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Pietro Metastasio
Zenobia

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SCENA SETTIMA

 

Tiridate e Zenobia in disparte.

 

TIR.

Dunque è morta Zenobia? E tu respiri,

Sventurato cor mio! Per chi? che speri?

Che ti resta a bramar? Gli agi, i tesori,

La grandezza real, l’onor, la vita

M’eran cari per lei. Mancò l’oggetto

D’ogni opra mia, d’ogni mia cura: il mondo

È perduto per me. No, stelle ingrate, (si leva)

Dal mio ben non sperate

Dividermi per sempre. Ad onta vostra,

Ne’ regni dell’oblio

M’unirà questo ferro all’idol mio. (snuda la spada)

ZEN.

(Aimè!) (uscendo)

TIR.

L’onda fatale

Deh! non varcar, dolce mia fiamma: aspetta

Che Tiridate arrivi;

Ecco... (vuol ferirsi)

ZEN.

Fermati! (trattenendolo)

TIR.

(rivolgendosi)

Oh dèi!

ZEN.

Fermati e vivi! (gli toglie la spada, e s’incammina per partire)

TIR.

Zenobia, anima bella! (vuol seguirla)

ZEN.

Guardati di seguirmi: io non son quella. (in atto di partire)

TIR.

Come! e vuoi... (in atto di seguirla)

ZEN.

Non seguirmi,

Principe, te ne priego; e non potrebbe

Chi la vita ti diè chiederti meno.

TIR.

Ma possibil non è... (seguendola)

ZEN.

(risoluta in atto di ferirsi) Resta o mi sveno.

TIR.

Eterni dèi! Deh!... (arrestandosi)

ZEN.

(in atto di ferirsi) Se t’inoltri un passo,

Su questo ferro io m’abbandono.

TIR.

Ah, ferma!

M’allontano, ubbidisco. Odi: ove vai?

ZEN.

Dove il destin mi porta. (partendo)

TIR.

Ah, Zenobia crudel!

ZEN.

Zenobia è morta. (parte)

 

 

 




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