Carlo Goldoni
Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno

ATTO SECONDO

SCENA DICIASSETTESIMA

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SCENA DICIASSETTESIMA

 

Camera.

 

Bertoldo travestito con caricatura da Corte, con naso finto; poi Menghina

 

BER.

Affé che l'ho trovata;

La burla è ben pensata.

Con questo finto naso

Non mi conoscerà Menghina al certo,

E vestito così, mi crederà

Qualche gran cavalier della città.

Procurerò star ritto più ch'io posso.

S'ella di notte a scuro mi ha burlato,

Io mi sarò di giorno vendicato.

Ma eccola che viene;

Se voglio vendicarmi,

A far da giovinotto ho da sforzarmi.

MENG.

Ah ah, mi vien da ridere

Quando ci penso ancora... (Bertoldo la saluta)

A me questo, signor? Troppo mi onora.

Oh, oh, non tanti inchini.

Anzi lei, anzi lei, mi meraviglio.

(Parmi questo signor di me invaghito).

BER.

(La buona donna accetteria il partito).

MENG.

Ma chi è lei, mio signore?

BER.

Un vostro servidore. (alterando la voce)

MENG.

Anzi mio gran padrone.

BER.

Sono un adorator del vostro bello.

MENG.

Eh, lei mi burla.

BER.

No, vi dico il vero.

MENG.

Giuratelo, signor.

BER.

Da cavaliero.

MENG.

Io non v'ho più veduto.

BER.

Per voi son qui venuto.

MENG.

Ma da me che volete?

BER.

Cara, quel che vogl'io, voi lo sapete.

MENG.

(Costui mi va tentando).

BER.

(La scaltra va cascando).

MENG.

Ma io son maritata.

BER.

Senza malizia amar credo si possa.

Non mi fate languire.

MENG.

Io vengo rossa.

 

 

 


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