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La Marchesa Lucinda, poi Sandrina
LUC. |
Ah sì, pur troppo il veggo, Per gelosia soverchiamente irata, Sono dal mio livor precipitata. |
SAN. |
Una nuova, signora: or mi fu detto Che il padre di Marianna, o sia Cecchina, A questo marchesato si avvicina. |
LUC. |
Non vorrei che recasse |
SAN. |
Certo per voi sarebbe Dunque pensar bisogna, |
LUC. |
Cader sopra di me! M'odia il germano, M'abborrisce il consorte, ognun mi chiama |
SAN. |
Non si deve avvilir sì facilmente. Fate che immantinente Vada lungi di qua la prosontuosa: Il tempo poi aggiusterà ogni cosa. |
LUC. |
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SAN. |
Eh, di ciò non temete. Mostrano qualche volta del rigore, Hanno per la consorte, vi vuol poco A far che torni a riscaldarsi il foco.
Sono i mariti Qual gli ammalati: D'ogni sostanza Sono svogliati. Ma poi guariti, Sono affamati, E la piatanza Quando sdegnosi Sono gli sposi, Le tenerezze Ma dello sdegno Senza carezze |