Carlo Goldoni
La burla retrocessa nel contraccambio

ATTO SECONDO

SCENA QUARTA   Agapito, poi Pandolfo

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SCENA QUARTA

 

Agapito, poi Pandolfo

 

AGAP. (Tornano a battere più forte, Agapito apre) Oh scusi signor Pandolfo. Non ho gran pratica della casa; non aveva sentito.

PAND. Dov'è Gottardo?

AGAP. Non c'è, signore; è sortito con sua moglie per un affar di premura, ed ha lasciato me in casa, per ricever lei e la signora Costanza; che vuol dire che non è venuta la signora Costanza?

PAND. E come sapeva Gottardo, che io e mia figliuola volevamo oggi venir da lui? E che sì, che voi gliel'avete detto?

AGAP. Signor, vi domando scusa; è vero, io non son capace di dir bugie. Sono stato io che gliel'ha detto.

PAND. E per qual ragione? Vi aveva pure avvertito di non dirgli niente.

AGAP. È vero, ma vi dirò la verità. Io ho dell'amicizia per Gottardo, e mi dispiaceva di vedere questo pover'uomo imbrogliato, se gli foste arrivati all'improvviso. Ho creduto bene avvertirlo, ma non dubitate che egli si metta in gran soggezione. Gliel'ho detto espressamente, e non lo farà.

PAND. Oh bene io ho perduto il gusto della sorpresa; mi piaceva di vederlo imbarazzato; ora che lo sa, non voglio altro.

AGAP. Oh caro signor Pandolfo, questa sarebbe per Gottardo una mortificazione infinita. Ora che lo sa, che ha fatto qualche preparativo...

PAND. Procurate di ritrovarlo: ditegli che non faccia altro, ch'io non ci vengo.

AGAP. In verità, il pover'uomo sarebbe alla disperazione. Ha sentito con tanto piacere la nuova ch'io gli ho recato; e poi, per dirle la verità, tanto egli che Placida, quando hanno saputo questo, hanno invitato qualche altra persona, e se non venissero vossignoria e la signora Costanza, sarebbero alla disperazione.

PAND. Questa è una ragione che quasi mi persuade, ma voi avete fatto male a parlare.

AGAP. È vero, ma l'ho fatto per buon core.

PAND. Gottardo vuol dunque oggi trattarsi. Ha invitato delle persone?

AGAP. Sì signore, saremo io credo, sei o sette.

PAND. E come ha fatto a determinarsi a ciò? Io so che egli è stato sempre un grand'economo.

AGAP. Oh adesso è generosissimo. Si è messo un poco a trattare, vede bene è diventato mercante.

PAND. Non vorrei che perdesse il , e diventasse troppo liberale.

AGAP. Oh non vi è pericolo; ve l'assicuro.

PAND. Basta; per questa volta verrò.

AGAP. E la signora Costanza?

PAND. Verrà ancor ella. Vi dirò, io sono venuto avanti per saper con bel modo, se Gottardo e Placida restavano a pranzo in casa, per esser sicuro di non burlarmi; poi sarei andato ad aspettarvi in piazza, come eravamo d'accordo, e saremmo andati a prender mia figlia per condurla qui.

AGAP. Mi dispiace che io ora non mi posso partire.

PAND. No, no, restate. All'ora congrua verrò io con Costanza. Ma dite a Gottardo che non faccia spese superflue.

AGAP. Sì signore.

PAND. Ricordategli l'economia.

AGAP. Oh lasciate fare a me

PAND. A rivederci, ciarlone.

AGAP. Avete ragione. Ho parlato, ch'io non doveva.

PAND. M'immagino che sarete voi pure degli invitati.

AGAP. Sicuro. Io quando ho sentito così, non ci voleva stare, ma Gottardo mi ha tanto pregato.

PAND. Sì, è un uomo di buonissimo core.

AGAP. Oh! è una gioja.

PAND. Addio. (parte)

AGAP. Servitor suo.

 

 

 


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