Carlo Goldoni
La burla retrocessa nel contraccambio

ATTO QUARTO

SCENA PRIMA   La stessa camera dove si è fatto il pranzo   Gottardo e Placida

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ATTO QUARTO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

La stessa camera dove si è fatto il pranzo

 

Gottardo e Placida

 

PLAC. E bene, eccomi qui. Sono in casa. Siete contento?

GOTT. Se ci siete voi in casa, ci sono anch'io. Manca poco alla sera; ci spoglieremo, e potremo far qualche cosa. Io ho da rivedere alcune partite, ho da rispondere a delle lettere e voi lavorerete, starete con me, mi terrete un poco di compagnia.

PLAC. Tutto ciò si poteva far questa sera; e quest'ora di giorno, giacché io era fuori di casa, non era gran cosa lasciarmela impiegare in una visita di convenienza.

GOTT. E dove volevate andare?

PLAC. Voleva andare dal signor Pandolfo. È qualche giorno ch'io non vedo la signora Costanza, ed ho tante obbligazioni con quella casa, che è giusto che di quando in quando mi lasci almeno vedere.

GOTT. Bene, vi anderete domani.

PLAC. E perché domani, e non oggi?

GOTT. Perché ho piacere che vi andiate piuttosto domani.

PLAC. Ecco qui, vuol tutto a suo modo. Ed io domani ho da far piucché oggi, e non ci anderò.

GOTT. Eh sì, ci anderete.

PLAC. No, non ci anderò.

GOTT. Per farmi piacere, so che ci anderete.

PLAC. Ho d'andarvi per far piacere a voi, e non posso aver io la soddisfazione di farlo quando piacerebbe a me? Questo vuol dire che siete uno spirito di contraddizione.

GOTT. Ma no, non è vero. Voi prendete sempre le cose a rovescio. Vi dirò la mia ragione. Se andate oggi voi non troverete a casa il signor Pandolfo, ed a me preme che lo troviate, e domattina lo troverete, e voglio che gli facciate per me un complimento di scusa.

PLAC. Quale scusa? Che cosa gli avete fatto per domandargli scusa?

GOTT. Vi dirò, ma non andate in collera, se è possibile. Questa mattina, dopo che siete partita per andare da vostra madre, è venuto quel drittone di Agapito e mi ha detto che il signor Pandolfo e la signora Costanza volevano oggi farci l'improvvisata di venire a pranzo da noi. Io gli ho detto che era impegnato a andar a pranzo fuori di casa...

PLAC. Ed avete avuto la villania di ricusar l'onore che volevano farci il signor Pandolfo e la signora Costanza?

GOTT. Ma voi sapete ch'io era impegnato.

PLAC. E perché non avete mandato ad avvertirmi che sarei venuta io?

GOTT. E volevate riceverli voi senza di me?

PLAC. E vi pare una bell'azione verso una persona che ci protegge e ci fa del bene?

GOTT. E per questo voglio che andiate voi a far le mie scuse.

PLAC. E che scusa volete voi che io le porti? Quella di esser andato a pranzo da vostro compare? Se fosse vero che ci foste stato, la scusa sarebbe magra, poiché vi potevate disimpegnar facilmente; ma il punto è, che non siete stato da vostro compare, e ne sono certa.

GOTT. Come potete voi dire che non sono stato da mio compare?

PLAC. Lo dico con fondamento, perché ho mandato a vedere e non vi ci hanno trovato.

GOTT. A che ora avete mandato?

PLAC. A diciassette ore suonate.

GOTT. Se aveste mandato a diciotto, mi avrebbero trovato e mi avrebbero veduto a tavola con mio compare.

PLAC. Non è vero niente. Ho sempre sospettato che voleste darmi ad intendere una cosa per l'altra, ma ora che sento che avete ricusato di ricevere il signor Pandolfo e la signora Costanza, mi assicuro che non siete stato dal compare, perché da lui vi sareste sottratto come richiedeva l'obbligo vostro verso il signor Pandolfo, e dico e sostengo che un altro impegno vi avrà strascinato, e che qualche partita di piacere vi avrà fatto commettere la mal'azione.

GOTT. Io impegnato in partite di piacere?

PLAC. Sì, voi. Povero innocentino! che non eravate solito, prima che foste maritato, di frequentare gli amici? E le amiche, e le amiche, e sarà stata una partita d'amiche. Non può essere altrimenti. Ne sono certa.

GOTT. Ne siete certa?

PLAC. Certissima.

GOTT. Ed io son certo d'un altra cosa.

PLAC. E di che in grazia?

GOTT. Che voi non sapete quel che vi dite.

PLAC. Basta. Non ho ancora in mano quel che mi vuole per assicurarmene. Ma lo saprò, lo saprò senza fallo, e se me n'accorgo, se vi trovo sul fatto, povero voi!

GOTT. Povero me?

PLAC. Sì, povero voi.

GOTT. In verità, voi mi fate ridere.

PLAC. Ridete, che avete buon ridere; ma un giorno forse... (si sente battere alla porta)

GOTT. Battono. Guardate chi è.

PLAC. Riderò anch'io un giorno, ve l'assicuro.

GOTT. Placida, guardate chi è.

PLAC. Son buona buona, ma poi...

GOTT. Eh finitela una volta. Andate a guardare chi è. (con sdegno)

PLAC. Ih! che diavolo d'uomo! (parte per andare ad aprire)

 

 

 


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