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Pietro Metastasio Zenobia IntraText CT - Lettura del testo |
Zenobia, e Tiridate nella capanna.
ZEN. |
Povero cor, t’intendo: or che siam soli, Di poterti lagnar. No, le querele Effetto son di debolezza. Io temo, Più che l’altrui giudizio, Quel di me stessa; ed in segreto ancora M’arrossirei d’esser men forte... Ah! voi, Tanta virtù, non l’esponete, o numi, Al secondo cimento. A farne prova Basti un trionfo. A Tiridate innanzi Mai più non mi guidate. E con qual fronte Dirgli che d’altri io son? Contro il mio sposo Temerei d’irritarlo: il suo dolore Vacillar mi farebbe... Ah, se tornasse Quindi a passar! Fuggasi il rischio: asilo Mi sia questa capanna. Aimè! chi mai |
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TIR. |
Senti. Or mi fuggi in van: dovunque andrai, Al tuo fianco sarò. (uscendo dalla capanna ed inseguendo Zenobia) |
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ZEN. |
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TIR. |
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ZEN. |
(Ecco il cimento). |
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TIR. |
Sei tu? Son io? Così mi accogli? È questo, Principessa adorata, il dolce istante Che tanto sospirai? Sol di due lune Il brevissimo giro A cangiarti bastò? Che freddo è quello? Che composto sembiante? Ah! chi le usate È sdegno? è infedeltà? No, di sì nera |
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ZEN. |
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TIR. |
Dunque ti spiace... |
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ZEN. |
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TIR. |
(Tremo!) |
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ZEN. |
I legami De’ reali imenei per man del fato Si compongono in Ciel. Da’ voti nostri Non dipende la scelta. Io, se le stelle M’avesser di me stessa Conceduto l’arbitrio, in Tiridate Chi rendesse felici i giorni miei. Ma questo esser non può. Da te per sempre Mi divide il destin. Piega la fronte Al decreto fatal. Vattene in pace, Ed in pace mi lascia. Agli occhi miei Non offrirti mai più. Sì gran periglio |
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TIR. |
Assistetemi, o dèi! Dunque io non deggio Mai più sperar... |
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ZEN. |
Che più sperar non hai. |
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TIR. |
Ma perché? Ma chi mai |
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ZEN. |
Non giova Che a sollevar gli affetti nostri; e noi Soggiogarli dobbiamo. Addio. Già troppo Mi trattenni con te. Non è tua colpa |
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TIR. |
Barbara! e puoi con tanta Tranquillità parlar così? Non sai La mia vita sei tu? che, s’io ti perdo, |
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ZEN. |
(vuol partire) |
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TIR. |
Ma spiegami... |
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ZEN. |
Non posso. |
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TIR. |
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ZEN. |
Non deggio. |
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TIR. |
Odiarmi tanto! |
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ZEN. |
Ah! signor, se t’odiassi, io resterei. Temo la tua presenza: ella è nemica Del mio dover. La mia ragione è forte; Ma il tuo merito è grande. Ei basta almeno Se non basta a sedurlo. Oh Dio! nol vedi Che innanzi a te... che rammentando... Ah! parti: La mia, la tua virtù. Sì, te ne priego Per tutto ciò che hai di più caro in terra O di più sacro in ciel, per quell’istesso Tenero amor che ci legò, per quella Bell’alma che hai nel sen, per questo pianto |
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TIR. |
E non degg’io Rivederti mai più? |
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ZEN. |
No, se la pace, |
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TIR. |
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ZEN. |
E da me lungi almeno |
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TIR. |
Ma non mi dir così. |
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ZEN. |
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TIR. |
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A DUE |
Che sfortunato amor! Non han provato ancor.
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(Prima che termini il duetto, comparisce Zopiro in lontano, e s’arresta ad osservar Zenobia e Titridate, che partono poi senza vederlo) |