Carlo Goldoni
L'adulatore

ATTO SECONDO

SCENA SETTIMA

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SCENA SETTIMA

 

Donna Aspasia e detto.

 

SANC. Ben venuta la signora donna Aspasia.

ASP. Signor don Sancio, sono venuta a ricever le vostre grazie.

SANC. Chi vi vuol vedere, bisogna pregarvi. Sedete.

ASP. E voi non favorite più di venirmi a ritrovare, come facevate una volta. (siedono)

SANC. Oggi siete venuta da me; un’altra volta verrò io da voi.

ASP. (Non me ne importa un fico). (da sé)

SANC. Avete veduta mia moglie?

ASP. Le ho fatta far l’ambasciata, e mi ha fatto rispondere che era impedita e che frattanto venissi da voi, che poi sarebbe anch’ella venuta a vederci.

SANC. Oh! Donna Luigia poi è di buonissimo cuore.

ASP. Ella è una donna che sa il viver del mondo.

SANC. Ditemi, avete avuto lettere da vostro marito?

ASP. Sì signore, stamattina ho ricevuta una sua lettera.

SANC. Che cosa vi scrive?

ASP. Per dirvi la verità, mi sono scordata di aprirla.

SANC. Per quel ch’io sento, vi preme assai di vostro marito.

ASP. È militare; oggi qua, domani . Sono tanto avvezza a star senza di lui, che non mi ricordo nemmeno d’averlo.

SANC. Vorrebbe venire in Gaeta a quartier d’inverno.

ASP. Lo so, mi è stato detto.

SANC. Che dite? Lo facciamo venire, o non lo facciamo venire?

ASP. Faccia quel che vuole; per me è l’istesso.

SANC. Sta a me a farlo venire, o a farlo restare a Napoli.

ASP. Sentite: se ha da venire con dei denari, bene, se no, se ne può stare dov’è.

SANC. Vi occorre nulla? Avete bisogno di nulla?

ASP. Io son una che taccio, e fo come posso, per non incomodare gli amici. Per altro lo sapete... Basta, non dico altro.

SANC. Se vi occorre, comandate.

ASP. Vi ringrazio. La stima che ho per voi, non è interessata. Se amo la vostra conversazione, è perché siete veramente adorabile.

SANC. Voi mi consolate, cara donna Aspasia.

ASP. Sono unicamente a pregarvi della vostra protezione, in un affare di mia somma premura.

SANC. Comandate, disponete di me.

ASP. Sappiate, signore, che sono due anni che non si paga la pigione di casa. Il padrone di essa ha fatto tutti gli atti di giustizia contro di me, e se non pago, dentro domani sono soggetta a un affronto.

SANC. Quanto importa l’affitto?

ASP. Cento doppie.

SANC. (Il colpo è un poco grosso). (da sé) E che pensate di fare?

ASP. Voi potreste acquietar il padrone.

SANC. Sì, sì, gli parlerò. Lo farò aspettare.

ASP. Ma poi si dirà che voi fate delle ingiustizie per causa mia.

SANC. Lo farò con buona maniera.

ASP. No, no, per salvare il vostro decoro e la mia riputazione, manderò a vendere tutto quello che io potrò per pagar il debito.

SANC. Questo non è conveniente.

ASP. Come volete ch’io faccia?

SANC. Aspettate... più tosto...

ASP. Anzi, non voglio perder tempo. Voglio andar adesso a far chiamare un rigattiere...

SANC. Fermatevi. Gli si potrebbe dar la metà.

ASP. Questo poi no. Ho promesso in parola d’onore di pagar tutto.

SANC. Mandiamolo a chiamare; sentiamo un poco.

ASP. Vi dico che non voglio perder la mia riputazione.

SANC. Dunque?

ASP. Dunque vender tutto a rotta di collo.

SANC. Aspettate. Ehi, chi è di ?

 

 

 


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