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Pietro Metastasio Il trionfo di Clelia IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA PRIMA
Orti pensili corrispondenti alle camere interne di Clelia, circondati da balaustri e cancelli che chiudono l’unica uscita, donde si scende ad una solitaria ripa del Tevere, del quale si vede gran parte.
Ma Larissa che fa? La sua tardanza M’incomincia a turbar. Sa pur che il padre Arde di sdegno, e che, mercé la rea Noi crede i primi assalitori. A trarre Il re d’errore, a lui condurmi, e meco Promise pur d’affaticarsi. Or come M’abbandona così! Sovrastan forse Per me nuovi disastri o nuovi inganni? Ah, non so figurarmi altro che affanni!
Tanto al Ciel mi veggo in ira,
Eccola al fin... No, m’ingannai: di Mannio È il consueto messo, e un foglio ha seco. (esce un guerriero toscano) Oimè! T’affretta, amico: ah! qui osservarti Potrebbe alcun: porgimi il foglio e parti. (le dà un foglio e parte) Che mai sarà? Ma questi Caratteri non son. ‘Tarquinio’! Intendo L’avventura qual sia: Mannio il foglio ha intercetto, e a me l’invia. Il Ciel non secondò, di Clelia io voglio Assicurarmi almen. Le tue, mio fido, Armi e destrieri, e attendermi celato Del Gianicolo a tergo: ed il rapirla Saran le mie. Pria che tramonti il sole A te con lei verrò. Dal labbro mio Ivi saprai dove condurla. Addio. Oh Mannio amico! oh me felice! Al fine Ecco trionfa il vero, ecco l’indarno Bramata tanto indubitata prova Della perfidia altrui. Qui di sua mano Il traditor s’accusa. Il re deluso Con rimorso vedrà di chi fin ora Fu protettor, di chi nemico; e in faccia Al mondo intier la fedeltà di Roma Più dubbia non sarà. Questo è un contento Che mi toglie a me stessa. Al re si voli, Si prevenga l’insidia. Ah, già vorrei Che scoperta ogni frode... Eterni dèi! (mentre vuole entrar frettolosa alla sinistra, vede Tarquinio da lontano) Quei che da lungi io miro, ed ha sì folto Non è Tarquinio? Ah, che pur troppo è desso! L’empio a compir s’affretta. Ah, non credei Il rischio sì vicin! Fuggasi... e donde? A sinistra ho Tarquinio; ho il fiume a tergo. Ah, se quindi alla ripa Fosse aperto il cammin, per l’arenoso Dileguarmi potrei. Tentiam quei chiusi Cancelli disserrar. (apre il cancello) Respiro. Aperto Or che un varco è alla fuga... Oimè! d’armati Son da lungi le ripe: i suoi seguaci Questi saranno. Or son perduta. Aita, È già Tarquinio! Ove m’ascondo? Un ferro Chi per pietà... (pensa) Ma sino al Tebro è pure Libero il passo. Ardisci, o Clelia. A terra Vada ogni impaccio, (getta il manto) e il fiume Si varchi, o si perisca. Almen d’onore Sarai preda dell’onde e non d’un empio. (corre e s’arresta al cancello) Grazie, o dèi protettori; inaspettato È sicuro il tragitto; il Ciel m’invita. (scende al fiume pel cancello) |