantalon, oltre quel che l'ha donà a sta siora Clarice, el gh'ha imprestà trenta zecchini, e adesso che l'è in bisogno, el la prega de volergheli restituir.

SMER. Oh, è difficile che li restituisca.

TRUFF. Perché?

SMER. I danari che si prestano a certe signore, colle quali passano degli amoretti, bisogna far conto di averli donati.

TRUFF. La sa che adesso l'è poveromo; pol esser che la se mova a pietà.

SMER. Pietà in una donna di quel carattere? Non la sperare. Non avrà ella per il signor Pantalone il cuore amoroso che ha per il suo figliuolo la mia padrona; ma la condizione è diversa, e però sono diversi i loro costumi.

TRUFF. Ghe vorla ben siora Vittoria al sior Leandro?

SMER. Non fa che pensare a lui giorno e notte.

TRUFF. Siben che anca lu l'è deventà poveromo?

SMER. Lo compatisce e sa che è in disgrazia per cagione del padre.

TRUFF. Ma per mario no la lo vorrà più.

SMER. Questo non so dirti. Ella deve dipendere dal signor Dottore suo padre; per altro, se stesse a lei, son sicura che lo prenderebbe a costo di ogni pericolo.

TRUFF. E Smeraldina cossa disela de Truffaldin?

SMER. Io dico che Truffaldino è un poco di buono.

TRUFF. Perché anca elo l'è senza bezzi.

SMER. No, perché non viene a vedermi spesso, e non si ricorda di chi gli vuol bene.

TRUFF. Mi vegnirave spesso, ma ho un poco de suggizion de quel satiro del to patron.

SMER. Che cosa c'entra in questo il padrone? Sarebbe la bella cosa ch'io non potessi parlare qualche volta in casa con un amico!

 

 

 


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