Carlo Goldoni
Amor contadino

ATTO SECONDO

SCENA OTTAVA   Timone, poi Fignolo

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SCENA OTTAVA

 

Timone, poi Fignolo

 

TIM.

Ih ih! vuol mover guerra

Agli astri ed alla terra. Eh sì, mi fido.

Di una donna al furor non tremo, io rido.

Spiacemi della Lena

Ch'è ancor sì travagliata

E pare innamorata,

E di chi non capisco, e dir nol vuole;

E mi fanno tremar le sue parole.

FIGN.

Padron, sapete nulla

Dove sia la fanciulla?

TIM.

Chi?

FIGN.

La Lena.

Dagli occhi ci è sparita,

E nessuno sa dir dove sia ita.

TIM.

Povero me! cercatela.

Guardate nel giardino,

Nell'orto e nei vigneti

E nel vial degli abeti.

Ah, si vuol rovinar così ammalata.

Ditele che non faccia la sguaiata.

FIGN.

Si, sì, glielo dirò. (Ma la conosco:

Caparbia è per natura.

Che trovar non si lasci ho gran paura). (da sé, e parte)

TIM.

Padri, poveri padri! Abbiam nei figli

Brevissimi contenti e lunghi guai,

E un di bene non ci lascian mai.

 

Quando sono tenerelli,

Cento cure e cento mali.

Quando sono grandicelli,

O son sciocchi o son bestiali;

E si strilla e si contende,

E la madre li difende.

Oh che spine in mezzo al cor!

E se arrivano in età,

Che piacere a noi si ?

Se son maschi, mille vizi,

Se son donne, precipizi.

Ah, chi figlio alcun non ha,

È felice, e non lo sa. (parte)

 

 

 


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