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Pietro Metastasio Il trionfo di Clelia IntraText CT - Lettura del testo |
Clelia con séguito di Romani, la quale sentendo nominarsi da Tarquinio s’arresta pochi istanti ad ascoltarlo, non veduta da lui né da Porsenna; e seco tutti.
No, ma di mia dubbiezza Tutto ciò non mi priva. |
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Appresso al delinquente? |
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Qui Clelia! |
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(Or son perduto). |
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A che fuggisti? A che torni fra noi? |
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Costui, Porsenna Di rapirmi tentò. D’insidie intorno Già cinta era da lui. Fuor che un destriero Il fiume, e il mio coraggio, altro soccorso Non restava per me. Costretta andai Del Tebro ad affrontar l’onda orgogliosa. |
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Oh portenti! |
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Oh speranze! |
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Ah, non è questo Il suo fallo maggiore! Ei fu che il patto, |
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Prestala dunque a lui. |
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(Oimè!) (atterrito) |
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(Il foglio mio! |
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E la sua fuga |
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Or de’ Romani... |
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Del tuo Tarquinio or puoi... |
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Non insultate, Amici, al mio rossor. Di tanti e tanti Prodigi di virtù sento il cor mio Pieno così, che son romano anch’io. Quanti assalti in un dì! Muzio mi scosse, Orazio m’invaghì; ma del trionfo Hai tu l’onor, bella eroina. È incerto, S’oggi in Clelia ostentò pompa maggiore O l’onestà. Va; torna a Roma e vinto Da te Porsenna annuncia. Offrimi amico, Della sua libertà. Chi mai non vede Che la protegge il Ciel, che il Ciel voi scelse All’armi, alla ragione; un solo impero Del fato il gran disegno, e son superbo D’esser io destinato |
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Della propria è debitrice |
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Ed a me sarà poi grata |
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Sì, gran re. |
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Della propria libertà. |
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Ed a me sarà poi grata |
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TUTTI I ROMANI |
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Della propria è debitrice |