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Rosina, Traccagnino e detti.
TRACC. (Presenta Rosina a Brighella)
LEAN. (Oh cieli! La Contessina! Mi dispiace che vi si trovi Brighella).
ROS. (Xe qua sior Leandro; me despiase che no ghe posso discorrer con libertà).
BRIGH. (Vi saluto quel giovine? Questo no xe parlar bergamasco). Disè, camerada, xela questa la patriota che m'avè ditto?
TRACC. (Di sì, che è quella)
BRIGH. Mo come xela bergamasca, se la parla toscano?
TRACC. (Che sa parlare in tutt'i linguaggi)
BRIGH. (Ho capio; una dretta de vintiquattro carati). (da sé)
ROS. (Disè). (a Traccagnino)
ROS. Cossa dìselo quel galantomo?
TRACC. (Dice che è maravigliato ch'ella sappia parlar toscano)
TRACC. (Non tutto, ma qualche cosa)
ROS. No vorria che i me scoverzisse. (da sé)
BRIGH. (Gran segreti! gran macchine! gran alzadure d'inzegno!)
LEAN. (Vorrei che se ne andasse Brighella).
BRIGH. Sior Leandro, la cognósselo sta signora?
LEAN. Io no, non la conosco. (Non vo ch'ei sappia la nostr'amicizia).
BRIGH. Dasseno, nol la cognosse?
LEAN. Se vi dico di no. (La Contessa ha giudizio, non vi è pericolo che mi faccia smentire). (da sé)
ROS. (El fa ben, per far che sto servitor no sappia i nostri interessi). (da sé)
TRACC. (Si raccomanda a Brighella che gli trovi alloggio, perché non vuol più stare in strada con quella donna)
BRIGH. Adesso; aspettè. (a Traccagnino) La sappia, signor, che sta povera dona, muggier de quel galantomo...
LEAN. Come! quella signora è moglie di Traccagnino? (con calore)
BRIGH. No m'aveu ditto vu, che la xe vostra muggier? (a Traccagnino)
TRACC. (A Rosina) No m'aveu ditto vu, che diga che son vostro mario?
LEAN. Che imbroglio è questo, signora Contessa?
LEAN. Sì, la conosco benissimo. È una dama vedova, è milanese. È la contessa di Buffalora.
BRIGH. Né dama, né vedua, né contessa de Buffalora. (a Leandro)
ROS. (Oh poveretta mi! el pettolon xe scoverto).
LEAN. Signora, giustificatevi, che ci va della vostra riputazione.
ROS. Signore, compatite; ho avute le mie ragioni per tenermi occulta. Tra voi e me saprò giustificarmi perfettamente.
LEAN. Ma costui non è il vostro servo?
TRACC. (In collera: che si maraviglia, che non è servo e non è costui. Ch'è un galantuomo, buon bergamasco, nato buon ciabattino onorato, e che ora vuol fare il mercante, e che pregato da Rosina si è accompagnato con lei per farle carità, e per l'onor della patria)
ROS. (Sia maledetto co m'ho intrigà con costù).
BRIGH. E sia ditto a so onor e gloria, i l'ha scazzadi dalla casa dove che i giera, e i se raccomanda perché ghe trova un alozo. Onde se sior Leandro gh'ha della premura per siora contessa de Buffalora e per sior conte Batocchio, el pol darse l'onor de trovarghe un palazzo sul Canal Grando.
LEAN. Sì, Brighella, deridetemi, che avete ragione di farlo. Io non insulterò una donna qualunque siasi, malgrado le di lei imposture: perché alle donne son solito portar rispetto, e costei ha saputo piacermi, e tuttavia me la sento nel cuore. Condanno me medesimo solamente di troppo facile, di troppo incauto, di troppo cieco. Merito peggio. Mio padre mi chiama in Venezia per un maritaggio, ed io mi perdo in amori stranieri, vagheggio un'incognita, e dono il core ad una femmina venturiera? Il freddo accoglimento della signora Isabella può esser provenuto dal saper ella il torto ch'io le facea. Pur troppo sarà stata avvertita della mia mala condotta. Merito peggio, e son disposto a domandarle perdono. Ite voi, o signora, dove v'aggrada. A me più non pensate, ch'io farò ogni sforzo per dimenticarmi di voi. Non vi rimprovero, non v'insulto; vi dico in cambio, che non fate torto a' doni del cielo, che non abusate del vostro talento, che fate miglior conto della vostra bellezza. Vi auguro miglior sorte e miglior condotta, e vi abbandono per sempre, e non isperate di vedermi mai più. (parte)
BRIGH. Siora Contessa, la reverisso. Sior Conte, ghe son umilissimo servitor. (parte)