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SCENA ULTIMA Agapito e detti.
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
AGAP. Servitor di lor signori. (agitato, confuso, e cercando cogli occhi qua e là se vede la sua chiave)
PAND. Cosa c'è, signor Agapito? Cosa avete? Mi parete molto confuso.
AGAP. Signore... Vi dirò... Ho perduta la chiave della mia porta di casa... Sono stato qui, e mi preme di ritrovarla.
GOTT. Avete perduta una chiave?
AGAP. Signor sì, una chiave. (sdegnato)
GOTT. Io ne ho trovata una. Sarebbe questa per avventura?
AGAP. (prendendo la chiave con dispetto e con ira) Sì, è questa ma cospetto di bacco! mi arriva un accidente terribile. Sono andato a casa, ho fatto aprire da un fabbro, e non ho trovato il mio orologio che aveva lasciato attaccato al letto.
AGAP. Con questa chiave che ho qui perduta, non so cosa pensare, e se l'orologio non si trova...
GOTT. Un momento di quiete, e l'orologio si troverà. Signor oste, voi avete avuto da me trenta paoli per il pranzo di questa mattina.
GOTT. Eccovi ora quarantadue paoli per la cena di questa sera, poiché il signor Agapito ci favorirà della sua compagnia. (conta il danaro all'Oste)
GOTT. Signor Agapito, tenete questa borsa; qui dentro vi sono ventiotto paoli, che è il resto di dieci scudi. Andate dal caffettiere vicino e dategli dieci scudi, e vi darà l'orologio vostro che tiene in pegno, e voi avrete l'onore di aver pagato il pranzo e la cena.
AGAP. Come! questa è una baronata.
PLAC. Mi maraviglio di voi. Mio marito ha ragione, e imparerete a venir a burlare i galantuomini.
PAND. Va bene, vi sta bene, e non potete parlare. (ad Agapito)
ROB. Io vi sarò obbligato di tutto, e principalmente di avermi fatto la strada per ottenere la mia cara Costanza. (ad Agapito)
COST. Sì, il mio caro padre è contento, ed a voi avremo l'obbligazione. (ad Agapito)
LEAN. Ed io egualmente per essere stato a parte della vostra bella invenzione. (ad Agapito)
GOTT. Voi mi avete onorato di una burla spiritosissima, ed io mi ho creduto in debito di darvi il contraccambio. (ad Agapito)
AGAP. Non so che dire, sono stordito, mi sta bene, e mi consolo che i poveri miei danari abbiano prodotto un sì bel matrimonio.
OSTE Signori, la cena è pronta. L'anderò a prendere se volete.
GOTT. Sì, andate, e noi frattanto ci metteremo a tavola, ed augureremo la felice notte a tutti questi signori.