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Il Garzone del caffè, ed il suddetto
GARZ. Servitor umilissimo, signor Gottardo.
GOTT. Cos'è? C'è qualche altra novità? Venite anche voi per danari?
GARZ. Sì signore, vengo per i cinque caffè, che ho portati qui quest'oggi.
GARZ. So benissimo ch'ella non c'era, e per questo sono venuto a domandarle se li pagherà vossignoria, o se devo farmeli pagare dal signor Agapito.
GOTT. Ah ah. È il signor Agapito che li ha ordinati?
GARZ. Sì signore, ma mi ha detto che li pagherete voi.
GOTT. E Agapito oggi ha desinato qui?
GARZ. Ancora.
GOTT. Conoscete voi le persone che hanno qui desinato?
GARZ. Sì signor, li conosco tutti.
GOTT. Buono, buono. Ditemi un poco (ma non vorrei che venisse Placida ad inquietarmi sul più bello. Non vi è bisogno di furia, ma di destrezza). (da sé) Andiamo fuori; vi pagherò il caffè, e mi direte... Andate, andate innanzi.
GOTT. Ora sono contento. Ho scoperto il furbo; non son chi sono, se non mi vendico. (parte)