Carlo Goldoni
Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno

ATTO SECONDO

SCENA QUINDICESIMA

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SCENA QUINDICESIMA

 

La Regina ed Aurelia

 

AUR.

Così è, ve l'accerto.

Credetelo, o cognata,

Non è infido il german, siete ingannata.

REG.

Ma vedeste voi stessa

Quello che vidi anch'io.

AUR.

S'ingannò il vostro sguardo, ed anco il mio.

Menghina non è amata

Né dal re, né da Erminio. Ell'affettando

Vezzi, grazie e beltà, serve di gioco

A chiunque la mira;

Ride ognuno di lei, ma non sospira.

REG.

E ciò vero sarà?

AUR.

Ve l'assicuro.

REG.

Temo che v'inganniate.

AUR.

Io ve lo giuro.

REG.

Dunque che far degg'io? Sarà irritato

Del mio furor geloso

L'adorato mio sposo.

AUR.

Eh non temete;

Gli sdegni de' mariti

Poco soglion durar. Due parolette,

Due sospiri amorosi,

Fanno tosto placar i più sdegnosi.

 

Superbo l'uomo irato

Sen va di sdegno armato;

Ma della donna il pianto

Tutto cangiar lo fa.

Dirà talor che sdegna

La sua nemica indegna;

Ma poi, quando la mira,

Sospira e n'ha pietà. (parte)

 

 

 


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