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Attilio Regolo
Parte, Capitolo
1 at1, 7| per te questo soggiorno?)~REG. (Penso qual ne partii, qual
2 at1, 7| Regolo, vieni ad occupar.~REG. Ma questi~chi sono? ~MAN.
3 at1, 7| chi sono? ~MAN. I padri.~REG. E tu chi sei?~MAN. Conosci~
4 at1, 7| Conosci~il console sì poco?~REG. E fra il console e i padri
5 at1, 7| cento conquiste e cento.~REG. Se Roma se ne scorda, io
6 at1, 7| PUBLIO Né Publio sederà.~REG. Publio, che fai?~PUBLIO
7 at1, 7| dove il padre non siede.~REG. Ah tanto in Roma~son cambiati
8 at1, 7| era delitto.~PUBLIO Ma...~REG. Siedi, Publio; e ad occupar
9 at1, 7| padre è naturale istinto.~REG. Il tuo padre morì, quando
10 at1, 7| nulla otterrai,~giurasti... ~REG. Io compirò quanto giurai.~
11 at1, 7| eloquenza a' labbri suoi!)~REG. La nemica Cartago,~a patto
12 at1, 7| Aimè!)~MAN. (Son di sasso).~REG. Io della pace~i danni a
13 at1, 7| nemico.~MAN. Ma il cambio?~REG. Il cambio asconde~frode
14 at1, 7| perigliosa assai.~AMIL. Regolo?~REG. Io compirò quanto giurai.~
15 at1, 7| Numi! il padre si perde).~REG. Il cambio offerto~mille
16 at1, 7| danni~basta Regolo sol. ~REG. Manlio, t'inganni:~Regolo
17 at1, 7| ingrata a un cittadin saria.~REG. Vuol Roma essermi grata?
18 at1, 7| pria di tutto a implorar.~REG. V'è dubbio ancora?~MAN.
19 at1, 8| adempie~Regolo le promesse?~REG. Io vi promisi~di ritornar;
20 at1, 8| LIC. Su questa mano...~REG. Scostatevi. Io non sono,~
21 at1, 8| cambio~dunque si ricusò? ~REG. Publio, ne guida~al soggiorno
22 at1, 8| al tuo ricetto antico?~REG. Non entra in Roma un messaggier
23 at1, 8| severa~legge non è per te. ~REG. Saria tiranna,~se non fosse
24 at1, 8| seguirti ovunque andrai.~REG. No; chiede il tempo,~Attilia,
25 at1, 8| perché così diverso adesso?~REG. La mia sorte è diversa;
26 at2, 1| prima - Regolo, Publio~ ~REG. Publio, tu qui! Si tratta~
27 at2, 1| ancora,~signor, non è. ~REG. Va, non tardar; sostieni~
28 at2, 1| io stesso il danno tuo?~REG. Non è mio danno~quel che
29 at2, 1| stesso,~signore, abbi pietà. ~REG. Publio, tu stimi~dunque
30 at2, 1| Pur la patria non è... ~REG. La patria è un tutto,~di
31 at2, 1| non lo posso obbliar. ~REG. Scusa infelice~per chi nacque
32 at2, 1| del genitor lo scempio.~REG. Dunque aspira all'onor del
33 at2, 1| esempio.~Va.~PUBLIO Deh...~REG. Non più. Della mia sorte
34 at2, 1| pretendi,~troppo, o signor.~REG. Mi vuoi straniero, o padre?~
35 at2, 1| meno~forse con me saresti. ~REG. Or dal tuo core~prove io
36 at2, 2| seconda - Regolo, Manlio~ ~REG. Il gran punto s'appressa,
37 at2, 2| alcun non osi~qui penetrar. ~REG. (Manlio! A che viene?) ~
38 at2, 2| stringa, invitto eroe. ~REG. Che tenti!~Un console... ~
39 at2, 2| onor di diventarti amico.~REG. Dell'alme generose~solito
40 at2, 2| parea; ma un nume adesso.~REG. Basta, basta, signor: la
41 at2, 2| ammesso,~tutto in uso porrò. ~REG. Così cominci,~Manlio, ad
42 at2, 2| produrria la tua morte. ~REG. E questo nome~sì terribil
43 at2, 2| potrebbe~non amarti, signor? ~REG. Se amar mi vuoi,~amami
44 at2, 2| MAN. Sì, lo prometto.~REG. Or de' propizi numi~in Manlio
45 at2, 2| ceppi anch'io non sono!~REG. Non perdiamo i momenti.
46 at2, 2| Addio, gloria del Tebro. ~REG. Amico, addio.~MAN. Oh qual
47 at2, 3| terza - Regolo, Licinio~ ~REG. A respirar comincio: i miei
48 at2, 3| più contento a rivederti. ~REG. E donde~tanta gioia, o Licinio? ~
49 at2, 3| fino ad ora~per te sudai. ~REG. Per me! ~LIC. Sì. Mi credesti~
50 at2, 3| d'onor: tu mi rendesti...~REG. Al fine, in mio favor, dì,
51 at2, 3| vita~e la tua libertà. ~REG. Come? ~LIC. All'ingresso~
52 at2, 3| nel desio di salvarti. ~REG. (Oh dei, che sento!)~E
53 at2, 3| fece~Attilia più di me. ~REG. Chi? ~LIC. Attilia. In
54 at2, 3| mischiò, preghiere e lodi!~REG. E i padri? ~LIC. E chi resiste~
55 at2, 4| padre,~pure una volta... ~REG. E ardisci~ancor venirmi
56 at2, 4| padre,~io tua nemica! ~REG. E tal non è chi folle~s'
57 at2, 4| desio d'inimicizia è prova?~REG. Che sai tu quel che nuoce
58 at2, 4| LIC. Ah signore,~troppo... ~REG. Parla Licinio! Assai tacendo~
59 at2, 4| oppormi~al tuo fato inumano...~REG. Taci: non è romano~chi una
60 at2, 7| Scena settima - Regolo~ ~REG. Tu palpiti, o mio cor! Qual
61 at2, 8| un figlio è mai questa!) ~REG. E taci? ~PUBLIO Oh dei!~
62 at2, 8| dei!~Esser muto vorrei. ~REG. Parla. ~PUBLIO Ogni offerta~
63 at2, 8| offerta~il Senato ricusa. ~REG. Ah dunque ha vinto~il fortunato
64 at2, 8| PUBLIO Padre infelice! ~REG. Ed infelice appelli~chi
65 at2, 8| adoro,~piango i tuoi lacci. ~REG. È servitù la vita;~ciascuno
66 at2, 8| furor ti priverà di vita.~REG. E la mia servitù sarà finita.~
67 at2, 8| ultimi ancor pietosi uffizi? ~REG. Io voglio~altro da te. Mentre
68 at3, 1| prima - Regolo, Manlio~ ~REG. Ma che si fa? Non seppe~
69 at3, 1| sì; ma noi ti perdiam. ~REG. Mi perdereste,~s'io non
70 at3, 1| amor mio, se non funesti.~REG. Pretenderne maggiori~da
71 at3, 1| chiederò. ~MAN. Parla. ~REG. Compìto~ogni dover di cittadino,
72 at3, 1| udir delle paterne imprese.~REG. Or sì più non mi resta...~ ~ ~
73 at3, 2| PUBLIO Manlio! Padre! ~REG. Che avvenne?~PUBLIO Roma
74 at3, 2| non si vuol che tu parta. ~REG. E sarà vero~che un vergognoso
75 at3, 2| vuol; vuol che tu resti. ~REG. Io! Come?~E la promessa?
76 at3, 2| dessi~a perfidi serbar. ~REG. Dunque un delitto~scusa
77 at3, 2| gran dubbio esser deve. ~REG. Uopo di questo~oracolo
78 at3, 2| decreto~s'attenda almen. ~REG. No; se l'attendo, approvo~
79 at3, 2| Roma fai rea di poca fede.~REG. Dunque mancar degg'io?... ~
80 at3, 2| la consolare autorità. ~REG. Rimango,~Manlio, su la
81 at3, 3| terza - Regolo, Publio~ ~REG. E tanto or costa in Roma,~
82 at3, 3| amato,~ubbidirò; ma... ~REG. Che? Sospiri! Un segno~quel
83 at3, 4| AMIL. Regolo, al fin... ~REG. Senza che parli, intendo~
84 at3, 4| alme grandi anche fra noi.~REG. Sia. Non è questo il tempo~
85 at3, 4| Pria m'odi, e rispondi. ~REG. (Oh sofferenza!)~AMIL. È
86 at3, 4| È gloria l'esser grato?~REG. L'esser grato è dover: ma
87 at3, 4| costasse un gran periglio? ~REG. Ha il merto allora~d'un'
88 at3, 4| espongo~di Cartago al furor. ~REG. Tu vuoi salvarmi!~AMIL.
89 at3, 4| vuoi salvarmi!~AMIL. Io. ~REG. Come? ~AMIL. A te lasciando~
90 at3, 4| quindi l'ancore io sciolga.~REG. (Barbaro!) ~AMIL. E ben,
91 at3, 4| ti sorprende l'offerta. ~REG. Assai. ~AMIL. L'avresti~
92 at3, 4| avresti~aspettata da me? ~REG. No. ~AMIL. Pur la sorte~
93 at3, 4| sorte~non ho d'esser roman. ~REG. Si vede. ~AMIL. Andate,~
94 at3, 4| AMIL. Andate,~custodi... ~REG. Alcun non parta.~AMIL. Perché? ~
95 at3, 4| non parta.~AMIL. Perché? ~REG. Grato io ti sono~del buon
96 at3, 4| E sprezzi~la mia pietà? ~REG. No; ti compiango. Ignori~
97 at3, 4| stesso offendi.~AMIL. Io! ~REG. Sì. Come disponi~della mia
98 at3, 4| esaminar se il benefizio... ~REG. È grande~il benefizio in
99 at3, 4| scempio~là si farà di te? ~REG. Ma tu conosci,~Amilcare,
100 at3, 4| cara, e che tu stesso... ~REG. Ah troppo~di mia pazienza
101 at3, 5| quinta - Regolo, Attilia~ ~REG. E Publio non ritorna!~e
102 at3, 5| vuol; ma rimaner tu puoi.~REG. Sì, col rossor... ~ATT.
103 at3, 5| stesso~chi libero non è». ~REG. Libero è sempre~chi sa morir.
104 at3, 6| vano,~signor, lo speri. ~REG. E chi potrà vietarlo?~PUBLIO
105 at3, 6| già l'altre vie deserte. ~REG. E Manlio? ~PUBLIO È il
106 at3, 6| esecutori il consolare impero.~REG. Attilia, addio: Publio,
107 at3, 6| mi siegui. ~ATT. E dove?~REG. A soccorrer l'amico; il
108 at3, 6| ah no! Se tu mi lasci... ~REG. Attilia,~molto al nome
109 at3, 6| Ah tal pena è per me...~REG. Per te gran pena~è il perdermi,
110 at3, 6| altri prova~son pronta... ~REG. E qual? Co' tuoi consigli
111 at3, 6| ver. Ma tal costanza...~REG. È difficil virtù: ma Attilia
112 at3, 6| io perdei l'amor tuo. ~REG. No, figlia; io t'amo,~io
113 at3, 6| mi lasci, e non sospiri!~REG. Io son padre, e nol sarei~
114 at3, 10| Publio, Coro di Romani~ ~REG. «Regolo resti!» Ed io l'
115 at3, 10| franger le tue catene. ~REG. E senza queste~Regolo che
116 at3, 10| ceppi; e gli àuguri... ~REG. Eh lasciamo~all'Arabo ed
117 at3, 10| se perde il padre suo? ~REG. Roma rammenti~che il suo
118 at3, 10| Ecco sgombro il sentier. ~REG. Grazie vi rendo,~propizi
119 at3, 10| comincio ad invidiar costui).~REG. Romani, addio. Siano i congedi