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Libro
1 I| colonia de' Fenici era Cartago,~
2 I| se tale era il suo fato) il maggior
3 I| Ma già contezza avea ch'era di Troia~
4 I| la buia notte, ond'era il mar coverto,~
5 I| E se d'acqua perire era il mio fato,~
6 I| Fiaccârsi i remi; e là 've era la prua,~
7 I| già quel ch'era piú valido e piú forte~
8 I| n'era da te), che tornasse anco
9 I| Questa sola credenza era cagione~
10 I| ch'era sua madre, sí com'era avanti~
11 I| ch'era sua madre, sí com'era avanti~
12 I| sotterra, ov'era inestimabil somma~
13 I| e la veste, che dianzi era succinta,~
14 I| Era nel mezzo a la cittade un
15 I| era di Troia la famosa guerra.~
16 I| che sotto v'era Dïomede, anch'egli~
17 I| prima che da lui morta, era sepolta.~
18 I| tratto era d'Ilio a la muraglia intorno.~
19 I| riconobbe ancor se stesso, ov'era~
20 I| tale era Dido, e tal per mezzo a'
21 I| ciascun legno. E già pieno era il tempio~
22 I| Qui 'l nostro corso era diritto, quando~
23 I| era pur dianzi Enea, di cui
24 I| era figliuol, che di bellezza
25 I| Ed ei ch'era sí rio nimico vostro,~
26 I| trapunto era d'intorno: ambi ornamenti~
27 I| Giunse che giunta era Didone appunto~
28 I| era tutta vestita, ornata e
29 I| con real maestà s'era nel mezzo~
30 I| oro grave e di gemme, ov'era solito~
31 II| E se 'l fato non era a Troia avverso,~
32 II| venir gridando al re, ch'ivi era giunto,~
33 II| Questi era greco; e da' suoi Greci
34 II| s'era per se medesmo, in sé disposto~
35 II| cosí com'era a le nemiche schiere,~
36 II| e da Belo altamente era disceso;~
37 II| a cui per parentela era congiunto,~
38 II| del caval che vedete era fornita,~
39 II| Era già da vicino il giorno
40 II| era l'assedio, se con altri
41 II| Era Laocoonte a sorte eletto~
42 II| Poscia a lui, ch'a' fanciulli era con l'arme~
43 II| addentarono il teschio. Egli, com'era~
44 II| che per nostra ruina era da noi~
45 II| e nel sonno e nel vino era sepolta;~
46 II| diêr forma a l'assalto. Era ne l'ora~
47 II| Lasso me! quale e quanto era mutato~
48 II| era di Deïfòbo arso e distrutto;~
49 II| era custode, e sacerdote a Febo.~
50 II| ch'era a Palla devoto, altero in
51 II| il giovine Corèbo. Era costui~
52 II| s'era a Troia condotto. Infortunato!~
53 II| portò scettro e corona. Era, dovunque~
54 II| 'l parlar che dal greco era diverso.~
55 II| cadde Rifèo, ch'era ne' Teucri un lume~
56 II| facessero i Greci: e se 'l fato era~
57 II| da le grida chiamati. Ivi era un fremito,~
58 II| tal v'era Marte indomito, e de' Greci~
59 II| Era un andito occulto ed una
60 II| tempesta in vano. Era dal tetto a l'aura~
61 II| e da radice ov'era al palco aggiunta,~
62 II| era de' Sciri: e di già sotto
63 II| non era, erano i Greci. Or, per
64 II| Era nel mezzo del palazzo a
65 II| del padre mio, ch'era a lui d'anni eguale.~
66 II| s'era in quel loco, e 'n se stessa
67 II| morir desïoso. E qual v'era altro~
68 II| e la soma e 'l compagno. Era vicino~
69 II| ond'era uscito; e le vie stesse
70 II| si ricovrasse. Era già presa e piena~
71 II| era la donna mia: né dove fosse,~
72 II| era impedito, ed avea molto
73 III| e n'imbarcammo alfine. Era de l'anno~
74 III| udite che m'avvenne. Era nel lito~
75 III| era questi del re, ch'al tracio
76 III| ne si fa 'ncontro. Era al mio padre Anchise~
77 III| era d'un sasso anticamente estrutto,~
78 III| e 'l suon, ch'era confuso, a l'aura uscendo,~
79 III| fondare il suo regno. Ilio non era,~
80 III| al Sereno una bianca. Era in quei giorni~
81 III| era scacciato; onde di Creta
82 III| per la piú parte; era la gente intenta~
83 III| Era già notte, e già dal sonno
84 III| Era presso un ridotto, ove alta
85 III| stêro aspettando. Era Miseno in alto~
86 III| fosser tant'oltre addotti. Era de l'anno~
87 III| di Prïamo re nostro, era a quel regno~
88 III| s'era congiunto. Arsi d'immenso
89 III| a ritrovarlo. Era quel giorno a sorte~
90 III| e lei, che de la razza era di Leda~
91 III| sacro capo; e me, cosí com'era~
92 III| ond'era a pompa ed a difesa armato~
93 III| non era al mezzo, che del suo stramazzo~
94 III| non c'era: né stellato, né sereno~
95 III| e tra le nubi era la luna ascosa.~
96 III| Già del giorno seguente era il mattino,~
97 III| venia mercé chiedendo. Era costui,~
98 III| e qual era il suo caso. Il vecchio
99 III| quei lochi, onde pria seco era passato.~
100 III| questo non era già, ch'era il maggiore!~
101 III| questo non era già, ch'era il maggiore!~
102 IV| ond'era il cor de la regina acceso,~
103 IV| suo bersaglio era sol con questo avviso~
104 IV| era ne' gesti e nel sembiante
105 IV| venuto era in Cartago, a cui degnata~
106 IV| s'era la bella Dido esser congiunta.~
107 IV| ch'arse d'ira e di sdegno. Era d'Ammone,~
108 IV| Ei sí com'era afflitto e conturbato~
109 IV| s'era ancor tolto, quando il padre
110 IV| e trapassa le nubi. Era volando~
111 IV| era in Cartago, che davanti
112 IV| tal era Dido, e da tal furia spinta~
113 IV| E chi piú la mantiene? Era costui~
114 IV| ancelle intorno; e sí com'era~
115 IV| Era a veder da la cittade al
116 IV| de la vicina morte era ammonita.~
117 IV| ed Anna, sí com'era afflitta e mesta,~
118 IV| gli altari eretti; era tra lor la maga~
119 IV| Era la notte; e già di mezzo
120 IV| s'era a dormir sopra la poppa
121 IV| spumoso e bianco. Era vermiglio e rancio~
122 IV| era cenere già): «Cara nutrice, -~
123 IV| era il suo rogo a l'aura apparecchiato.~
124 IV| mentre meco era, il mio foco non vide,~
125 IV| già de la pira era salita in cima.~
126 IV| era ancor la sua testa a l'Orco
127 V| del foco, che lugúbre era e funesto,~
128 V| allegramente, sí com'era incolto,~
129 V| Era de l'altro dí l'aurora e '
130 V| ond'era uscito alfin si ricondusse.~
131 V| se del loco era il genio, o pur del padre~
132 V| sergente o messo. E com'era uso antico,~
133 V| Era già 'l nono destinato giorno~
134 V| l'altro, a cui preposto era il gran Gía,~
135 V| Centauro il terzo; e di quest'era~
136 V| quando quello era avanti; e quando entrambi~
137 V| ch'avea Cloanto addosso. Era Cloanto~
138 V| Menete, che di veste era gravato,~
139 V| rampicossi a lo scoglio, e sí com'era~
140 V| era il suo legno avanti, che
141 V| un real giovinetto era tessuto,~
142 V| era il medesmo da l'uccel di
143 V| tolse al vinto Demòleo. Era sí grave,~
144 V| era stata a gran pena; e pur
145 V| singolar bellezza Eurïalo era;~
146 V| dopo questi Dïòro. Era costui~
147 V| era già di Nettuno, ed ei riscosso~
148 V| Era Darete un, che, di forze
149 V| sí com'egli era in un cespuglio a canto,~
150 V| campo, e quelli stessi, ond'era~
151 V| detto spogliossi; e sí com'era~
152 V| Era giovine l'uno, agile e destro~
153 V| in su le gambe: era membruto e vasto~
154 V| cosí com'era afflitto, infranto e lasso,~
155 V| naval corso: e Memmo, sí com'era,~
156 V| Apparve Eurizio il terzo; ed era questi~
157 V| era già tolta: ond'ei scoccò
158 V| era di ciò, gioiosamente accolse,~
159 V| Non era ancor questa contesa al
160 V| un che di Iulo era custode e guida:~
161 V| era nato di Tracia d'un mantello~
162 V| era di razza, e de la bella
163 V| che del tracio Doríclo era già moglie,~
164 V| questa notte m'apparve, e m'era avviso~
165 V| ch'era d'anni maggiore, e fu di
166 V| là 've al sepolcro era la gente accolta,~
167 V| Ascanio il primo (sí com'era avanti,~
168 V| onde a la giostra era comparso armato,~
169 V| ch'era (mercé di Pallade e degli
170 V| o pur ch'era cosí nel ciel prescritto,~
171 V| in un altro pensiero, era già notte,~
172 V| cui dianzi spaventosa era la faccia~
173 V| Era quel giorno Enea d'Achille
174 V| gli era Teti, Melite e Panopèa,~
175 V| Era l'umida notte a mezzo il
176 V| Era delle Sirene omai solcando~
177 V| Era, dico, qui giunta, allor
178 V| che di guida era scemo e di temone:~
179 VI| e là dov'era la spelonca immane~
180 VI| ne le cui porte era da l'un de' lati~
181 VI| miserabil tributo! e v'era l'urna,~
182 VI| di man gli cadde. Era con gli altri Enea~
183 VI| tornò, ch'era precorso, e seco addusse~
184 VI| le sue risposte intuona. Era a la soglia~
185 VI| era affrenata, e le rabbiose
186 VI| era da Febo raffrenato o spinto,~
187 VI| era supremo e col suo fiato
188 VI| Era costui del grand'Ettòr compagno,~
189 VI| tratto giú da lo scoglio ov'era assiso,~
190 VI| quel ch'era lor da la Sibilla imposto,~
191 VI| giunsero ove d'Averno era la bocca:~
192 VI| era de l'oro avviticchiato a
193 VI| ond'era surto, e cosí lievi al vento~
194 VI| Era un'atra spelonca, la cui
195 VI| Da negro lago era difesa intorno,~
196 VI| con la vita agli uccelli era interdetto;~
197 VI| cosí com'era ancor di veste grave,~
198 VI| d'ombre carco; e sí com'era~
199 VI| Era con queste la fenissa Dido,~
200 VI| giunse là 've accampata era in disparte~
201 VI| a morte piú che a sonno era simíle.~
202 VI| v'io dormia; e con essi era~
203 VI| ed era il fiume il negro Flegetonte,~
204 VI| ch'era nel mezzo, per sentiero
205 VI| Era per avventura in una valle~
206 VI| Anchise, che da poggi era ricinta,~
207 VI| non era in forse, e sol pensava
208 VI| A piè di questa era di Lete il rio~
209 VI| gli si traea, ch'era d'arnesi e d'armi,~
210 VII| Questo era il Tebro, il tanto desïato,~
211 VII| e maggior opra ordisco. Era signore,~
212 VII| era figliuolo, e Pico, a te,
213 VII| com'era il suo destino; e quella
214 VII| piú d'ogni altra famosa, era da molti~
215 VII| con mirabil affetto era inchinata.~
216 VII| facean contesa. Era un cortile in mezzo~
217 VII| con molta riverenza era serbato.~
218 VII| era fregiata. Indi con rogio
219 VII| per avventura allor non v'era~
220 VII| ch'era già 'l tempo di fondar venuto~
221 VII| Trovâr che di Numíco era lo stagno,~
222 VII| e che 'l fiume era il Tebro, e la cittade~
223 VII| da' feroci Latini era abitata.~
224 VII| Era la corte un ampio, antico,
225 VII| l'avea fondata. Era d'oscure selve,~
226 VII| era de' numi de' primi avi suoi~
227 VII| era la curia, eran le sacre
228 VII| Italo v'era, e il buon padre Sabino,~
229 VII| v'era, pria cavaliero, e poscia
230 VII| quando era in solio, il gran Prïamo
231 VII| vèr le pene, era il fallo o nullo o leve:~
232 VII| Era allor la regina, come donna,~
233 VII| piú dal veleno era del serpe infetta:~
234 VII| ch'era sacerdotessa e guardïana~
235 VII| per lo sparso tuo sangue era dovuta,~
236 VII| gli girò sopra: e sí com'era immoto~
237 VII| che giovin era amabile e gentile),~
238 VII| Questo era un cervo mansueto e vago,~
239 VII| da la sua madre, era nel gregge addotto~
240 VII| Tirro e de' suoi figli: ed era Tirro~
241 VII| lo lavava sovente. Era a la mensa~
242 VII| fecer l'ira e la fretta. Era per sorte~
243 VII| ed a le stragi era la guerra addotta,~
244 VII| ché grande era d'Amata in tutto il regno~
245 VII| Era in Lazio un costume, che
246 VII| In questa guisa era Latino astretto~
247 VII| ch'era dianzi pacifica e quïeta,~
248 VII| e di quanto valore era in quei tempi~
249 VII| D'Etruria era signore, e di Tirreni~
250 VII| diessi a' Sabini in parte. Era con lui~
251 VII| Ufente, un condottier ch'era in quei tempi~
252 VII| Umbrone era il suo nome; Archippo il
253 VII| Era gran ciurmatore, e con gl'
254 VII| Il figlio, che pur Virbio era nomato,~
255 VII| era la zuffa, e piú di sangue
256 VII| Lo scudo era d'acciaio, e d'oro intorno~
257 VII| era scolpita, che già 'l manto
258 VII| ch'era di volsca gente una donzella,~
259 VII| Era fiera in battaglia, e lieve
260 VIII| Era la notte, e già per ogni
261 VIII| l padre Enea, cosí com'era~
262 VIII| ch'egli era, si rendé tranquillo e queto,~
263 VIII| segan l'onde e le selve. Era il sol giunto~
264 VIII| era il mio mento a pena allor
265 VIII| Ivi era già remota e dentro al monte~
266 VIII| n'era, Caco chiamato, un mostro
267 VIII| Volcano era suo padre; e de' suoi fochi~
268 VIII| era il suo armento, sí che nel
269 VIII| ch'era di quercia nodorosa e grave,~
270 VIII| Era de la spelonca al dorso
271 VIII| era opportuno albergo. A questo
272 VIII| alfin si mise; e siccom'era al fiume~
273 VIII| per lo spiraglio, e là 'v'era del fumo~
274 VIII| era a l'occidental lito vicino~
275 VIII| era di cacciagion, d'erbe e
276 VIII| questa, che pria Saturnia era nomata,~
277 VIII| che, quale era in Arcadia a Pan Liceo,~
278 VIII| sotto una fredda rupe era dicato.~
279 VIII| che di spini in quel tempo era coverto:~
280 VIII| là dove era di frondi e d'irta pelle~
281 VIII| se t'era grado, avrei d'arme provvisti~
282 VIII| fiero teschio, che cosí com'era~
283 VIII| Mentre in Eolia era a quest'opra intento~
284 VIII| s'era levato: e solo in compagnia~
285 VIII| e vider là 've il cielo era piú scarco~
286 VIII| meraviglia a contarlo!) era mestiero~
287 VIII| e co' suoi primi era nel primo stuolo;~
288 VIII| Quinci poco lontano era Tarconte~
289 VIII| Era Venere in ciel candida e
290 VIII| diversamente accesi era splendente:~
291 VIII| ond'era intesto, e l'argomento esplora.~
292 VIII| V'era poco lontan Roma novella~
293 VIII| pien di tumulto, ov'era un'insolente~
294 VIII| e sí com'era tratto, i brani e 'l sangue~
295 VIII| V'era, oltre a ciò, Porsenna,
296 VIII| era formato e la Tarpeia rupe,~
297 VIII| E piú lunge nel fondo era la bocca~
298 VIII| tre stelle il suo volto era lucente.~
299 VIII| Ne l'altro corno Agrippa era con lui~
300 VIII| e la zingara moglie era con lui,~
301 VIII| onde il mar tutto era sanguigno e roggio.~
302 VIII| di ferro era scolpito, or questi or quelli~
303 VIII| ond'era dal gran fabbro il volto
304 VIII| Cesare v'era alfin che trïonfando~
305 VIII| Qui di Nomadi e d'Afri era una schiera~
306 IX| E quel ch'era di pugna indizio e segno,~
307 IX| d'onde e d'argini cinta, era nascosta.~
308 IX| già di gran tempo. Era d'abeti e d'aceri~
309 IX| Or questo era quel dí, quest'era il fine~
310 IX| questo era quel dí, quest'era il fine~
311 IX| Era Memmo lor sopra e 'l buon
312 IX| era preposto. Da le cacce d'
313 IX| Eurïalo era seco, un giovinetto~
314 IX| Era tra questi due solo un amore~
315 IX| l'un sempre era con l'altro, ed ambi insieme~
316 IX| e russava altamente. Era costui~
317 IX| ch'era di Remo, e sotto i suoi
318 IX| era costui, gran giocatore,
319 IX| tutta la notte! Era a veder tra loro~
320 IX| Questo Reto era desto: onde veggendo~
321 IX| l vino e 'l sangue ond'era involta,~
322 IX| s'era contro a la schiera di Messapo~
323 IX| n'era Volscente. Già vicini al
324 IX| tener sentiero obliquo. Era un barlume~
325 IX| là 'v'era l'ombra; e là 'v'era la
326 IX| v'era l'ombra; e là 'v'era la luna,~
327 IX| posero assedio. Era la selva un'ampia~
328 IX| ch'era pur grave, e 'l dubbio de
329 IX| non s'accorgendo ch'era indietro assai,~
330 IX| era ne' campi che dal nome d'
331 IX| era Sulmone, e l'investí nel
332 IX| e spumante di sangue era anco il suolo~
333 IX| s'erano a pena. Era vermiglio e rancio~
334 IX| e comparso era il sole, e discoverto~
335 IX| ché la destra dal fiume era difesa.~
336 IX| là dove la muraglia era di sopra~
337 IX| Era una torre di sublime altezza~
338 IX| furtivamente. E' si trovò com'era~
339 IX| Lutezio ch'a la porta era col foco.~
340 IX| d'una purpurea cotta era addobbato~
341 IX| morto, quanto era lungo, lo distese.~
342 IX| Rèmolo era costui per soprannome~
343 IX| al cielo alzaro. Era il crinito Apollo,~
344 IX| n'era coverto; quando altro conflitto~
345 IX| da l'alto ordigno ov'era dianzi appreso,~
346 IX| s'era venuto, e de la pugna il
347 IX| era con loro; accolti d'ogni
348 IX| e sí com'era poderoso e grande,~
349 IX| era lo stesso re da lui raccolto~
350 IX| sen gîro. E s'era il vincitore accorto~
351 IX| Àmico, un cacciator ch'era in campagna~
352 IX| era sol vago, e di cantar mai
353 IX| che dal fiume era cinta, a poco a poco~
354 IX| ch'era a ferir già stanca, o con
355 IX| che di dardi e di frecce era coverto;~
356 X| chiamò 'l consiglio. E com'era da l'orto~
357 X| ch'era piú fortunata. Imperi e
358 X| su per le mura. Era de' primi Iaso~
359 X| Questi con un gran sasso era venuto~
360 X| era d'un monte; ed egli era
361 X| era d'un monte; ed egli era non punto~
362 X| Memmo v'era ancor egli, a cui la fuga~
363 X| ond'era fino al ciel sublime e chiaro.~
364 X| e di stelle era interprete e 'ndovino,~
365 X| era figliuol, onde ne l'elmo
366 X| caduto il giorno, era de l'erta in cima~
367 X| augurio a la vittoria. Era Terone~
368 X| Mèone, e la piastra ond'era cinto~
369 X| era la pugna e sí fiera e sí
370 X| ed a Retèo ch'era fuggendo in volta~
371 X| era quel colpo in prima. Ma
372 X| mentre con un pugnal gli era a la gola,~
373 X| l'ossa e 'l cervello. Era d'Aleso il padre~
374 X| Lauso che de la pugna era gran parte,~
375 X| ch'era di quella zuffa un duro
376 X| la ninfa, che di Turno era sorella,~
377 X| ch'era mio figlio, e Turno anco
378 X| ond'era cinto, e la corazza e 'l
379 X| era del buon Eurizio istorïata~
380 X| era il suo campo in fuga. Incontinente~
381 X| s'era promesso. Avea forse anco
382 X| Era costui di Fauno montanaro~
383 X| era di Turno. Assaglie il forte
384 X| fere il biondo Camerte. Era Camerte~
385 X| Ma se qual era e qual esser potrebbe,~
386 X| Era per sorte in su la riva
387 X| gli era legato, che la scala e '
388 X| il ponte ascese. Era a la prora a pena~
389 X| sí com'era, del mare, e far, notando,~
390 X| pruova o di ricondursi ond'era tolto,~
391 X| era spinto di Giove, ardente
392 X| poscia Mimante ch'era pari a Pari~
393 X| qui cadde. Era a veder Mezenzio in campo~
394 X| era un Greco bandito, Acron
395 X| ch'era pedone, a piede. Agi di
396 X| era gran feritore e grande arciero.~
397 X| onorato compagno. Era venuto~
398 X| di tela, ond'era cinto, infino al vivo~
399 X| de l'asta imbarazzato, era a la pugna~
400 X| che liev'era e non pari a tanta forza,~
401 X| s'era con la persona appo d'un
402 X| da' suoi con molto pianto era il meschino.~
403 X| ch'era quanto diletto e quanta
404 X| era pur di cavallo un'irta coda,~
405 XI| e da dodici colpi era trafitta.~
406 XI| al destr'omero il brando era attaccato,~
407 XI| dal vecchierello Acete era guardato.~
408 XI| Era costui già del parrasio
409 XI| le donne d'Ilio, sí com'era usanza,~
410 XI| allor velogli, ch'era additta al foco.~
411 XI| che, sí com'era afflitto e d'anni grave,~
412 XI| gli era appresso condotto, or con
413 XI| gli era d'ospizio amico, e che chiamato~
414 XI| Troiani amici. Era a la mia vecchiezza~
415 XI| com'era l'uso, un'alta pira eresse,~
416 XI| era ne la città per la piú parte,~
417 XI| era a pugna con lui cerco e
418 XI| né da lui né da' suoi: ch'era d'altronde~
419 XI| era portato; e via piú manifesta~
420 XI| fin dove de' Sicani era il confine.~
421 XI| avversario di Turno. Era costui~
422 XI| ch'era d'alto legnaggio. Il padre
423 XI| era noto a le genti. Or questo,
424 XI| era da sé, questo parlare udito,~
425 XI| era tanta ruina: e di ciò mesta,~
426 XI| vergine Camilla: e sí com'era~
427 XI| di cui ben era pratico, in agguato~
428 XI| Per pioggia questo fiume era cresciuto,~
429 XI| la bellicosa banda. Era il concorso~
430 XI| Era Tirreno al fiero Aconte
431 XI| era de' piú robusti, de' piú
432 XI| era la schiera sua. Sovra al
433 XI| attenne e strinse; e là 've era seguita,~
434 XI| era tra' suoi. Costui nel primo
435 XI| che gli era sopra, a la malizia usata~
436 XI| Vènolo s'affronta; e sí com'era~
437 XI| era al suo fato, con un dardo
438 XI| si ritraea, l'era vicino Arunte;~
439 XI| era già di Cibele. I Frigi tutti~
440 XI| era la poppa; e del virgineo
441 XI| s'era altamente ne le coste infissa:~
442 XI| di Trivia, che nel monte era discesa~
443 XI| di ferro anciso». Era a Dercenno, antico~
444 XI| cui sopra era di terra un monte imposto~
445 XI| ché tale era il voler empio di Giove)~
446 XI| ov'era ascoso, e giú scende da'
447 XI| a pena era nel piano, allor ch'Enea~
448 XI| prese del monte; e là 'v'era l'agguato,~
449 XII| cosí la vïolenza era di Turno~
450 XII| ch'appo un'alta colonna era appoggiata~
451 XII| che gli era per compor la guerra offerto,~
452 XII| stabilisca e confermi. Era de' monti~
453 XII| che dea de' laghi era e de' fiumi anch'ella,~
454 XII| gran macchina in guisa, era tirato,~
455 XII| che dianzi da le stelle era venuto,~
456 XII| sí com'era uso, a le devote belve~
457 XII| madre, e già d'arbore ch'era,~
458 XII| e di propria virtute era Camerte~
459 XII| un cigno ne ghermí ch'era di tutti~
460 XII| in densa nube, ond'era il ciel velato,~
461 XII| era degli altri, e 'l piú bello
462 XII| e d'ostro, al sacrificio era assistente,~
463 XII| gli si fe' sopra, e sí com'era in atto~
464 XII| di piglio; e sí com'era ardente e grave,~
465 XII| la gravosa bipenne ond'era armato~
466 XII| d'un suo restio cavallo era caduto.~
467 XII| sinistro corsiero. E sí com'era~
468 XII| che da la destra parte era scoperto,~
469 XII| come da la saetta era ferito),~
470 XII| Comparso intanto era a la cura Iapi~
471 XII| era da l'amor suo, la cetra
472 XII| gli era d'intorno; e con diverse
473 XII| di cavalieri il campo era coverto;~
474 XII| di sua man còlto, era di verde il gambo,~
475 XII| che, sí com'era di tutt'armi involto,~
476 XII| improvviso l'incontra. E sí com'era~
477 XII| che da cavallo era caduto, infisse:~
478 XII| era nato di Lerna, ove pescando,~
479 XII| lo scudo che di bronzo era coverto.~
480 XII| Ma che? Quest'era il fin de' giorni tuoi:~
481 XII| qui cader t'era dato. Appo Lirnesso~
482 XII| era forzato e che due volte
483 XII| s'apprestava a difesa. Era a vederli~
484 XII| rimaso era del campo in su l'estremo~
485 XII| era in Metisco, e come i suoi
486 XII| un cavalier che Sage era nomato.~
487 XII| e di sangue era sparso. In volto infissa~
488 XII| La regina che solo era sostegno~
489 XII| cosí com'era ancor turbato e fero,~
490 XII| d'una torre ch'a guardia era da lui~
491 XII| era già sparso, e pien di dardi
492 XII| era la pugna e tal de le percosse~
493 XII| arme conobbe che la sua non era.~
494 XII| come quel che di mano era costrutto~
495 XII| e 'l fosso e la muraglia era da l'altra,~
496 XII| che già già gli era sopra, e già 'l feria.~
497 XII| sí com'era ferito, il seguitava.~
498 XII| per la vita di Turno era il contrasto.~
499 XII| era a Fauno sacrato un oleastro~
500 XII| De l'oleastro in loco era caduta~
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