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era

1-500 | 501-502

    Libro
1 I| colonia de' Fenici era Cartago,~ 2 I| se tale era il suo fato) il maggior 3 I| Ma già contezza avea ch'era di Troia~ 4 I| la buia notte, ond'era il mar coverto,~ 5 I| E se d'acqua perire era il mio fato,~ 6 I| Fiaccârsi i remi; e 've era la prua,~ 7 I| già quel ch'era piú valido e piú forte~ 8 I| n'era da te), che tornasse anco 9 I| Questa sola credenza era cagione~ 10 I| ch'era sua madre, com'era avanti~ 11 I| ch'era sua madre, com'era avanti~ 12 I| sotterra, ov'era inestimabil somma~ 13 I| e la veste, che dianzi era succinta,~ 14 I| Era nel mezzo a la cittade un 15 I| era di Troia la famosa guerra.~ 16 I| che sotto v'era Dïomede, anch'egli~ 17 I| prima che da lui morta, era sepolta.~ 18 I| tratto era d'Ilio a la muraglia intorno.~ 19 I| riconobbe ancor se stesso, ov'era~ 20 I| tale era Dido, e tal per mezzo a' 21 I| ciascun legno. E già pieno era il tempio~ 22 I| Qui 'l nostro corso era diritto, quando~ 23 I| era pur dianzi Enea, di cui 24 I| era figliuol, che di bellezza 25 I| Ed ei ch'era rio nimico vostro,~ 26 I| trapunto era d'intorno: ambi ornamenti~ 27 I| Giunse che giunta era Didone appunto~ 28 I| era tutta vestita, ornata e 29 I| con real maestà s'era nel mezzo~ 30 I| oro grave e di gemme, ov'era solito~ 31 II| E se 'l fato non era a Troia avverso,~ 32 II| venir gridando al re, ch'ivi era giunto,~ 33 II| Questi era greco; e da' suoi Greci 34 II| s'era per se medesmo, in sé disposto~ 35 II| cosí com'era a le nemiche schiere,~ 36 II| e da Belo altamente era disceso;~ 37 II| a cui per parentela era congiunto,~ 38 II| del caval che vedete era fornita,~ 39 II| Era già da vicino il giorno 40 II| era l'assedio, se con altri 41 II| Era Laocoonte a sorte eletto~ 42 II| Poscia a lui, ch'a' fanciulli era con l'arme~ 43 II| addentarono il teschio. Egli, com'era~ 44 II| che per nostra ruina era da noi~ 45 II| e nel sonno e nel vino era sepolta;~ 46 II| diêr forma a l'assalto. Era ne l'ora~ 47 II| Lasso me! quale e quanto era mutato~ 48 II| era di Deïfòbo arso e distrutto;~ 49 II| era custode, e sacerdote a Febo.~ 50 II| ch'era a Palla devoto, altero in 51 II| il giovine Corèbo. Era costui~ 52 II| s'era a Troia condotto. Infortunato!~ 53 II| portò scettro e corona. Era, dovunque~ 54 II| 'l parlar che dal greco era diverso.~ 55 II| cadde Rifèo, ch'era ne' Teucri un lume~ 56 II| facessero i Greci: e se 'l fato era~ 57 II| da le grida chiamati. Ivi era un fremito,~ 58 II| tal v'era Marte indomito, e de' Greci~ 59 II| Era un andito occulto ed una 60 II| tempesta in vano. Era dal tetto a l'aura~ 61 II| e da radice ov'era al palco aggiunta,~ 62 II| era de' Sciri: e di già sotto 63 II| non era, erano i Greci. Or, per 64 II| Era nel mezzo del palazzo a 65 II| del padre mio, ch'era a lui d'anni eguale.~ 66 II| s'era in quel loco, e 'n se stessa 67 II| morir desïoso. E qual v'era altro~ 68 II| e la soma e 'l compagno. Era vicino~ 69 II| ond'era uscito; e le vie stesse 70 II| si ricovrasse. Era già presa e piena~ 71 II| era la donna mia: né dove fosse,~ 72 II| era impedito, ed avea molto 73 III| e n'imbarcammo alfine. Era de l'anno~ 74 III| udite che m'avvenne. Era nel lito~ 75 III| era questi del re, ch'al tracio 76 III| ne si fa 'ncontro. Era al mio padre Anchise~ 77 III| era d'un sasso anticamente estrutto,~ 78 III| e 'l suon, ch'era confuso, a l'aura uscendo,~ 79 III| fondare il suo regno. Ilio non era,~ 80 III| al Sereno una bianca. Era in quei giorni~ 81 III| era scacciato; onde di Creta 82 III| per la piú parte; era la gente intenta~ 83 III| Era già notte, e già dal sonno 84 III| Era presso un ridotto, ove alta 85 III| stêro aspettando. Era Miseno in alto~ 86 III| fosser tant'oltre addotti. Era de l'anno~ 87 III| di Prïamo re nostro, era a quel regno~ 88 III| s'era congiunto. Arsi d'immenso 89 III| a ritrovarlo. Era quel giorno a sorte~ 90 III| e lei, che de la razza era di Leda~ 91 III| sacro capo; e me, cosí com'era~ 92 III| ond'era a pompa ed a difesa armato~ 93 III| non era al mezzo, che del suo stramazzo~ 94 III| non c'era: né stellato, né sereno~ 95 III| e tra le nubi era la luna ascosa.~ 96 III| Già del giorno seguente era il mattino,~ 97 III| venia mercé chiedendo. Era costui,~ 98 III| e qual era il suo caso. Il vecchio 99 III| quei lochi, onde pria seco era passato.~ 100 III| questo non era già, ch'era il maggiore!~ 101 III| questo non era già, ch'era il maggiore!~ 102 IV| ond'era il cor de la regina acceso,~ 103 IV| suo bersaglio era sol con questo avviso~ 104 IV| era ne' gesti e nel sembiante 105 IV| venuto era in Cartago, a cui degnata~ 106 IV| s'era la bella Dido esser congiunta.~ 107 IV| ch'arse d'ira e di sdegno. Era d'Ammone,~ 108 IV| Ei com'era afflitto e conturbato~ 109 IV| s'era ancor tolto, quando il padre 110 IV| e trapassa le nubi. Era volando~ 111 IV| era in Cartago, che davanti 112 IV| tal era Dido, e da tal furia spinta~ 113 IV| E chi piú la mantiene? Era costui~ 114 IV| ancelle intorno; e com'era~ 115 IV| Era a veder da la cittade al 116 IV| de la vicina morte era ammonita.~ 117 IV| ed Anna, com'era afflitta e mesta,~ 118 IV| gli altari eretti; era tra lor la maga~ 119 IV| Era la notte; e già di mezzo 120 IV| s'era a dormir sopra la poppa 121 IV| spumoso e bianco. Era vermiglio e rancio~ 122 IV| era cenere già): «Cara nutrice, -~ 123 IV| era il suo rogo a l'aura apparecchiato.~ 124 IV| mentre meco era, il mio foco non vide,~ 125 IV| già de la pira era salita in cima.~ 126 IV| era ancor la sua testa a l'Orco 127 V| del foco, che lugúbre era e funesto,~ 128 V| allegramente, com'era incolto,~ 129 V| Era de l'altro l'aurora e ' 130 V| ond'era uscito alfin si ricondusse.~ 131 V| se del loco era il genio, o pur del padre~ 132 V| sergente o messo. E com'era uso antico,~ 133 V| Era già 'l nono destinato giorno~ 134 V| l'altro, a cui preposto era il gran Gía,~ 135 V| Centauro il terzo; e di quest'era~ 136 V| quando quello era avanti; e quando entrambi~ 137 V| ch'avea Cloanto addosso. Era Cloanto~ 138 V| Menete, che di veste era gravato,~ 139 V| rampicossi a lo scoglio, e com'era~ 140 V| era il suo legno avanti, che 141 V| un real giovinetto era tessuto,~ 142 V| era il medesmo da l'uccel di 143 V| tolse al vinto Demòleo. Era grave,~ 144 V| era stata a gran pena; e pur 145 V| singolar bellezza Eurïalo era;~ 146 V| dopo questi Dïòro. Era costui~ 147 V| era già di Nettuno, ed ei riscosso~ 148 V| Era Darete un, che, di forze 149 V| com'egli era in un cespuglio a canto,~ 150 V| campo, e quelli stessi, ond'era~ 151 V| detto spogliossi; e com'era~ 152 V| Era giovine l'uno, agile e destro~ 153 V| in su le gambe: era membruto e vasto~ 154 V| cosí com'era afflitto, infranto e lasso,~ 155 V| naval corso: e Memmo, com'era,~ 156 V| Apparve Eurizio il terzo; ed era questi~ 157 V| era già tolta: ond'ei scoccò 158 V| era di ciò, gioiosamente accolse,~ 159 V| Non era ancor questa contesa al 160 V| un che di Iulo era custode e guida:~ 161 V| era nato di Tracia d'un mantello~ 162 V| era di razza, e de la bella 163 V| che del tracio Doríclo era già moglie,~ 164 V| questa notte m'apparve, e m'era avviso~ 165 V| ch'era d'anni maggiore, e fu di 166 V| 've al sepolcro era la gente accolta,~ 167 V| Ascanio il primo ( com'era avanti,~ 168 V| onde a la giostra era comparso armato,~ 169 V| ch'era (mercé di Pallade e degli 170 V| o pur ch'era cosí nel ciel prescritto,~ 171 V| in un altro pensiero, era già notte,~ 172 V| cui dianzi spaventosa era la faccia~ 173 V| Era quel giorno Enea d'Achille 174 V| gli era Teti, Melite e Panopèa,~ 175 V| Era l'umida notte a mezzo il 176 V| Era delle Sirene omai solcando~ 177 V| Era, dico, qui giunta, allor 178 V| che di guida era scemo e di temone:~ 179 VI| e dov'era la spelonca immane~ 180 VI| ne le cui porte era da l'un de' lati~ 181 VI| miserabil tributo! e v'era l'urna,~ 182 VI| di man gli cadde. Era con gli altri Enea~ 183 VI| tornò, ch'era precorso, e seco addusse~ 184 VI| le sue risposte intuona. Era a la soglia~ 185 VI| era affrenata, e le rabbiose 186 VI| era da Febo raffrenato o spinto,~ 187 VI| era supremo e col suo fiato 188 VI| Era costui del grand'Ettòr compagno,~ 189 VI| tratto giú da lo scoglio ov'era assiso,~ 190 VI| quel ch'era lor da la Sibilla imposto,~ 191 VI| giunsero ove d'Averno era la bocca:~ 192 VI| era de l'oro avviticchiato a 193 VI| ond'era surto, e cosí lievi al vento~ 194 VI| Era un'atra spelonca, la cui 195 VI| Da negro lago era difesa intorno,~ 196 VI| con la vita agli uccelli era interdetto;~ 197 VI| cosí com'era ancor di veste grave,~ 198 VI| d'ombre carco; e com'era~ 199 VI| Era con queste la fenissa Dido,~ 200 VI| giunse 've accampata era in disparte~ 201 VI| a morte piú che a sonno era simíle.~ 202 VI| v'io dormia; e con essi era~ 203 VI| ed era il fiume il negro Flegetonte,~ 204 VI| ch'era nel mezzo, per sentiero 205 VI| Era per avventura in una valle~ 206 VI| Anchise, che da poggi era ricinta,~ 207 VI| non era in forse, e sol pensava 208 VI| A piè di questa era di Lete il rio~ 209 VI| gli si traea, ch'era d'arnesi e d'armi,~ 210 VII| Questo era il Tebro, il tanto desïato,~ 211 VII| e maggior opra ordisco. Era signore,~ 212 VII| era figliuolo, e Pico, a te, 213 VII| com'era il suo destino; e quella 214 VII| piú d'ogni altra famosa, era da molti~ 215 VII| con mirabil affetto era inchinata.~ 216 VII| facean contesa. Era un cortile in mezzo~ 217 VII| con molta riverenza era serbato.~ 218 VII| era fregiata. Indi con rogio 219 VII| per avventura allor non v'era~ 220 VII| ch'era già 'l tempo di fondar venuto~ 221 VII| Trovâr che di Numíco era lo stagno,~ 222 VII| e che 'l fiume era il Tebro, e la cittade~ 223 VII| da' feroci Latini era abitata.~ 224 VII| Era la corte un ampio, antico, 225 VII| l'avea fondata. Era d'oscure selve,~ 226 VII| era de' numi de' primi avi suoi~ 227 VII| era la curia, eran le sacre 228 VII| Italo v'era, e il buon padre Sabino,~ 229 VII| v'era, pria cavaliero, e poscia 230 VII| quando era in solio, il gran Prïamo 231 VII| vèr le pene, era il fallo o nullo o leve:~ 232 VII| Era allor la regina, come donna,~ 233 VII| piú dal veleno era del serpe infetta:~ 234 VII| ch'era sacerdotessa e guardïana~ 235 VII| per lo sparso tuo sangue era dovuta,~ 236 VII| gli girò sopra: e com'era immoto~ 237 VII| che giovin era amabile e gentile),~ 238 VII| Questo era un cervo mansueto e vago,~ 239 VII| da la sua madre, era nel gregge addotto~ 240 VII| Tirro e de' suoi figli: ed era Tirro~ 241 VII| lo lavava sovente. Era a la mensa~ 242 VII| fecer l'ira e la fretta. Era per sorte~ 243 VII| ed a le stragi era la guerra addotta,~ 244 VII| ché grande era d'Amata in tutto il regno~ 245 VII| Era in Lazio un costume, che 246 VII| In questa guisa era Latino astretto~ 247 VII| ch'era dianzi pacifica e quïeta,~ 248 VII| e di quanto valore era in quei tempi~ 249 VII| D'Etruria era signore, e di Tirreni~ 250 VII| diessi a' Sabini in parte. Era con lui~ 251 VII| Ufente, un condottier ch'era in quei tempi~ 252 VII| Umbrone era il suo nome; Archippo il 253 VII| Era gran ciurmatore, e con gl' 254 VII| Il figlio, che pur Virbio era nomato,~ 255 VII| era la zuffa, e piú di sangue 256 VII| Lo scudo era d'acciaio, e d'oro intorno~ 257 VII| era scolpita, che già 'l manto 258 VII| ch'era di volsca gente una donzella,~ 259 VII| Era fiera in battaglia, e lieve 260 VIII| Era la notte, e già per ogni 261 VIII| l padre Enea, cosí com'era~ 262 VIII| ch'egli era, si rendé tranquillo e queto,~ 263 VIII| segan l'onde e le selve. Era il sol giunto~ 264 VIII| era il mio mento a pena allor 265 VIII| Ivi era già remota e dentro al monte~ 266 VIII| n'era, Caco chiamato, un mostro 267 VIII| Volcano era suo padre; e de' suoi fochi~ 268 VIII| era il suo armento, che nel 269 VIII| ch'era di quercia nodorosa e grave,~ 270 VIII| Era de la spelonca al dorso 271 VIII| era opportuno albergo. A questo 272 VIII| alfin si mise; e siccom'era al fiume~ 273 VIII| per lo spiraglio, e 'v'era del fumo~ 274 VIII| era a l'occidental lito vicino~ 275 VIII| era di cacciagion, d'erbe e 276 VIII| questa, che pria Saturnia era nomata,~ 277 VIII| che, quale era in Arcadia a Pan Liceo,~ 278 VIII| sotto una fredda rupe era dicato.~ 279 VIII| che di spini in quel tempo era coverto:~ 280 VIII| dove era di frondi e d'irta pelle~ 281 VIII| se t'era grado, avrei d'arme provvisti~ 282 VIII| fiero teschio, che cosí com'era~ 283 VIII| Mentre in Eolia era a quest'opra intento~ 284 VIII| s'era levato: e solo in compagnia~ 285 VIII| e vider 've il cielo era piú scarco~ 286 VIII| meraviglia a contarlo!) era mestiero~ 287 VIII| e co' suoi primi era nel primo stuolo;~ 288 VIII| Quinci poco lontano era Tarconte~ 289 VIII| Era Venere in ciel candida e 290 VIII| diversamente accesi era splendente:~ 291 VIII| ond'era intesto, e l'argomento esplora.~ 292 VIII| V'era poco lontan Roma novella~ 293 VIII| pien di tumulto, ov'era un'insolente~ 294 VIII| e com'era tratto, i brani e 'l sangue~ 295 VIII| V'era, oltre a ciò, Porsenna, 296 VIII| era formato e la Tarpeia rupe,~ 297 VIII| E piú lunge nel fondo era la bocca~ 298 VIII| tre stelle il suo volto era lucente.~ 299 VIII| Ne l'altro corno Agrippa era con lui~ 300 VIII| e la zingara moglie era con lui,~ 301 VIII| onde il mar tutto era sanguigno e roggio.~ 302 VIII| di ferro era scolpito, or questi or quelli~ 303 VIII| ond'era dal gran fabbro il volto 304 VIII| Cesare v'era alfin che trïonfando~ 305 VIII| Qui di Nomadi e d'Afri era una schiera~ 306 IX| E quel ch'era di pugna indizio e segno,~ 307 IX| d'onde e d'argini cinta, era nascosta.~ 308 IX| già di gran tempo. Era d'abeti e d'aceri~ 309 IX| Or questo era quel , quest'era il fine~ 310 IX| questo era quel , quest'era il fine~ 311 IX| Era Memmo lor sopra e 'l buon 312 IX| era preposto. Da le cacce d' 313 IX| Eurïalo era seco, un giovinetto~ 314 IX| Era tra questi due solo un amore~ 315 IX| l'un sempre era con l'altro, ed ambi insieme~ 316 IX| e russava altamente. Era costui~ 317 IX| ch'era di Remo, e sotto i suoi 318 IX| era costui, gran giocatore, 319 IX| tutta la notte! Era a veder tra loro~ 320 IX| Questo Reto era desto: onde veggendo~ 321 IX| l vino e 'l sangue ond'era involta,~ 322 IX| s'era contro a la schiera di Messapo~ 323 IX| n'era Volscente. Già vicini al 324 IX| tener sentiero obliquo. Era un barlume~ 325 IX| 'v'era l'ombra; e 'v'era la 326 IX| v'era l'ombra; e 'v'era la luna,~ 327 IX| posero assedio. Era la selva un'ampia~ 328 IX| ch'era pur grave, e 'l dubbio de 329 IX| non s'accorgendo ch'era indietro assai,~ 330 IX| era ne' campi che dal nome d' 331 IX| era Sulmone, e l'investí nel 332 IX| e spumante di sangue era anco il suolo~ 333 IX| s'erano a pena. Era vermiglio e rancio~ 334 IX| e comparso era il sole, e discoverto~ 335 IX| ché la destra dal fiume era difesa.~ 336 IX| dove la muraglia era di sopra~ 337 IX| Era una torre di sublime altezza~ 338 IX| furtivamente. E' si trovò com'era~ 339 IX| Lutezio ch'a la porta era col foco.~ 340 IX| d'una purpurea cotta era addobbato~ 341 IX| morto, quanto era lungo, lo distese.~ 342 IX| Rèmolo era costui per soprannome~ 343 IX| al cielo alzaro. Era il crinito Apollo,~ 344 IX| n'era coverto; quando altro conflitto~ 345 IX| da l'alto ordigno ov'era dianzi appreso,~ 346 IX| s'era venuto, e de la pugna il 347 IX| era con loro; accolti d'ogni 348 IX| e com'era poderoso e grande,~ 349 IX| era lo stesso re da lui raccolto~ 350 IX| sen gîro. E s'era il vincitore accorto~ 351 IX| Àmico, un cacciator ch'era in campagna~ 352 IX| era sol vago, e di cantar mai 353 IX| che dal fiume era cinta, a poco a poco~ 354 IX| ch'era a ferir già stanca, o con 355 IX| che di dardi e di frecce era coverto;~ 356 X| chiamò 'l consiglio. E com'era da l'orto~ 357 X| ch'era piú fortunata. Imperi e 358 X| su per le mura. Era de' primi Iaso~ 359 X| Questi con un gran sasso era venuto~ 360 X| era d'un monte; ed egli era 361 X| era d'un monte; ed egli era non punto~ 362 X| Memmo v'era ancor egli, a cui la fuga~ 363 X| ond'era fino al ciel sublime e chiaro.~ 364 X| e di stelle era interprete e 'ndovino,~ 365 X| era figliuol, onde ne l'elmo 366 X| caduto il giorno, era de l'erta in cima~ 367 X| augurio a la vittoria. Era Terone~ 368 X| Mèone, e la piastra ond'era cinto~ 369 X| era la pugna e fiera e 370 X| ed a Retèo ch'era fuggendo in volta~ 371 X| era quel colpo in prima. Ma 372 X| mentre con un pugnal gli era a la gola,~ 373 X| l'ossa e 'l cervello. Era d'Aleso il padre~ 374 X| Lauso che de la pugna era gran parte,~ 375 X| ch'era di quella zuffa un duro 376 X| la ninfa, che di Turno era sorella,~ 377 X| ch'era mio figlio, e Turno anco 378 X| ond'era cinto, e la corazza e 'l 379 X| era del buon Eurizio istorïata~ 380 X| era il suo campo in fuga. Incontinente~ 381 X| s'era promesso. Avea forse anco 382 X| Era costui di Fauno montanaro~ 383 X| era di Turno. Assaglie il forte 384 X| fere il biondo Camerte. Era Camerte~ 385 X| Ma se qual era e qual esser potrebbe,~ 386 X| Era per sorte in su la riva 387 X| gli era legato, che la scala e ' 388 X| il ponte ascese. Era a la prora a pena~ 389 X| com'era, del mare, e far, notando,~ 390 X| pruova o di ricondursi ond'era tolto,~ 391 X| era spinto di Giove, ardente 392 X| poscia Mimante ch'era pari a Pari~ 393 X| qui cadde. Era a veder Mezenzio in campo~ 394 X| era un Greco bandito, Acron 395 X| ch'era pedone, a piede. Agi di 396 X| era gran feritore e grande arciero.~ 397 X| onorato compagno. Era venuto~ 398 X| di tela, ond'era cinto, infino al vivo~ 399 X| de l'asta imbarazzato, era a la pugna~ 400 X| che liev'era e non pari a tanta forza,~ 401 X| s'era con la persona appo d'un 402 X| da' suoi con molto pianto era il meschino.~ 403 X| ch'era quanto diletto e quanta 404 X| era pur di cavallo un'irta coda,~ 405 XI| e da dodici colpi era trafitta.~ 406 XI| al destr'omero il brando era attaccato,~ 407 XI| dal vecchierello Acete era guardato.~ 408 XI| Era costui già del parrasio 409 XI| le donne d'Ilio, com'era usanza,~ 410 XI| allor velogli, ch'era additta al foco.~ 411 XI| che, com'era afflitto e d'anni grave,~ 412 XI| gli era appresso condotto, or con 413 XI| gli era d'ospizio amico, e che chiamato~ 414 XI| Troiani amici. Era a la mia vecchiezza~ 415 XI| com'era l'uso, un'alta pira eresse,~ 416 XI| era ne la città per la piú parte,~ 417 XI| era a pugna con lui cerco e 418 XI| né da lui né da' suoi: ch'era d'altronde~ 419 XI| era portato; e via piú manifesta~ 420 XI| fin dove de' Sicani era il confine.~ 421 XI| avversario di Turno. Era costui~ 422 XI| ch'era d'alto legnaggio. Il padre 423 XI| era noto a le genti. Or questo, 424 XI| era da sé, questo parlare udito,~ 425 XI| era tanta ruina: e di ciò mesta,~ 426 XI| vergine Camilla: e com'era~ 427 XI| di cui ben era pratico, in agguato~ 428 XI| Per pioggia questo fiume era cresciuto,~ 429 XI| la bellicosa banda. Era il concorso~ 430 XI| Era Tirreno al fiero Aconte 431 XI| era de' piú robusti, de' piú 432 XI| era la schiera sua. Sovra al 433 XI| attenne e strinse; e 've era seguita,~ 434 XI| era tra' suoi. Costui nel primo 435 XI| che gli era sopra, a la malizia usata~ 436 XI| Vènolo s'affronta; e com'era~ 437 XI| era al suo fato, con un dardo 438 XI| si ritraea, l'era vicino Arunte;~ 439 XI| era già di Cibele. I Frigi tutti~ 440 XI| era la poppa; e del virgineo 441 XI| s'era altamente ne le coste infissa:~ 442 XI| di Trivia, che nel monte era discesa~ 443 XI| di ferro anciso». Era a Dercenno, antico~ 444 XI| cui sopra era di terra un monte imposto~ 445 XI| ché tale era il voler empio di Giove)~ 446 XI| ov'era ascoso, e giú scende da' 447 XI| a pena era nel piano, allor ch'Enea~ 448 XI| prese del monte; e 'v'era l'agguato,~ 449 XII| cosí la vïolenza era di Turno~ 450 XII| ch'appo un'alta colonna era appoggiata~ 451 XII| che gli era per compor la guerra offerto,~ 452 XII| stabilisca e confermi. Era de' monti~ 453 XII| che dea de' laghi era e de' fiumi anch'ella,~ 454 XII| gran macchina in guisa, era tirato,~ 455 XII| che dianzi da le stelle era venuto,~ 456 XII| com'era uso, a le devote belve~ 457 XII| madre, e già d'arbore ch'era,~ 458 XII| e di propria virtute era Camerte~ 459 XII| un cigno ne ghermí ch'era di tutti~ 460 XII| in densa nube, ond'era il ciel velato,~ 461 XII| era degli altri, e 'l piú bello 462 XII| e d'ostro, al sacrificio era assistente,~ 463 XII| gli si fe' sopra, e com'era in atto~ 464 XII| di piglio; e com'era ardente e grave,~ 465 XII| la gravosa bipenne ond'era armato~ 466 XII| d'un suo restio cavallo era caduto.~ 467 XII| sinistro corsiero. E com'era~ 468 XII| che da la destra parte era scoperto,~ 469 XII| come da la saetta era ferito),~ 470 XII| Comparso intanto era a la cura Iapi~ 471 XII| era da l'amor suo, la cetra 472 XII| gli era d'intorno; e con diverse 473 XII| di cavalieri il campo era coverto;~ 474 XII| di sua man còlto, era di verde il gambo,~ 475 XII| che, com'era di tutt'armi involto,~ 476 XII| improvviso l'incontra. E com'era~ 477 XII| che da cavallo era caduto, infisse:~ 478 XII| era nato di Lerna, ove pescando,~ 479 XII| lo scudo che di bronzo era coverto.~ 480 XII| Ma che? Quest'era il fin de' giorni tuoi:~ 481 XII| qui cader t'era dato. Appo Lirnesso~ 482 XII| era forzato e che due volte 483 XII| s'apprestava a difesa. Era a vederli~ 484 XII| rimaso era del campo in su l'estremo~ 485 XII| era in Metisco, e come i suoi 486 XII| un cavalier che Sage era nomato.~ 487 XII| e di sangue era sparso. In volto infissa~ 488 XII| La regina che solo era sostegno~ 489 XII| cosí com'era ancor turbato e fero,~ 490 XII| d'una torre ch'a guardia era da lui~ 491 XII| era già sparso, e pien di dardi 492 XII| era la pugna e tal de le percosse~ 493 XII| arme conobbe che la sua non era.~ 494 XII| come quel che di mano era costrutto~ 495 XII| e 'l fosso e la muraglia era da l'altra,~ 496 XII| che già già gli era sopra, e già 'l feria.~ 497 XII| com'era ferito, il seguitava.~ 498 XII| per la vita di Turno era il contrasto.~ 499 XII| era a Fauno sacrato un oleastro~ 500 XII| De l'oleastro in loco era caduta~


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