Carlo Goldoni
Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno

ATTO PRIMO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Camera Reale.

 

La Regina, poi il Re e Servi.

 

REG.

Possibile che tanto

Possa lungi da me star il mio sposo?

Ahi, che meno amoroso io lo pavento.

Un solo, un sol momento,

Lasciar non mi solea. Pur troppo è vero:

Dopo quei giorni di primier diletto,

Si stanca l'uom del maritale affetto.

RE

Mia cara.

REG.

Ah, se tal fossi,

Men lontano da me trarresti l'ore.

RE

Io mi trattenni, o cara,

Con la nostra Lisaura,

Frutto de' nostri coniugali amori;

Ella, ancorché bambina,

Mostra spirto real ne' suoi prim'anni.

REG.

De' miei penosi affanni

Più non mi dolgo, se l'amata figlia,

Con innocente amore,

Gli amplessi mi usurpò del genitore.

RE

Lieto son io del vostro amor; conosco,

Cara, quanto mi amate, e quanta pena

Vi prendete per me. Grato ne sono;

Ma vorrei che l'affetto,

Disgiunto dal sospetto,

Vi lasciasse goder tutto il contento,

Senza provar di gelosia il tormento.

REG.

Impossibil mi fia

Amarvi, e non morir di gelosia.

 

Teneri affetti miei,

Vi sento, sì, vi sento,

E in così fier momento

Provar mi fate, oh

Dei! La pena del morir.

Ma voi tacete omai;

Sarà più bella assai

La gioia mia, se tanto

È fiero il mio martir. (parte)

 

 

 


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