Carlo Goldoni
La burla retrocessa nel contraccambio

ATTO QUARTO

SCENA TERZA   Garzoni dell'Oste e detti.

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SCENA TERZA

 

Garzoni dell'Oste e detti.

 

GARZ. (Entrano)

OSTE Prendete quella roba e portatela a casa, ma prima incontriamola. (L'Oste e i Garzoni vanno all'armadio, incontrano tutta la roba, e la vanno disponendo per portarla via)

GOTT. (Cospetto di bacco! io non posso capire il fondo di questa istoria). (da sé)

PLAC. Ecco, se ho ragione di lamentarmi di voi. Ecco il bel trattamento che voi mi fate dopo quattro giorni di matrimonio. Ridete, se vi l'animo di ridere.

GOTT. (Sì, non può esser altro assolutamente). (da sé)

PLAC. Risparmia un paolo, per non dar a me una picciola soddisfazione, e poi getta i danari, e fa pranzi in casa, e di nascosto della povera moglie.

GOTT. Eh corpo del diavolo! con tutte le vostre belle parole, con tutte le vostre affettate esagerazioni, voi non me la darete ad intendere. Altri che voi non può avermi fatto questa soperchieria.

PLAC. Io?

GOTT. Sì, voi; per castigarmi della mia supposta avarizia, per vendicarvi del pasto, che non ho voluto far per le nozze.

PLAC. Io?

GOTT. Sì, altri che voi non poteva entrare in casa; la serratura è forte, ha degli ordigni, che senza la propria chiave non si può aprir da nessuno; voi che avete la chiave, voi siete entrata, voi mi avete fatto l'impertinenza.

PLAC. Povero Bernardone! io ho la chiave? Vedete come le bugie hanno corte le gambe! Non vi ricordate più, che mi avete obbligato questa mattina a lasciar la chiave?

GOTT. Ah sì, è vero. Son fuor di me. Scusatemi, non me ne ricordava.

PLAC. Voi avrete data la mia chiave a qualcheduno. Sa il cielo cosa ne avete fatto.

GOTT. Io non l'ho data a nessuno. Eccole qui tutte due. (tira fuori le due chiavi e le osserva) Come! questa non è mia chiave. Questa non apre la nostra porta. Ah ah, ora capisco l'inganno, la baronata. Voi che mi avete gettata la chiave per dispetto, voi mi avete gabbato, mi avete dato una chiave per un'altra. Vi siete ben divertita, ed ora vi burlate di me.

PLAC. Uomo perfido! uomo maligno! avete ancora tanto coraggio d'aggiungere la calunnia alla falsità, all'impostura? Basta così; non vo' altro. Vi conosco abbastanza. Prenderò il mio partito. Mi farò render giustizia, e voi, e voi... Lasciatemi stare, che non posso più tollerarvi. (parte, e va in camera)

 

 

 


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