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Pietro Metastasio
Zenobia

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SCENA OTTAVA

 

Zenobia sola.

 

ZEN.

E vivi, e spiri, e pronunciar potesti,

Donna crudel, sì barbaro decreto

Senza morir! né mi scoppiasti in seno,

Ingratissimo cor! Dunque... Che dici,

Folle Zenobia? Il tuo dover compisti:

E ti lagni e ne piangi? Ah! questo pianto

Scema prezzo al trionfo. È colpa eguale

Un mal che si commetta,

E un ben che si detesti. È ver; ma intanto

Muor Tiridate, io lo condanno, e forse

Or, chiamandomi a nome... Ah! dèi clementi,

Difendetelo voi. Salvar lo sposo

Eran le parti mie: le vostre or sono

Protegger l’innocenza. Han dritto in Cielo

Le suppliche dolenti

D’un’anima fedel; né col mio pianto

Rea d’alcun fallo innanzi a voi son io:

Vien da limpida fonte il pianto mio.

 

Voi leggete in ogni core;

Voi sapete, o giusti dèi,

Se son puri i voti miei,

Se innocente è la pietà.

So che priva d’ogni errore,

Ma crudel non mi volete;

So che in Ciel non confondete

La barbarie e l’onestà.





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