Carlo Goldoni
Il buon compatriotto

ATTO PRIMO

SCENA SECONDA   Leandro e detti; poi Pandolfo.

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SCENA SECONDA

 

Leandro e detti; poi Pandolfo.

 

LEAN. Signora, perché non siete venuta a bevere il caffè al botteghino?

ROS. L'ho bevuto due volte. Dicono che il caffè dissecca; non vorrei che mi riducesse uno stecco.

TRACC. (Riflette che ora parla toscano)

LEAN. Perché almeno non ci avete onorati della vostra amabile compagnia?

ROS. Non vi ho annoiati abbastanza da Padova fin qui? Non ho da infastidirvi sino a Venezia?

LEAN. Siete tanto allegra e gentile, che è una delizia lo star con voi.

TRACC. (A piano) Andemo in burchiello.

ROS. (Co sarà ora, anderemo).

LEAN. È con voi questo giovane?

ROS. Sì signore, non l'avete veduto in burchiello?

LEAN. Sì, l'ho veduto, ma era da voi lontano, e non lo credeva in compagnia vostra.

ROS. Credevate ch'io fossi sola?

LEAN. Per dirla, me ne voleva maravigliare.

ROS. Sarebbe da ridere che una donna di condizione viaggiasse sola.

LEAN. Scusatemi; il vostro grado si può sapere?

ROS. Perché no? Io sono la contessa di Buffalora.

LEAN. (Si conosce dall'aspetto e dal tratto che è nata nobile).

TRACC. (Piano a Rosina: cosa le viene in testa di farsi creder contessa)

ROS. (Gh'ho le mie rason; lo fazzo col mio perché. Secondème, e no dubitè gnente). (a Traccagnino)

LEAN. Quest'uomo, signora Contessa, mi figuro che sarà il vostro servo.

ROS. Sì certo; è il mio servitore.

TRACC. (Tarocca, e dice piano a Rosina, che non vuol passare per servitore)

ROS. (Tasè, abbiè pazenzia: za nol ve cognosse; no perdè gnente del vostro).

TRACC. (Insiste che non vuole, e scoprirà tutto)

ROS. (Tasè, no me ruvinè, no me precepitè. Soffrì per mi e per la patria).

TRACC. (Che non vuole far questo disonore ai suoi parenti che sono cent'anni che fanno a Bergamo i ciabattini, e non vuole passar per un servitore)

LEAN. E che cos'ha, signora Contessa, il vostro servo, che pare sia infastidito di qualche cosa?

ROS. Dirò, signore, quando siamo smontati per desinare, egli è restato in burchiello a far la guardia alla roba: s'è addormentato, e non ha mangiato, e ora si lagna meco che muor di fame.

TRACC. (Stupisce del bel talento)

LEAN. Signora, s'egli si degna, e se voi l'accordate, io ho da soccorrerlo mirabilmente. Non essendo io pratico di questo viaggio, e non sapendo che si pranzasse in buona compagnia, come abbiamo fatto, mi sono a Padova proveduto del bisognevole. S'ei si vuol divertire, troverà un sontuoso cappone freddo, un arrosto di vitello tenero come il latte, un pezzo di formaggio di Lodi che è da dipingere, e un fiasco di vino stupendo.

TRACC. (Si va commovendo)

ROS. (Caro sior Traccagnin, sta sorte de incontri no bisogna lassarli andar). (a Traccagnino)

TRACC. (Che anderebbe volentieri, ma non vuol che gli dicano servitore)

LEAN. Che dice, signora, non vuol andare?

ROS. Dice, che non sa in burchiello a chi domandar questa roba.

LEAN. Aspettate, darò ordine al mio servitore. Ehi Pandolfo.

PAND. Comandi?

LEAN. Va qui con quel giovane, che è il servitore di questa signora...

TRACC. (Da sé va in collera)

LEAN. Se poi non vuole, lasci stare.

ROS. (Cappon rosto, formaggio, la xe una marenda che fa cascar el cuor). (a Traccagnino)

TRACC. (Mostra la passione che ha per mangiare)

ROS. Signore, ha un po' di vergogna, ma riceverà le sue grazie.

LEAN. Va dunque con questo giovane, e dagli da mangiar quel che c'è. (a Pandolfo)

PAND. Andiamo, galantuomo, che vi divertirete assai bene.

TRACC. (Ha qualche difficoltà, poi si risolve d'andare)

PAND. Andiamo, che vi terrò compagnia: da buoni amici, da buoni camerata. Sono servitore anch'io, come siete anche voi. (parte per il burchiello)

TRACC. (Va in collera che gli ha detto servitore. Vorrebbe andare, non vorrebbe andare. Pensa al cappone, all'arrosto, al formaggio, e risoluto per andar al burchiello, parte)

 

 

 


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