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OTT. Anche la cameriera si burla di me? Vi è pur troppo il bugiardo, ma non sono io quello, e non posso giustificarmi. Il signor Florindo mi assicura non esser vero che Lelio sia stato introdotto in casa, e molto meno che abbia seco loro cenato. Una serenata non reca pregiudizio all'onestà d'una giovane, onde mi pento d'aver creduto, e molto più mi pento d'aver parlato. Lelio è l'impostore, Lelio è il bugiardo, ed io, acciecato dalla gelosia, ho avuta la debolezza di credere, e non ho avuto tempo di riflettere che Lelio è un giovinastro, venuto recentemente da Napoli. Come l'aggiusterò io con Beatrice, e quel che più importa, come l'aggiusterò con suo padre? Eccolo ch'egli viene; merito giustamente i di lui rimproveri.
DOTT. Che c'è, signor Ottavio? Che fate in casa mia?
OTT. Signore eccomi a' vostri piedi.
DOTT. Dunque mi avete raccontate delle falsità.
OTT. Tutto quello ch'io ho detto, non fu mia invenzione; ma troppo facilmente ho creduto, e troppo presto vi ho riportato, quanto da un bugiardo mi fu asserito.
DOTT. E chi è costui?
DOTT. Il figlio del signor Pantalone?
OTT. Vi è giunto ieri, per mia disgrazia.
DOTT. Dov'è? È in casa di suo padre?
OTT. Credo di no. È un giovine scapestrato, che ama la libertà.
DOTT. Ma come ha potuto dire questo disgraziato tutto quello che ha detto?
OTT. L'ha detto con tanta costanza, che sono stato forzato a crederlo, e se il signor Florindo, che so essere sincero e onorato, non mi avesse chiarito, forse forse ancora non ne sarei appieno disingannato.
DOTT. Io resto attonito come colui, appena arrivato, abbia avuto il tempo di piantare questa carota. Sa che Rosaura e Beatrice sieno mie figlie?
OTT. Io credo di sì. Sa che sono figlie d'un medico.
DOTT. Ah disgraziato! Così le tratta? Non gli do più Rosaura per moglie.
OTT. Signor Dottore, vi domando perdono.
DOTT. Vi compatisco.
OTT. Non mi private della vostra grazia.
OTT. Ricordatevi che mi avete esibita la signora Beatrice.
DOTT. Mi ricordo che l'avete rifiutata.
OTT. Ora vi supplico di non negarmela.
OTT. Ditemi di sì, ve ne supplico.
OTT. Vi chiedo la figlia, non vi disturberò per la dote.
DOTT. Via, non occorre altro, ci parleremo. (parte)
OTT. Non mi curo perder la dote, se acquisto Beatrice. Ma vuol essere difficile l'acquistarla. Le donne sono più costanti nell'odio, che nell'amore. (parte)